76. Rúnhr

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76.

Passarono parecchi mesi, Núha ritrovò un po' di forze.
Suo fratello Tom, di malavoglia, la stava accompagnando, in visita da un cugino.

"Ma, allora, quando muori?" le chiese con un tatto fantastico, mentre erano in macchina.

I capelli al vento, il bel viso che faceva strage di donne, la guardò un secondo.
Lei sapeva che il caldo color castagna di quegli occhi, tempestato di pagiuzze dorate, era l'avanguardia di una personalità generosamente fiorente di menzogne.
Una carta falsa.

Era finita in ospedale per colpa sua, un paio d'anni prima. Sua madre, instabile, istigata da lui con una bugia, l'aveva massacrata.
Quella faccia d'angelo, luminosa, da attore, aveva un'indole da delinquente. Ma suo padre, ora, lo teneva in pugno e si era fatto tranquillo.

Lei ricambiò la domanda imbecille, con sguardo ironico. Sapeva già cosa lui stava pensando.

"Hai fretta che io muoia?" gli disse, stuzzicandolo.

"Ma, nooo...Però non capisco. Come mai la tiri così per le lunghe?
Sarebbe meglio non stare qui, per niente, a soffrire, ti pare?"

"Come sei protettivo! Grazie del pensiero. Troppo delicato!"

"Beh, ma ti sentirai pure che te ne stai andando, no? Quanto ti sembra di avere ancora?"
"Non mi sento male. Sono debolissima e basta.
Ti scoccia molto, che io sia ancora qui, vero?"

"Nooo, ma le cose sono confuse, così"

"Cosa è confuso?"

"Come mai non muori? Hanno sbagliato diagnosi?"

"Ah ecco, quello ti domandi.
Beh, se è sbagliata, al massimo, non muoio.
Niente di cui preoccuparsi.
Ma come mai sei così attento al perché non me ne vado alla svelta?
Coraggio, non fare finta, non mi aspetto più il tuo affetto.
Ma non hai il fegato di dirmi cosa ti preoccupa così tanto. Che uomo sei?"

"Eh? Non capisco. Cosa c'entra il mio coraggio?"
"Te ne manca quel tanto che serve, per dire che sei preoccupato, 'ma per te'.
Se non muoio, la mia parte di eredità 'non' passa a te e John. È così, vero?
È questo che ti preoccupa."

Lui fece due occhi spalancati, da ragazzino preso in castagna.
"Ma, ma.."
"È così" gli disse ridendo.

Era bellissimo, ma non molto intelligente. Credeva però, di essere un re di scaltrezza.

"Lascia perdere, non giustificarti.
Non mi aspetto solidarietà da te e John.
Mi avete mandato all'ospedale tutt'e due, per troppo affetto, qualche tempo fa. Due fratelli esemplari.
Non me la prendo, se adesso, non chiedete mai come sto.

So, che ti informi con premura e ti senti 'confuso', solo perché sei impaziente di ereditare.
Semplice, no? Potevi dirlo chiaro, che non vedi l'ora di sentirti tintinnare le tasche.

Grazie del passaggio, comunque.
Ma d'ora in poi mi arrangio, è più prudente. Con te non si sa mai, che ti venga la voglia di accorciarmi la sofferenza, con un'altra fucilata.
Ciao, fratello."

Salì a casa di suo cugino Mark. Si era appena sposato.
Lui 19 anni, lei 15, avevano già una bambina piccola.
L'amore gli aveva fatto combinare una stupidaggine.
Quindi, li avevano obbligati a sposarsi. Ma si amavano molto.

Donyll, così giovane, in casa tutto il giorno da sola, aveva chiesto a Núha di tenerle compagnia.

Era una biondina, intelligente, dolce, simpatica.
Molto minuta. Sembrava più piccola della sua età, la sorella maggiore della propria bimba.

Si erano conosciute al lago.
Suo cugino Mark, aveva invitato qualche amico, a festeggiare con lui, l'acquisto di un cavallo da sella.
Tutti ospiti che montavano a cavallo. Lui era felicissimo. Aveva presentato Núha a tanti uomini giovani, attraenti, interessanti.

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