154. Sven

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154.

Rúnhr frenò, vide Sven sulla porta della casa che adesso conosceva bene.
'Un bell'uomo, non ci voleva..ci andrà già a letto', pensò lui'.

Scese dalla macchina, Sven arrivò a stringergli la mano.
"Meno male che ci siamo trovati. Prego, venga in casa."

La tavola era apparecchiata, sotto una veranda fantastica, che spaziava sulla prateria, piena di vita. Una cameriera portò il pranzo.

"Allora," disse Sven "vorrà sapere di sua moglie e di me, immagino."
Rúnhr si sentì già male, per il significato, ovvio, della frase.

"Ho conosciuto Nùha in aereo. Siamo diventati ormai molto amici, ma proprio solo amici. Capito?" E si mise a ridere, per l'espressione di lui.

Rúnhr tirò un gran sospiro di sollievo.

'Insomma,' si disse...'Núha è un grattacapo, ma mi solletica sempre il nucleo, in un equilibrismo di riproposte sfacciate. E mi sconvolge, è capace di ricapitolare il senso dell'origine del vento..è un cazzotto che mi tiene allegro. Amo i mascalzoni come lei e Nùha è un mascalzone. Svita e arrota, trovando sempre tre dritti e due rovesci, per avere ragione. Il senso della sua logica femminile è sempre schizzato fuori, ridendo e sfidando.. Sa di essere un gaglioffo..al maschile, sì..perchè lei non usa la seduzione femminile in guerra...gli occhioni sgranati, le moine..no..Solo trucchi, ma sporchi trucchi da duro, gli imbrogli, le elusioni, la minaccia, la sfida e, maledizione sì, la fuga..ma vuole essere coccolata come una gattina.

E grazie al cielo, adesso sono sicuro di non averla persa.
Eh ..là!! Benfatto..Il mio gomitolino morbido di guai, non ha cambiato ancora cestino. Sta qui, basta catturarla' pensò con baldanza euforica.

Sven gli raccontò molte cose, poi disse "Núha, un giorno, mi ha chiesto consiglio, perché è molto in crisi. Abbiamo parlato e ha deciso di tornare da te"

"Sul serio, ma davvero voleva tornare?"

"Sì, da un bel po', ma ha alcuni problemi, a farlo. È in un periodo complesso e va in crisi all'idea di parlartene, ha difficoltà. Quindi mi ha incaricato di farlo al posto suo.

Gli spiegò tutto.

Finirono di parlare, davanti a un bicchierino di elisir d'erbe locali.

"Quindi Sven, dimmi se dimentico qualcosa. Núha è combattuta, vuole tornare, ma teme che non sia la cosa giusta, per la felicità mia e di Lànghrian"

"Sì è un po' troppo scossa, perché ha tentato il suicidio, in quel bosco, prima di scapparti.
Sentiva che, vederti, la mandava in crisi e generava, di nuovo, la spinta al suicidio.
Per questo si è allontanata tanto.

Ma questo adesso è passato. La terapia psicologica che hai seguito, ha chiarito che il tuo comportamento recente, non era odio per lei, ma un forte problema, dovuto ai tuoi genitori.

Sapere, che tu e Lànghrian non la odiate, e disprezzate, come le era sembrato, ha quasi evaporato lo scatenarsi della sua crisi.

Ma c'è la diagnosi di Cadasil a tenerla in tensione.
E anche, averti visto fra le braccia di un'altra.

Ma soprattutto il doverti dire, che è di nuovo malata.Teme molto che, tornare, carichi troppo te e Lànghrian di tristezza e impegno.

Per voi, per non rovinarvi la vita, da ammalata, preferirebbe stare lontana. Ma capisce, che corre il pericolo di farvi emotivamente del male, anche così. Abbiamo ragionato ed entrambi crediamo che la decisione spetti a voi.

Pensaci bene a cosa vuoi fare. Ma non sei obbligato a fare niente"

"Non ho bisogno di pensarci" disse lui sorridendo, "la voglio a casa. Sia quel che sia. Io ho fatto già una volta questa scelta, la stessa che hai fatto tu, Sven.

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