3. Andrai all'inferno

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3.

A casa, Hanjé, bionda, bella sorella di Lirl, era molto arrabbiata. I fratelli le avevano strappato dalle braccia la piccola, mentre quel giorno la mamma si spegneva lentamente.

A lei, 14 anni, era caduta addosso la responsabilità della casa.

Doveva accudire quattro fratelli, uomini fatti, un padre che si crogiolava nel dolore, mandando tutto in malora e un fratellino di due anni.

Troppo giovane, troppo inesperta. Faticava a seguire anche Lirl, 5 anni, gioiosa, vivace, avventurosa, come ogni piccolo cucciolo umano.

Perciò i maschi di casa risolsero la cosa. Scaricarono in collegio la bimba, senza nemmeno un amen, come un bagaglio di troppo, 'il giorno stesso che la mamma morì'.

Lirl sbarcò in quel mondo piatto, fitto di suore nere, tutte uguali, denso di bimbi in divisa, tutti uguali.

Il suo vispo folletto interiore, istintivo, ribelle e gioioso, improvvisamente sparì. La sua fantasia rimase muta, si sentì invisibile, la gola strozzata dal rigurgito di un singhiozzo di dolore e rabbia, che non riusciva a scoppiar fuori.

Non parlò più, non giocò più, non sentì più fame.

Nell'immenso palazzo patrizio, antichissimo, sede di monastero, orfanotrofio e collegio, c'era ampio spazio per annichilirsi e perdersi, e poi liquefarsi nell'oblio.

Suor Leandra, una suoretta appena giunta in convento, con una gran nostalgia per i suoi fratellini, aveva subito visto che quello scricciolo aveva urgente bisogno di aiuto. Ma non riusciva a farla parlare. Perciò cercò di starle almeno vicino, spesso.

Anche alcune suore anziane avevano visto la sofferenza della piccola e sollecitarono la superiora ad occuparsene.

Ma la 'santa' detestava i bambini. "Le suore educatrici se ne devono occupare, non io!", sentenziò.

Però, la badessa, la convocò, con un brutto cipiglio "Diletta, a lei spetta risolvere i problemi importanti. Non mi faccia pentire di averla portata dov'è.

Una bimba che non parla più, è un grosso problema, di sua diretta responsabilità. Risolva la cosa"

"È una bambina capricciosa", sibilò la santa, "bisogna avere polso con lei, imparerà che deve rispettare le regole. Tra breve la smetterà"

"Lei, cara Diletta, era molto più capricciosa, quando l'ho accolta qui.

Lei era un rifiuto, una miserabile, cattiva e selvaggia. Con un piede nella tomba. È stata accolta, curata sopportata, educata e infine messa su un trono.

'Santa' Madre'..Diletta'..la apostrofò ironicamente, "la carità cristiana è il nostro primo dovere.

Lo ricorda? Ricorda il piccolo mostro che era?

'Restuisca' la pazienza e gli onori ricevuti, 'da me'. Un regalo inestimabile.

Lirl non è che una bambina, in un pozzo di solitudine.

Adempia ai suoi voti, con carità, come le ho insegnato.

Attenta...'nessuno', qui, è abbastanza in alto, per lasciare quella bambina in questo stato penoso..E disobbedire a 'Me'..!!!!"

Poi sibilò, a denti stretti "Non farmi arrabbiare Diletta, hai già aspettato troppo.

Vuoi mostrare a tutti le tue qualità sommerse?

Tutti si stanno accorgendo di cosa sei veramente. E io non sopporto l'onta di averti aperto la strada.

Ma ho il potere di rispedirti di nuovo, a portare le ghiande ai maiali.

Helòr - l'Oro di Hellok Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora