101. Sidecar

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101.

Giornata intensa. Núha era stanca, andò a letto molto tardi, si addormentò subito.

>>..."Bambini siete pronti? Svelti, scendete, papà ha acceso il sidecar. Dai, muovetevi. Dobbiamo andare in trattoria, prima di andare alla festa"...la voce di Lirl li chiamava.....

......Papà era in sella alla moto, guidava, la mamma era dietro di lui, abbracciata alla sua vita, sorrideva felice. Com'era bella quella donna, i capelli al vento..la sua mamma! E lui, il bel viso virile, la camicia, schiacciata dal vento contro il torace, sembrava così forte.

Si girò verso di loro. Lei e i fratelli erano stipati nel carrozzino del sidecar. "Siete comodi?"
In tre, Núha, Tom e John, risposero insieme "Ok".
Il carrozzino, del sidecar, di fianco al pilota, era comodissimo, poteva trasportare due passeggeri, adulti, affiancati. Loro erano tre bambini, ci stavano comodissimi, e potevano persino dormirci, sdraiati, ben protetti dal freddo, dal grande parabrezza.
Le teste su un bel cuscino, una coperta leggera addosso, si godevano l'avventura. A turno, si sedevano, riemergendo dal carrozzino, come da un sottomarino e si affacciavano verso l'esterno.
La testa schiaffeggiata dal vento, sbirciavano la campagna, si emozionavano sulle curve, salutavano con la mano le persone, nei sorpassi.
"Meglio che essere in giostra" urlò John, il ciuffo rizzato in alto dall'aria, sembrava un riccio..
Tanto adoravano quel simpatico mezzo del dopoguerra, che a turno, si offrivano sempre per tenerlo pulito......di colpo, una cunetta, in velocità, ribaltò Núha fuori...Rotolò...Rotolò...sentì suo padre urlare "dove vai? Núha torna subito qui!.. Torna qui!".........
........ Nel corridoio del modesto albergo al lago, in cui andavano tutti insieme d'estate, da bambini, lei pedalava sul suo triciclo, cantando.....la voce di suuo padre la raggiunse di nuovo..."Torna qui, tu fai come dico io!".....lei si girò verso la voce, ma poi proseguì, continuando a pedalare, cantava la sua canzone preferita, sentita mille volte alla radio, non proprio adatta a una bambina di tre-quattro anni..."Noi siam come le lucciole, viviamo nelle tenebre, schiave d'un mondo fatal, noi siamo i fior del mal..".
Parlava di signore della notte, di puttane, quella canzone tanto di moda. Ma lei, che ne sapeva?..Erano le due del pomeriggio, d'estate, tutti facevano il pisolino e la vocina, che cantava e padalava su e giù nel corridoio dell'albergo, aveva fatto sbucare dalle camere, un paio di persone, che sorridevano divertite. E anche Lirl, sorrideva, in fondo al corridoio, con Claude, alle sue spalle, serio, con il casco del sidecar ancora in testa.......

......il suono di una fisarmonica suonava al bar e lei cantava di fianco allo strumentista, con la vocina tenera '...Noi siam come le lucciole.'.....guardando Lirl, che le sorrideva...Dietro di lei, un uomo di spalle, si girò.. era Claude, pallidissimo, la fronte ferita.
Aveva un'espressione!...Un'espressione!..
Dagli occhi gli scendevano lacrime di sangue..sentì la sua voce, severa come prima.."Núha torna subito qui!...<<

Si svegliò di soprassalto, erano ormai quasi le otto di mattino. Spaventata, corse al telefono.
"Rodrik, ciao, sono Núha"

"Ma...ma dove sei? Stai bene? Sei viva!
Dio ti ringrazio! Sei scomparsa, i tuoi dicono che sei morta"

"Tutto bene, sì, lo so. Sono delle carogne.
Non posso dirti dove sono. Per ora. Ma per piacere, puoi andare da mio padre e controllare se sta bene? Ho paura che stia male, ho fatto un brutto sogno.
È strano, lo so.
Scusa, tanto tanto, ma sono molto agitata. Se puoi, dopo ti ritelefono, fra mezz'ora, o più tardi. Puoi? Ma non dirgli niente di me, ti spiegherò."

"Certo che posso! Devo essere in ufficio fra 5 minuti. Dobbiamo accordarci per un progetto. Vado in casa da lui con una scusa. A dopo."

Era domenica. Rúnhr dormiva. Núha si preparò un caffè, mangiò nervosamente un biscotto.
"Profumo di caffè? Anch'io" disse Rúnhr entrando in cucina.
Si sedette al tavolo. Lei gli mise davanti la tazzina profumata. Gli sorrise, si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia."

Dopo un po' telefonò a Rodrik.
"Ciao, Rodrik, gli hai parlato?"

"No, lo hanno portato in ospedale. Pare che abbia tentato il suicidio con una pistola, ma ha inciampato in uno scatolone fuori posto, così si è sparato alla testa, ma solo di striscio e ha picchiato il cranio a terra, cadendo. Era svenuto, ma si è ripreso un po'. Come hai fatto a capirlo Núha?"

"Che ne so! Per caso, uno strano sogno."
Tornò da Rúnhr e gli raccontò.

"Mi dispiace per tuo padre. Per fare una cosa del genere deve essere davvero sconvolto"
"Già", disse lei"

"Questa è la seconda volta in poco tempo, mi preoccupo" fece lui.

"La seconda volta? Non ha mai tentato il suicidio, ti sbagli"
"Lo so, intendevo che è la seconda volta che percepisci che una persona vuole suicidarsi. È da poco, ti ricordi?"
"Sì, mi angoscia. Non ho potuto farci niente però."

Rivisse la scena di quel mattino.

~~..Si era svegliata alle sei, aveva preparato la colazione e si era vestita.
Erano seduti e prendevano caffè e biscotti, con la televisione davanti.

Un reportage, mostrava André D'Azur, un capitano d'industria, durante un evento mondano, di un paio di giorni prima.
Era una persona molto nota e beneamata e uno sponsor di un'equipaggio di vela che aveva vinto di tutto.
Era simpatico, con un'aria molto perbene.

D'improvviso, nel giro di poco tempo, tutti ne parlarono, per un sospetto di coinvolgimento in storie di soldi, manovre finanziarie sospette. Raccontavano, nel servizio televisivo, che la sua intera famiglia lo aveva piantato in asso, pochi giorni prima...allontanandosi da questo sospetto.

Le immagini trasmesse lo mostravano mentre avanzava verso la telecamera, durante il ricevimento, salutava le persone e rispondeva gentilmente, senza fermarsi, al saluto del giornalista, dietro la telecamera. Per pochi istanti guardò dritto in camera.

Núha stava osservando la scena e si sentì dentro quell'anima, per pochi secondi, che le sembrarono lunghissimi. Provò un dolore senza fine.
Disse d'impulso "Quest'uomo non ha più dentro niente"

"Ma che dici!" commento Rúnhr.
"Non vedi? Non ha più niente dentro. È finito!"
"Ma va! È sorridente, tranquillo, rilassato"
"No, è completamente vuoto. Finito"
"Ma no!"

Mancavano dieci minuti alle otto.

Nel telegiornale della sera, ne parlarono di nuovo.
Si era suicidato, al mattino, alle otto.

Núha scoppiò a piangere.

Rúnhr la vide, le andò vicino. "Hey, cosa succede? Ti senti male?"

Lei indicò la televisione "Si è suicidato, stamattina alle otto! L'ho sentito che era perduto. Dovevo telefonargli, fare qualcosa.

Mentre lo vedevo, in televisione, lui si stava suicidando! Forse si poteva aiutarlo, dovevo fare qualcosa! Lo sapevo, lo sentivo! E non ho fatto niente"

"Non avresti potuto fare in tempo. Calmati. Nessuno poteva fare niente"..~~

Ogni tanto, ancora provava amarezza per quel senso di impotenza e colpa'.

Helòr - l'Oro di Hellok Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora