Capitolo 3

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Chloe

Quando finalmente sono preparata, scendo al piano di sotto e trovo Dylan già pronto per uscire. Che strano! Penso tra me e me, ironicamente ovviamente.
Non so perché ma stranamente avevo questa certezza che si fosse alzato così presto proprio il giorno in cui sapremo il sesso di nostro figlio. 
<<Ti ho lasciato la colazione sul tavolino, se vuoi mangiare ti aspetto>> confessa lui in tono dolce e premuroso.
<<No grazie non ho fame>> ammetto con una leggera ansia.
A dire la verità l'ansia mi sta prosciugando, non ero mai stata così in pensiero per qualcosa. Non fraintendetemi, sono felice, ma sapere che oggi avrò la risposta ad una domanda che mi pongo ormai da cinque mesi, mi mette parecchio in agitazione. Chi è madre può benissimo capirmi o almeno credo.
<<A che ora hai l'appuntamento?>> chiede curioso Dylan.
<<Questa volta me l'ha dato di mattina perché oggi pomeriggio lo studio è chiuso>> rispondo.
<<E tra quanto dobbiamo andare?>> continua a chiedere ed io non ce la faccio a non trattenere una risata.
<<So dove vuoi arrivare e comunque si, possiamo partire anche adesso. L'appuntamento è tra un'ora ma purtroppo la vicinanza non è come quella che c'era tra casa nostra e la clinica del dottor Foster>> spiego.
Lui sgrana gli occhi e poco dopo dice: <<E quando aspettavi a dirmelo? Dobbiamo partire subito allora! Se facciamo tardi questa volta è colpa tua ed io ti avevo avvertito che era meglio partire un po' prima rispetto all'orario della visita>>.
<<Siamo ancora in tempo e comunque la distanza da qui fino alla clinica del dottor Gray è di venticinque minuti, perciò ci arriviamo tranquillamente e sopratutto arriveremo in tempo>> mi affretto a dire.
So che l'ansia sta giocando un brutto gioco anche con lui ma in questo modo mi metterà solo più agitazione, soprattutto se mi continua a dire che faremo tardi.
<<Be' io credo che se continueremo a parlare arriveremo tardi per davvero, quindi che ne dici di partire direttamente adesso?>> propone lui ed infine cedo pure io.
<<Aspetta>> dice bloccandosi quando arriva alla porta principale di casa.
<<Che succede?>> chiedo.
<<Con che mezzo andremo fino alla clinica di questo Gray?>> chiede lui.
<<Tutte le volte mi ci accompagnava Rachel con la sua macchina, ma oggi potremmo prendere in taxi se ti va bene>> opto.
<<Non hai una macchina qui?>> chiede lui.
<<Avrei dovuto averla ma purtroppo mio padre non è ancora tornato a Los Angeles. Ti spiego meglio mentre aspettiamo il taxi ok?>> dico e lui annuisce.
Entrambi usciamo di casa e lui nel mentre chiama il tassista.
Nei dieci minuti di attesa gli racconto che mio padre ci ha fatto questa sorpresa il giorno della nostra partenza e che si è presentato sul sedile affianco quello di mia madre nel nostro stesso aereo. Da quel giorno lì non se n'è più andato ed è rimasto sempre con noi.
Poi gli racconto che, se non ci avesse fatto questa sorpresa, sarebbe stato proprio lui a farsi più di trenta ore di trada per venire qui a New York e portare con sé la mia cara macchina.
<<Pensi che tornerà a Los Angeles?>> chiede lui.
<<Sono quasi due mesi che lavora online facendo dei moduli per il college, stampando fogli in continuazione e preparando gli argomenti da fare per gli studenti della sua classe, perciò io credo che tra due settimane se ne dovrà andare>> rispondo.
<<Credo che non riavrò la mia macchina fin quando non tornerò a Los Angeles. Una volta partorito rimarrò lì per tre mesi, quindi fino a marzo e poi penso di tornare in qua direttamente con quella, da sola questa volta e senza mia madre>> aggiungo.
<<Capisco>> dice lui.
Proprio in quel momento arriva il taxi ed insieme saliamo.
Avevo ragione io, ci vogliono venticinque minuti per arrivare alla clinica del dottor Gray.
Quando scendiamo dal taxi, lo paghiamo e lo ringraziamo per la sua disponibilità. Dylan gli chiede gentilmente se può ripassare qui tra una mezz'oretta, massimo quaranta minuti per portarci poi a casa e lui accetta.
Appena mettiamo piede dentro la clinica, la segretaria mi riconosce e subito mi fa cenno di entrare in ambulatorio.
Busso alla porta prima di entrare ma quando sento una voce calda pronunciare la parola: <<Avanti>>, entro.
<<Salve signor Gray>> dico andandomi a sedere davanti la sua scrivania.
<<Salve signora Johnson, è un piacere rivederla>> ripete lui porgendomi una mano.
Gliela stringo e poco dopo inizia guardare l'uomo al mio fianco.
<<Lei è il padre giusto?>> chiede il dottore.
<<Sì sono io>> risponde Dylan.
<<Vedo che siete entrambi molto giovani e belli, sicuramente vostro figlio nascerà come l'ottavo meraviglia del mondo>> ci avverte lui ed io arrossisco.
Dylan annuisce e gli rivolge un sorriso tirato.
<<Possiamo sapere il sesso di nostro figlio?>> chiede lui di botto.
<<Vedo che è impaziente, comunque si. Chloe vai pure a sederti sul lettino, io arrivo subito>> mi ordina il medico ed io vado.
Qualche istante dopo mi ritrovo con la pancia scoperta e con il solito gel sulla pancia.
<<È pronta?>> chiede il dottore.
Annuisco e faccio un sospiro profondo.
Mi giro verso il monitor e quando finalmente riesco a vedere il mio bambino, il dottore si ferma. Con un piccolo telecomando blocca l'immagine e si mette gli occhiali per osservare bene il feto.
<<Chi tra i due qui dentro voleva una bambina??>> chiede Mr. Gray.
<<Io>> risponde secco Dylan.
<<Mi dispiace deluderla signor Walker ma è un maschietto>> afferma lui ed il mio cuore inizia a battere all'impazzata.
<<Un maschietto?>> ripeto io incredula.
<<Si signora>> confessa lui.
<<Quindi niente vestitini femminili per casa???>> chiede Dylan.
<<Per il momento no, poi se un giorno metterà di nuovo incinta sua moglie allora a quel punto ci sta che le probabilità siano diverse rispetto a questa gravidanza>> risponde il dottore.
Oddio santo di nuovo quella parola!
Dylan annuisce e quando si gira verso di me noto che ha gli occhi lucidi.
Spero che non si sia commosso perché sa di avere un maschio al posto di una femmina, voglio che sia contento di avere nostro figlio perché io lo sono, lo sono da morire. 

Nothing more 4 || strade opposte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora