Capitolo 55

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Dylan

Finito di riempire la vasca, chiudo l'acqua e butto un po' di bagnoschiuma dentro l'acqua.
Prima ancora di tornare da Chloe mi guardo allo specchio e penso a quanto sia migliorato in questi ultimi mesi.
Sono più palestrato, ho messo più tartaruga e ho il viso più scolpito.
Sono contento dei risultati che ho ottenuto in così poco tempo, ovviamente voglio ancora lavorare sul mio corpo ma diciamo che non mi dispiace il fisico che ho adesso.
Ci tengo a precisare che mi piaceva anche prima, ma l'idea di essere più scolpito mi era già venuta da tempo e poi be'... Voglio continuare a piacere a Chloe ovviamente.
Quando faccio per togliermi l'asciugamano di dosso, mi fermo e aspetto che sia Chloe a togliermelo: così a quel punto esco dal bagno e la trovo davanti ad un piccolo tavolino.
È girata di spalle, non mi vede, così a quel punto mi viene da sorridere.
Proprio in quel momento lei si gira verso di me e subito cambio espressione quando vedo la sua faccia confusa e spaventata.
<<Che cosa significa questo?>> chiede mostrandomi il telefono.
Riconosco subito che è il mio perché io e lei non abbiamo gli stessi sfondi.
Prendo il telefono in mano e leggo tramite il blocco schermo la notifica appartenente al numero di Wendy.
<<Di che situazione sta parlando Dylan? C'è qualcosa che non va?>> chiede lei innervosita.
<<Ehm... Non so di che cosa stia parlando...>> mento spudoratamente.
<<Dylan, ti conviene parlare se hai qualche segreto con me. Se è successo qualcosa in questi giorni e non me l'hai voluto dire lo capisco, ma se c'è qualcosa ti chiedo gentilmente di dirmelo perché non voglio più avere segreti con te. Ce lo siamo promessi a vicenda, mi avevi promesso che mi avresti detto tutto e che tra di noi non ci sarebbero stati mai più segreti. Voglio fidarmi di te, mi sono fidata un'ultima volta e non voglio pentirmene, quindi ti prego: è successo qualcosa?>> aggiunge preoccupata.
Oh merda... E adesso che cosa gli dico? 
Anche se decidessi di dirgli tutta la verità non so nemmeno da dove iniziare. Dovrei spiegargli tutta la situazione di Parigi, ma si arrabbierebbe e rovinerei il nostro giorno.
Poi, nei peggiori dei casi, continuerebbe ad assillarmi e mi chiederebbe se ci fossero altri segreti. Conoscendola mi smaschererebbe subito e a quel punto sarò costretto a parlargli di New York e di tutte quelle altre cose che le sto tenendo nascoste. 
<<Dylan... Allora? Dannazione vuoi parlare!! Mi sto preoccupando seriamente>> confessa.
<<Va bene va bene, te ne parlerò>> dico e poi vado a sedermi su una sedia.
<<Quando sono partito per Parigi, la prima volta a giugno, è successo una cosa.
Non appena sono arrivato mi hanno detto che i miei genitori ed io non eravamo più al sicuro stando lì, perciò tra una cosa e l'altra Mathias è stato costretto a prendere dei seri provvedimenti. In poche parole c'è un tizio, un ex alcolizzato nonché ex amico di mio padre e di Mathias, che non fa altro che perseguitarci>> inizio a dire irritato.
<<Mathias mi ha detto che prima ancora che io partissi, sempre a Giugno, questo tizio di nome Zabdiel si è presentato a lavoro e anche al di fuori dell'edificio, costringendolo e pregandolo di riassumerlo a lavorare per lui. Mathias ha sempre rifiutato, non perché non volesse, infondo voleva ma non poteva e non parlo economicamente. Quest'uomo evidentemente è un senzatetto, non ha nessuno al suo fianco o almeno così noi crediamo, e non può essere in grado di lavorare per noi. Per questo lui ha sempre rifiutato e in pratica da quel giorno, Zabdiel gli ha dichiarato guerra>> spiego.
<<Cosa?>> chiede lei mettendosi una mano sul cuore.
<<Ma non preoccuparti la situazione è tutta sotto controllo>> cerco di dire mentre mi alzo.
<<Sotto controllo? E come? In quel messaggio ho giurato di aver letto il contrario>> sbotta.
<<Lo so ma tu non sei in pericolo>> la rassicuro, <<e nemmeno Tobìa>> aggiungo.
<<Cos... Ma non si tratta di me, io sono preoccupata per te. Non voglio che ti accada nulla>> confessa.
<<Non devi preoccuparti per me>> ammetto.
<<È inevitabile, anche tu lo faresti se succedesse a me>> dice e a quel punto resto in silenzio. Ha ragione.
<<Quindi da sette mesi?>> chiede.
<<Che cosa?>>.
<<Da sette mesi sai questa cosa?>> domanda a sua volta ancora più innervosita di prima.
Annuisco perché non riesco a parlare e poi inizia a fare avanti e indietro per tutta la stanza.
<<Cos'è successo?>>.
<<Te l'ho detto>> rispondo.
<<No Dylan, parlo seriamente. Durante l'estate mi chiamavi appena, le videochiamate che facevamo duravano massimo venti minuti e i messaggi che ci inviavamo durante la giornata si potevano contare su una massimo due mani. Scusa ma non ci credo che non sia successo proprio niente>> replica lei.
Resto di nuovo in silenzio e chino la testa.
Chiudo gli occhi e poi faccio un bel respiro.
<<Allora?>> insiste.
<<Ricordi quando sono venuto da te d'estate?Precisamente ad agosto...>> inizio a dire.
<<Si>> risponde.
<<Una volta tornato a casa sono venuto a sapere che mia madre ha avuto un incidente con la sua auto>> confesso.
<<Com'è successo a mia madre...>> mi ricorda ed io a quel punto annuisco.
<<Qualcuno le aveva tagliato i freni e puoi immaginare con la tua stessa mente che cos'è successo. Per fortuna andava piano e non si è causata lesioni gravi, ma è dovuta andare ugualmente in ospedale>> ammetto.
<<E chi è stato? Sempre quest'uomo?>>.
Scuoto la testa e rialzo lo sguardo.
<<E chi allora?>>.
<<Tempo fa io e Richard avevamo un'amico, si chiamava Jackson. Come già ti avevo detto:  Richard, un tempo, non era quello di oggi. Si faceva, più di quanto mi facevo io ed è partito da lui l'idea di iniziare a farmi, non da me.
Questo Jackson si procurava della droga e poi la rivendeva, Richard la comprava sempre da lui e così ho iniziato anche io non appena mi sono trasferito a casa di lui con la sua famiglia.
Dopo un po' io mi sono stancato e ho smesso, lui si è incazzato con me e nonostante le avvertenze di me e Richard ha continuato ad assillarci; fin quando...>> mi interrompe.
<<Fin quando cosa??>> chiede lei.
<<Mi sono scopato la sua ragazza>> confesso senza giri di parole.
<<Cosa??!!>> strilla lei.
<<All'epoca ero uno che non pensava prima di agire, a tratti non lo faccio nemmeno ora, ma comunque prima ero un ragazzino>> provo a giustificarmi.
<<Sei incredibile Dylan... Era un tuo amico>> mi rinfaccia lei.
<<Non era un mio amico, non lo sopportavo e se proprio doveva essere amico di qualcuno lo era di Richard, non mio>> puntualizzo.
<<Non ci posso credere>>.
<<Ti prego Chloe non roviniamoci questa giornata>> provo ad avvicinarmi ma lei si scansa.
<<Non toccarmi>>.
<<Perché non me l'hai detto?>> aggiunge subito dopo.
<<Mathias non voleva. Aveva paura che ti sarebbe venuta in mente la folle idea di venire a Parigi da noi, per stare con me e ha voluto evitare complicanze nella gravidanza. Tutto quello stress non ti avrebbe fatto bene, né a te né a Tobìa e tu questo lo sai già>> rispondo con tanto di sincerità.
<<C'è altro che devo sapere?>> chiede.
Scuoto la testa e mi mordo il labbro inferiore preso ormai dal nervoso.
<<Quando ti mordi il labbro vuol dire che sei agitato e di conseguenza la risposta uno, in questi casi per lo meno, riesce a darsela anche da sola>> replica lei.
<<Perché non ti fidi di me?>> domanda con un filo di voce.
<<Mi fido di te, lo sai che mi fido>> gli ricordo.
<<E allora perché non me ne hai parlato?>>.
<<Te l'ho detto: Mathias non voleva ed io non volevo che ti preoccupassi per una cosa così. Non avrei sopportato il dolore o anche il solo pensiero di saperti in pericolo per colpa mia>> ammetto.
<<Va bene e lo capisco, non sono arrabbiata sono solo delusa. Hai sbagliato ma credo che questo già tu lo sappia e spero che questo Jackson o come cavolo si chiama lo capisca e finisca con tutta questa situazione.
Ma mi avevi promesso di non mentirmi più, avevi giurato che mi avresti detto tutta la verità e adesso vengo a scoprire che ci sono altri segreti>> dice lei avvicinandosi.
Alzo gli occhi al cielo e fisso per un attimo il soffitto.
<<Promettimi che non ti arrabbierai con me>>.
<<Non te lo posso promettere, dovevi pensarci prima e tu questo lo sai. Non puoi fare come ti pare e non prenderti le tue responsabilità, ti posso promettere che cercherò di non farlo ma dipenderà molto da cosa mi dirai>> mi avverte.
<<Ecco lo sapevo...>> dico infilandomi una mano tra i miei capelli bagnati.
<<Dai su... Parla>> mi incoraggia accarezzandomi una guancia.
<<Ti ricordi quella gita di cinque giorni che feci dopo la laurea insieme a Richard?>> domando e lei annuisce.
<<Non andammo davvero a fare una gita>> confesso e lei a quel punto corruga la fronte.
<<Siamo andati a New York e...>> mi blocco.
Dylan ce la puoi fare.
Devo dire solo quattordici parole e due frasi.
Non mi manca il coraggio di dirglielo, quello già ce l'ho ma ho paura della sua reazione una volta che capirà quel che ho fatto.
<<Ho firmato i documenti per la casa. È mia, cioè nostra, non di Richard>> dico tutto in un soffio e poi chiudo gli occhi.
Non sento fiatare una mosca.
Ho paura a riaprirli perché temo per la sua reazione.
Quando li riapro lei si allontana da me e scuote la testa. Gli occhi sono rossi, pieni di lacrime e posso giurare di aver sentito rompersi qualcosa dentro di lei.
<<È uno scherzo, ti prego dimmi che è uno scherzo>> dice piagnucolando.
<<Vorrei che lo fosse>> confesso.
<<Cazzo Dylan ma perché? Perché ogni volta hai da farmi sentire così umiliata? Ti avevo detto che volevo essere indipendente, ero pronta a farcela cazzo e tu che cazzo fai? Ti prendi gioco di me... In questo modo per giunta. Sei odioso Dylan, odioso>> urla con tutto l'odio che può avere in corpo.
<<Lasciami spiegare, ti prego>> cerco di avvicinarmi ma lei mi allontana.
<<No, ti ho già detto che non mi devi toccare>> ripete con disgusto.
<<Perché non fai mai quello che ti dico?>>.
<<Non lo faccio a posta, cerco solo di pensare a cosa è meglio per te>> rispondo.
<<Non ci provare Dylan, non ci provare per la miseria. Non è vero, pensi solo a te stesso e preferisci tenere tutti all'oscuro di tutto>>.
<<Quindi anche Richard lo sapeva>> replica poco dopo.
<<Si>> confermo e lei a quel punto ride nervosamente.
<<Possiamo parlarne con calma?>> cerco di chiederle senza farla alterare ulteriormente.
<<Quindi anche questo segreto è stato nascosto per sette mesi giusto?>> domanda.
<<Si ma possiamo...>> mi blocca.
<<E questa volta per quale motivo?>> chiede.
<<Non avresti accettato se solo te lo avessi detto>> ammetto.
<<E dirmelo per cercare di trovare una soluzione insieme ti faceva schifo vero?>>.
<<Mi dispiace>> dico mordendomi il labbro.
Lei mi fulmina con lo sguardo quando sente uscire dalla mia bocca quelle parole e poi prende velocemente il suo telefono.

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