Capitolo 69

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Chloe

Dylan, con l'aspetto rude e freddo, si precipita fuori dal ristorante. Io mi giro intorno e per fortuna tutti ancora stanno guardando la coppia di sposini che stanno festeggiando, allora a quel punto prendo tutte le mie cose, mi rivesto e mi precipito fuori dal locale.
Non appena metto piede sull'asfalto, lo trovo in piedi ma solo quando mi avvicino mi accorgo che tiene una sigaretta tra le labbra.
Presa dall'ira gliela tolgo subito di mano e la schiaccio a terra.
Lui mi guarda esterrefatto e dopo, visibilmente incazzato, dice: <<Si può sapere che cosa ti salta in testa?>>.
<<Che cosa salta in testa a me? Semmai che cosa salta in testa a te. Sei uscito improvvisamente fuori dal locale, senza darmi una spiegazione e poi ti trovo qui a fumare una sigaretta. Da quando hai ricominciato?>> chiedo.
<<Non ho mai smesso se è questo quello che vuoi sapere, ma nell'ultimo periodo devo ammettere che ho ripreso a farlo più spesso.
Ti posso assicurare che non prenderò il vizio, non lo faccio tutti i giorni ma quando sono nervoso si>> risponde.
<<Come... Non hai mai smesso?>> chiedo balbettando.
<<Già, è proprio così>>.
<<Perché mi hai fatto credere il contrario?>> domando delusa.
<<Perché le volte che capitavano erano davvero poche, sono stato anche mesi senza toccare una sigaretta ma tu, conoscendoti, ti saresti preoccupata ugualmente e non volevo>> spiega.
<<Sei incredibile...>> dico ridendo in modo nervoso.
<<Dimmi almeno perché>> gli impongo.
<<Perché sì, perché sono fatto così e non posso cambiare>> replica lui alzando la voce.
<<Facile dire che sei fatto così>>.
<<Non riesco a darti altre motivazioni e se non ti vado bene come sono, esci dalla mia vita e basta>> ringhia lui.
Mi ritraggo facendo un passo all'indietro e lui, vedendo la mia reazione, si ricompone e successivamente dice: <<Scusami, non pensavo davvero l'ultima cosa che ho detto>>.
<<È che... Niente lascia perdere>> si arrende e si rigira dandomi le spalle.
<<Dimmelo>>.
<<Non capiresti>> risponde.
<<Mettimi alla prova>> replico.
<<No>>.
<<Ho detto dimmelo cazzo>> urlo.
Lui rimane in silenzio e a quel punto non ci vedo più.
<<Dylan parlami, sono sempre io, la persona con cui sei stato insieme più di un anno. Cos'è... Non ti fidi più di me?>> gli chiedo sperando vivamente che non sia così.
<<Non è questo, certo che mi fido di te>> risponde continuando a darmi le spalle.
<<E allora che cosa c'è? Perché ti comporti così??>> chiedo.
<<Il fatto è che io non ce la faccio più>> sbotta girandosi.
<<Non riesco più a gestire ciò che capita nella mia vita. Il mio istinto è quello di cambiare, in meglio ovviamente e ci sono riuscito un po', ma sembra che la vita continua a venirmi contro e non incontro. Speravo che, ritrovando un po' di pace in me stesso, potessi riuscire a risolvere i miei problemi con te, con i miei genitori, con mio padre e con migliaia di altre persone. Speravo di poter avere un po' di serenità, desideravo solo essere felice ma evidentemente tutti gli sforzi che ho fatto in questi mesi o negli ultimi anni non sono serviti a niente.
La vita ha continuato a darmi solo pessime giornate, mi ha regalato dolore, mi ha donato tutto il disprezzo che una persona può desiderare, ma l'unica differenza tra me e quella persona, qualunque essa sia, è che: forse lei ha fatto qualcosa di male, io non lo so.
Non riesco a capirlo, non riesco a capire dove sto sbagliando. Cerco di dare tutto me stesso in tutto ciò che faccio, ma evidentemente non è abbastanza per nessuno>> sbotta lui con gli occhi lucidi.
<<Dylan...>> gli accarezzo una guancia e gli asciugo una lacrima.
<<Lasciami stare>> mi prende per il polso e mi toglie bruscamente la mano.
Si gira e mi volta le spalle di nuovo.
<<Posso fare qualcosa per aiutarti?>> chiedo facendo un passo avanti.
<<Sì. Voglio stare solo, aspettami in macchina>> risponde freddo.
<<Per lasciarti il tempo di fumare un'altra sigaretta? Anche no, io rimango qui>> mi impongo.
<<Chloe per piacere non fare la difficile, aspettami in macchina. Non ci metterò molto>> confessa.
<<Non mi interessa, non sarà di certo una sigaretta a farti dimenticare tutti i tuoi problemi. Piuttosto sfogati con altro>>.
<<Non ne ho bisogno, adesso vattene>>.
<<No>>.
In men che non si dica, si gira di scatto verso di me, mi afferra per il collo e in pochi secondi mi ritrovo addossata alla parete bianca del ristorante.
<<Non riesco a controllare i miei istinti quando sono arrabbiato. Non voglio farti del male e lo dico per il tuo bene. Quindi ascoltami per una buona volta, entra in macchina e aspettami lì>> ringhia a pochi centimetri dalle mie labbra.
Mi si mozza il fiato e non per la stretta al collo, ma per la vicinanza.
Con un gesto veloce tolgo la sua mano, liberandomi dalla stretta, e la unisco alla mia.
<<Nessuno può e potrà mai dirmi quello che devo o non devo fare, se io voglio rimanere qui con te lo farò e niente nessuno potrà impedirmi di non farlo. Tu hai bisogno di me ed io voglio esserci, non dovrei ma voglio esserci>> affermo.
<<Faresti bene ad andartene invece>>.
<<Forse hai ragione ma non lo farò, lasciati aiutare Dylan. Essere aiutati non significa dimostrarci deboli perciò non dovrai mai sentirti così, lascia che ti distragga per un po' di tempo>> dico calando la voce nell'ultima frase.
<<Che intendi?>> chiede lui non capendo.
<<Voglio distrarti dai tuoi problemi>>.
<<Come?>> domanda.
<<Lascia fare a me>> mi avvicino lentamente a lui e poi lo bacio.
Mi addossa nuovamente alla parete e si spinge contro il mio corpo.
<<Aspetta...>> si stacca.
<<Non posso>> afferma.
<<Si puoi>> lo rassicuro costringendolo a guardarmi.
<<No, tu non capisci. Quando mi trovo in queste situazioni l'unica cosa che faccio è stare solo, per il mio bene e per il bene delle persone a cui tengo. Sono violento in questi casi e non voglio farti male>> ammette guardandomi dritto nelle iridi degli occhi.
Gli sorrido e poi scuoto la testa dicendo: <<Io non ho paura di te, non l'avrò mai perché so che tu non mi faresti mai del male, non di proposito>>.
<<Fermati prima che sia troppo tardi>> mi sussurra ma io scuoto di nuovo la testa e gli accarezzo il labbro inferiore.
<<Voglio che mi scopi, forte, fino a dimenticare quei problemi. Voglio alleviare la tua rabbia ed esigo che tu lo faccia su di me>> dico schietta.
Ormai non sembra più colpito dalle mie parole. Mi ricordo ancora il Dylan di tanti mesi fa, quello che non appena sentiva una parola un po' più spinta del solito uscire dalle mie labbra, si stupiva e sgranava gli occhi sorpreso.
Invece adesso è come se si aspettasse e desiderasse avere una risposta del genere.
<<Cerchi di resistermi, di opporti ma infondo so che lo vuoi pure tu e so anche che hai paura di dire o fare ciò che desideri per paura di sbagliare, ma con me non devi privarti di essere te stesso. Voglio vedere ogni sfumatura di te, qualsiasi sfumatura tu abbia>> spiego.
<<Poi dici a me che sono io quello incredibile??>> chiede lui scherzando.
Ridacchio ma poi per non perdere l'atmosfera mi avvicino sempre di più e sulle sue labbra gli sussurro un: <<Sono seria>>.
<<Chloe dove vuoi andare? A casa nostra ci sono le ragazze insieme a Tobìa, non poss...>> lo blocco.
<<Andiamo in macchina>>.
<<Non hai paura che qualcuno ci possa vedere?>> chiede con un ghigno in faccia.
<<Non sarebbe la prima volta e se devo esserti sincera non me ne frega un cazzo degli altri>> rispondo con tanto di sincerità.
Lui sorride e mi ribacia inserendo subito la sua lingua calda, poi mi afferra bruscamente una mano e insieme ci dirigiamo fino ad arrivare alla sua auto.

Nothing more 4 || strade opposte Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora