Capitolo 12: La sofferenza (pt.2)

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Ho paura di aprire gli occhi. Intorno a me sento voci che non conosco. Forse è meglio fingere di continuare a dormire.
Dove sono mamma e papà?
E all'improvviso ricordo tutto: papà che abbraccia mamma e mi guarda e piange.
Mamma non c'è più.

Ma papà dov'è? Perché non è qui vicino a me? Perché non lo sento parlare?
«Papà» dico piano «Papà dove sei?»
Ma non apro gli occhi così spero di sentire la sua voce. Perché so che se aprirò gli occhi e non lo vedrò la mia speranza finirà. E so che avrò paura. E non voglio avere paura, non ne voglio altra. È già tanta quella che ho provato e che provo ancora.

«Si è svegliata» dice una voce di donna vicina a me.
« Eleonora?» Mi chiama la voce.
«Eleonora mi senti? Apri gli occhi». Il tono è molto dolce.
«Voglio papà! Se viene qui lui apro gli occhi! Sennò continuo a dormire finché non arriva» dico convinta stringendo con forza gli occhi chiusi.

Sento la porta aprirsi per poi richiudersi nuovamente. La voce è uscita, forse ora posso aprire gli occhi per vedere dove sono. Piano piano mi faccio coraggio e apro prima l'occhio destro e poi quello sinistro. La luce colpisce con forza le mie pupille che sono state al buio per molto tempo. Cerco di abituarmi a tutta questa luminosità improvvisa e mi guardo intorno. Sono sola nella piccola stanza e sono a letto, ma non è il mio letto e non è la mia stanza. È un ambiente che non conosco, pareti bianche, una sedia in plastica e metallo posizionata ai piedi del letto, ma dove sono? Perché non sono a casa mia? E piano, silenziosamente inizio a piangere. Ho di nuovo paura e mi sento tanto sola. Mamma, papà, dove siete? Perché mi avete lasciata qui?

La porta si spalanca all'improvviso ed entrano due signore che indossano un camice bianco. Forse una sarà la voce?

«Eleonora, come stai?» Sì, è lei 'la voce'. Mi sorride dolce «Vedo che hai aperto gli occhi» mi dice avvicinandosi al letto e accarezzandomi i capelli. Delicatamente prende la mia mano nella sua e inizia ad accarezzarla piano. È bella 'la voce'. Ha i capelli biondi legati in una coda di cavallo alta. Porta gli occhiali, ma i suoi occhi azzurri e sorridenti si vedono bene lo stesso. Credo anche sia giovane, forse come la mia mamma.

Solo a questo pensiero le lacrime che si erano un po' fermate riprendono a scendere veloci sulle mie guance. Abbasso gli occhi e mi accorgo che ho ancora addosso il pigiamino della notte, e questo mi fa sentire più smarrita di prima. Ora non mi trattengo più, sto singhiozzando.

«Voglio tornare a casa da papà! Perché sono qui da sola?»

'La voce' si rivolge all'altra signora in camice e con un cenno della testa le indica la porta.

«Vai a chiamare la dottoressa Riboldi! Questa bambina ha bisogno di spiegazioni, e io non mi sento in grado di darle senza una persona competente vicina» sussurra cercando forse di non farsi sentire da me. Ma io ho sentito bene tutto. E il mio senso di dolore e solitudine aumenta sempre più.

*************

Un senso di dolore e solitudine che da quel momento non mi abbandonerà mai più.

Dopo, la dottoressa Riboldi insieme alla 'voce' (non ho mai saputo il suo nome) mi hanno spiegato cosa sarebbe diventata la mia vita dal momento in cui la mia mamma era andata a preparare i pancake agli angeli.

All'inizio devo dire che alcune cose non le ho capite bene, ma del resto a otto anni non ci si può aspettare di meglio, poi crescendo, ascoltando o per meglio dire, origliando alle porte, ho capito tutto quello che era successo. La mia mamma aveva avuto un arresto cardiaco per overdose da cocaina e il mio papà era stato arrestato e accusato di omicidio colposo, in quanto era stato lui a procurare la droga e a portarla in casa. Nel corso del processo l'accusa era stata cambiata in omicidio preterintenzionale poiché mia mamma soffriva di una malformazione cardiaca congenita di cui mio papà era perfettamente a conoscenza, ma nonostante questo aveva comunque fornito la droga.

Insomma tanti bei paroloni per scoprire che sarei rimasta in balia di me stessa fino a quando il mio papà non avesse finito di scontare la sua pena di quattordici anni di reclusione.

Prima di portarmi in una 'comunità per minori fuori dalla famiglia' che io ho sempre sentito chiamare orfanotrofio, le autorità si sono mosse per rintracciare eventuali parenti prossimi che potessero prendersi cura di me. Da parte mia non ricordavo assolutamente la presenza di altri parenti vicino a me che non fossero mamma e papà. Certo c'erano amici, e tanti anche, che frequentavano la nostra casa, ma nonni, zii, cugini, io non sapevo di averne.

È stato quello credo il periodo più brutto delle mia vita, il periodo in cui ho conosciuto l'abbandono e la solitudine.

Ho scoperto di avere dei nonni che non volevano avere niente a che fare con me. Ho pagato in un certo senso le colpe dei miei genitori e delle loro origini, che non conoscevo, o meglio, non avevo fatto in tempo a conoscere. Mia mamma era nata in Albania e lì aveva fatto l'errore di conoscere giovanissima mio padre che proveniva da una famiglia di giostrai di etnia rom. Inconcepibile per i suoi genitori accettare una relazione con uno 'zingaro'. E loro, non volendo rinunciare al loro amore erano fuggiti in Italia.

Ero quindi la figlia di un'albanese e uno zingaro. Ero la figlia di due tossici spacciatori. Ero sbagliata.

Erano tutti carini e gentili in mia presenza, del resto ero solo una bambina, ma appena mi allontanavo le sentivo bene le mezze frasi sussurrate, le vedevo bene le occhiate di sufficienza e commiserazione.

E intanto il dolore e la sofferenza alzavano barriere dentro di me. Il mio cuore piano si chiudeva alla vita. E crescevo alla ricerca disperata di un amore che sapevo cosa fosse solo per i ricordi che ancora conservavo nella mia memoria, ma che non riuscivo più a provare e a trovare dentro nessuno.

E commettevo errori su errori alla ricerca di affetto e tenerezza.

Ciao a tutti!! Sono ritornata con un nuovo capitolo che spero vi piaccia

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Ciao a tutti!! Sono ritornata con un nuovo capitolo che spero vi piaccia. Ci ho messo tempo a pensarlo perché volevo trovare le parole giuste per far capire la vita e la storia di Eleonora. A scriverlo però ci ho messo poco, è venuto fuori così veloce, di getto. Spero di non aver fatto troppi errori.

Aspetto sempre le vostre opinioni e i vostri commenti..

Grazie!

Se volete seguire novità e aggiornamenti sulla storia e conoscere i pensieri dei protagonisti principali mi trovate anche su Instagram e TikTok come "emmeffelove".

Se poi volete conoscere le canzoni che ascolto e che accompagnano le vicende di Eleonora, Emanuele e tutti gli altri personaggi della mia storia, mi trovate su Spotify al profilo  "emmeffelove" la play list è "Wrong life emmeffelove".

Vita sbagliata - L'età dell'adolescenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora