Capitolo 78: Due satelliti

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Siamo solo due satelliti
Che si crederanno liberi
Su quest'orbita si gira
Senza mai uscirne fuori

(Solo due satelliti - Marco Mengoni)

ELEONORA

«Tranquillo Samu, fa con calma e vedrai che andrà tutto bene. Ora li lego in una coda e lascio fuori solo la parte che devi rasare!»

Era da un po' che bolliva in pentola l'idea di dare un cambio alla mia pettinatura e oggi è proprio la giornata giusta per farlo e finalmente sono riuscita a convincere Samuel a darmi una mano. Avrei potuto forse scegliere di andare dal parrucchiere, ma io in zona non ne conosco nessuno e diffidente per natura come sono, ho preferito affidare al mio fedelissimo amico il ritocco al mio scalpo.

Voglio rasare i capelli solo sulla sinistra, un po' prima dell'attaccatura dell'orecchio. Se li porto sciolti, non si nota neanche. Se invece decido di legarli o di cambiare riga, è più evidente.

Lo so che può sembrare una stronzata, ma a me piace. Mi dà la sensazione di sembrare più aggressiva, più sicura di me. Corrisponde all'idea che esternamente voglio dare della mia persona.

Mi sono rotta il cazzo di sembrare una ragazzina insicura. Poi come mi sento io dentro, sono fatti miei!

«La fai facile, e se sbaglio?» Samu mi fissa implorante. Non se la vuole proprio prendere la responsabilità di usare il suo regola barba, per dare una ritoccatina alla mia chioma.

«E che palle che sei, che cazzo ci vuole. Metti alla prima tacchetta il pettine e poggia qui...»

Gli prendo la mano e lentamente lo guido. Tempo dieci secondi e un bel ciuffo di capelli vola sul pavimento e io osservo soddisfatta il lavoro appena terminato.

«Visto? È stato difficile?» Di fronte allo specchio guardo attenta il mio viso. Prima a destra, poi a sinistra. Perfetto, era proprio quello che volevo.

Samuel mi guarda, scuotendo la testa. Sorride e mi sposta i capelli scoprendo la parte rasata.

«Bellissima, ora sì che sei davvero 'aggressive'!» Ridacchia, virgolettando con le dita l'ultima espressione usata.

«Vaffanculo Sam! Che ti sfotti?» Lo strattono e gli mollo una finta sberla.«Ora fai il bravo e mi porti al centro Caritas da Falapa a farmi fare l'elix e i fori per gli orecchini. Vero amore mio?»

«Fa.la.la!» Scandisce lentamente. «Non è mica complicato come nome?»

«Falapa, Falala o come cazzo si chiama. A me basta che mi buchi senza farmi soffrire troppo e senza chiedermi un euro, poi il nome lo imparo, giuro!»

Samuel alza gli occhi al cielo. «Ci aspetta tra un'ora. Muoviti che così ci avviamo e andiamo con calma.» E fa per andarsene, poi si blocca e lo vedo togliere il cellulare dalla tasca.

«Se lo riaccendi te lo butto dalla finestra!» Ringhio minacciosa.

«Devo solo mandare un messaggio a Saverio, mi avrà dato per morto! Per favore!» Mi supplica.

«Due minuti e non di più. Scrivi quel cazzo di messaggio, avvisalo e poi spegni. Non voglio che Lele ti usi per arrivare a me. Non mi va di sentirlo, non prima di andarlo a prendere in Conservatorio. Per favore...»

«Ma avete litigato?» Mi chiede curioso, ammiccando.

«No, macchè, lui proprio non c'entra. Voglio solo prendere tempo per cercare di calmarmi.»

«Ma allora avete litigato? Da cosa ti devi calmare altrimenti?» Insiste.

«Non è lui il problema. Ora sparisci che mi devo fare una doccia.»

Vita sbagliata - L'età dell'adolescenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora