Capitolo 7 - Samuel: l'amicizia.

1.9K 347 415
                                    

È estate e siamo nella casa al mare.

Sento entrare dalle finestre spalancate, il rumore delle onde e l'odore di salsedine.

In casa c'è silenzio, ma non deve essere mattina presto, perché vedo il sole fuori.

C'è luce, tanta luce.

Il silenzio però è quasi assordante, e mi trasmette un senso di inquietudine.

La mia mamma, di solito, è la prima a svegliarsi per preparare la colazione.

Mi ha promesso che, questa volta, preparerà i pancake con la crema al cioccolato. Ieri sera, quando mi ha dato la buonanotte, me lo ha detto sorridendo mentre mi dava un bacio leggero sulla fronte.

È andata via in punta di piedi, chiudendo silenziosamente la porta. Poi l'ho sentita ridere e parlottare di là, con 'papo', e mi sono addormentata con il sottofondo delle loro voci allegre e immaginando i pancake con tanta cioccolata!

Quasi quasi mi alzo e vado in cucina, così mentre lei prepara la colazione le faccio compagnia e parliamo un po'.

Sì! Faccio proprio così, ora mi alzo!

Ed è a questo punto che ogni volta urlo e mi metto a sedere nel letto con gli occhi sbarrati, sento come la presenza di un demone nero che con la sua mano gelida mi serra la gola. L'urlo esce potente e strozzato allo stesso tempo. Come se il demone non ce la facesse a stringere abbastanza, perché l'urlo e la paura che sento sono più forti di lui.

Porto le mani intorno al collo per lottare, per scacciare quella sensazione di soffocamento.

Sono sudata fradicia, e respiro affannata.

Porca puttana siamo di nuovo alle solite!

Quelle pillole del cazzo che mi ha dato la psichiatra non servono a niente, sono bastate due settimane e sono di nuovo al punto di partenza.

Tutto si ripete come in un eterno e inarrestabile loop.

Spero solo che l'urlo sia stato frutto della mia fantasia, un brutto gioco della mia immaginazione. Mi stendo nuovamente per cercare di tranquillizzarmi e dormire, ma mi ritrovo a fissare con gli occhi sbarrati il soffitto. Dalle vecchie persiane, corrose dal tempo, filtra pallida la luce della luna che produce degli strani disegni sul soffitto della stanza. Giochi di luce, che sembrano ombre malefiche, disegnano le bolle scrostate dell'intonaco.

Ho ancora troppo caldo! Mi metto di nuovo a sedere e cerco di raccogliere i capelli per alzarli e liberare il collo e le spalle dalla sensazione di afa.

Sento un rumore dietro la porta. Come dei passi.

Oh cazzo, avrò svegliato qualcuno, l'urlo non l'ho sognato!

«Tutto bene? Hai bisogno di aiuto?» È un sussurro leggero quello che mi arriva. Una voce maschile.

Va beh, faccio finta di niente e non apro. Non voglio dare spiegazioni a nessuno. Risolvo da sola le mie cose. Resto in silenzio e non rispondo, se ne andrà prima o poi.

Invece no, insiste: «Mi senti, posso fare qualcosa per te? Ti ho sentita gridare...»

A questo punto non posso continuare a far finta di nulla, devo aprire la porta.

A piedi nudi mi avvicino, giro lentamente la chiave nella serratura e apro un po', giusto quel tanto che basta per vedere un sorriso bianco nel buio del corridoio.

«Ciao, sono Samuel, il tuo vicino di stanza, va tutto bene?» Qualcosa mi scatta nella testa, all'improvviso. Sarà forse colpa del suo sorriso rassicurante, che mi sembra come un'isola felice alla quale aggrapparmi e che mi trasmette pace e tranquillità. Sarà che le gambe ad un tratto non mi reggono più, non lo so neanche io perché, ma scoppio a piangere e lo abbraccio d'impeto, come se non avessi aspettato altro nella mia vita.

E lui ricambia «Piccola, va tutto bene, ci sono qua io» e mi stringe tra le sue braccia calde e sicure.

Ed è proprio in quel momento che le mie gambe cessano di sorreggermi e crollo.

La leggenda narra che dopo, Samuel mi abbia adagiata sul mio letto e dopo essersi accertato che non fossi morta, ma solo crollata in un sonno pesante, si sia seduto sulla sedia e mi abbia vegliata tutta la notte.

Da allora è nata la nostra amicizia. Samuel è l'unico alla casa famiglia che, oltre al don e alla psicologa, conosca la mia storia. È grazie a lui che ho smesso di prendere quelle inutili pillole che non servivano a nulla. Lui è sempre pronto a correre in mio aiuto quando il 'demone' ritorna. Perché non è andato via, è latente, in agguato, pronto a sgusciare fuori dai cassetti chiusi del mio cervello, ogni volta che qualcosa fa tremare le mie poche sicurezze, cioè spessissimo!

E Samuel è sempre con me, e io con lui, ad asciugare le sue lacrime di rabbia quando la gente lo addita come diverso, e lui nasconde, dietro la sua mania per la forma fisica, tutte le sue paure e i suoi timori.

E' sempre con me per fumare una 'sigaretta magica' o per bere una birra, affacciati alla finestra delle nostre stanze e so che ci sarà sempre.

Lui per me e io per lui.

E siamo arrivate anche al nono capitolo!!!!

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

E siamo arrivate anche al nono capitolo!!!!

Cosa ne pensate? Sincerità è quello che voglio!! Se trovate che sia noiosa e ammorbante per favore ditelo. Se invece vi piace aggiungetela ai vs elenchi di lettura e fatemi pubblicità!!! Grazie di cuore grande famiglia di Wattpad.

Vi amo tutti!!!Se volete seguire novità e aggiornamenti sulla storia e conoscere i pensieri dei protagonisti principali mi trovate anche su Instagram e TikTok come "emmeffelove".

Vita sbagliata - L'età dell'adolescenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora