Capitolo 80: Voglio farti un regalo

666 109 246
                                    


Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
di notte chi la guarda possa pensare a te
per ricordarti che il mio amore è importante
che non importa ciò che dice la gente e poi
amore dato, amore preso, amore mai reso
amore grande come il tempo che non si è arreso
amore che mi parla coi tuoi occhi qui di fronte
e sei tu....
...il regalo mio più grande 

                                                          (Il regalo più grande - Tiziano Ferro)

ELEONORA

Oggi è il mio compleanno. 

E io ho l'ansia. 

Non è certo una novità nella mia vita, anzi è una costante presenza amica, che mi accompagna ormai da sempre. 

Ma l'ansia di oggi ha un nome, quel nome che da più di un mese per me è motivo di gioia, piacere, sottile angoscia, desiderio irrefrenabile. 

Un nome che per me è diventato il motore delle mie giornate, il motivo delle mie risate, l'interprete principale dei miei sogni notturni e dei miei film mentali quando sono sveglia: Emanuele, o meglio come lo chiamo io e solo io, Lele.

L'altro giorno me lo ha chiesto perché lo chiamassi così: "Sei l'unica che usa questo diminutivo. Mi chiamano tutti Ema, Manu. Tu invece da sempre mi hai chiamato 'Lele', perché?"

E io gliel'ho spiegato, mentre col dito disegnavo il suo profilo perfetto e accarezzavo la fossetta sul mento.  

Ho abbassato gli occhi perché un po' mi vergognavo dei miei pensieri da ragazzina innamorata. 

Dal primo giorno che ci siamo incontrati, nel cortile della scuola, lui per me è sempre stato Lele. 

Perché nella mia fantasia, senza nessuna spiegazione logica e razionale,  i nostri nomi sembrano fusi uno nell'altro. Sono fatti per essere uniti, vicini, per sempre e in Lele io vedo questo. 

Emanuele ed Eleonora uniti in quattro lettere inseparabili. 

Dio che scemenza! Ma che ci posso fare se dietro ai suoi occhi ambrati io ho perso totalmente il lume della ragione? 

Mi aspettavo che scoppiasse a ridere, che mi prendesse in giro per il mio essere così romantica. Invece mi ha abbracciata forte, come piace a me, stretta a lui. 

"Vorrei che qualche volta tutti i pensieri che fai su noi due si trasformassero in parole, mi piacerebbe conoscerli tutti, per scoprire se sono simili a quelli che io ho su di te... Su noi due." 

E io in quelle parole ho voluto sentirci un 'ti amo' inespresso che entrambi non riusciamo a dire. 

E ora sono qui, alla fine di questa giornata, in ansia perché lui non si è neanche fatto sentire. Niente messaggi, niente telefonate, il nulla assoluto. Eppure lo sa che oggi, ventidue agosto, io compio diciassette anni ed è anche un mese che siamo insieme. 

So benissimo che lui non è il tipo che manda auguri a mezzanotte e un minuto e sinceramente a me va bene così, però...

Forse dovrei accontentarmi di aver festeggiato con una crostata alla Nutella fatta da Teresa, decorata dalla solita candelina,  usata per tutti i precedenti compleanni festeggiati dai residenti in questa casa famiglia. 

Mi dovrei far bastare i loro auguri, la canzoncina stonata che mi hanno cantato i più piccoli, l'abbraccio del don e quello della psicologa, il braccialetto di cuoio intrecciato che Samuel mi ha regalato e la telefonata di poche parole del mio ormai troppo silenzioso 'papo'. 

Vita sbagliata - L'età dell'adolescenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora