ELEONORA
Leggo e rileggo il messaggio almeno dieci volte. Non mi accorgo neanche che nervosamente ho iniziato a mordermi il labbro inferiore con gli incisivi. Non so perchè ma non riesco a trovare il coraggio di sollevare lo sguardo dallo schermo del cellulare. Dov'è Emanuele? Io entrando nel bar non l'ho notato, se ci fosse stato sicuramente non mi sarebbe sfuggito alla vista.
«Ele, che ti succede? Già sei pallida di tuo, ma ora sei sbiancata!» Camilla ha finito la sua conversazione telefonica.
Non so neanche io perchè lo faccio, ma le allungo il telefono per farle leggere il messaggio, e nello stesso tempo avverto inconsciamente una sguardo fisso su di me, alzo gli occhi e lo vedo, è affacciato alla veranda di un hotel che si trova nei piani superiori dell'edificio che ospita il bar.
I nostri sguardi si incrociano e restano fissi l'uno nell'altro per qualche secondo, poi mi sorride e lo vedo riporre il telefono in tasca. Si gira e resta poggiato alla balaustra del balcone, affianco a lui c'è una ragazza, non riesco a vederla bene perchè è di spalle, vedo solo i lunghi capelli biondi che lui sfiora delicatamente quando le poggia la mano sulla schiena.
Il mio stomaco si contrae nervosamente. Brutto stronzo che non è altro. Mi scrive e un attimo dopo accarezza un'altra?
Ma con chi cazzo crede di avere a che fare?
Ho lasciato un vuoto nel suo letto? Ma vaffanculo! Altro che vuoto.
E poi quella chi è? Sarà Jessica, quella di Wathsapp? Quella che lo chiamava amore?
«Eleonora ma leggo bene? Cosa significa hai lasciato un vuoto nel mio letto?» Squittisce Camilla guardandomi allucinata.
Avevo totalmente rimosso dal mio cervello la presenza della mia amica che nel frattempo ha avuto modo di leggere il messaggio. Maledico mentalmente il momento in cui ho deciso di mostrarglielo. Ora mi tocca spiegarle tutto!
«Tu cosa capisci?» Mica ci vuole un genio?
«Ele, ma davvero tu e Maestri avete fatto l'amore?» Resto meravigliata dal tono basso con cui me lo chiede. Non è da lei. La notizia deve averla davvero sconvolta.
Guardo di nuovo in alto con la speranza di non vederlo più. Invece è ancora lì, e ora lei gli è davvero vicinissima e ha quasi la testa poggiata sulla sua spalla.
Stronzo! Stronzo! E ancora stronzo! Ecco cosa è Lele Maestri, un dannatissimo stronzo!
«Sei troppo romantica Cami, con 'quello'» e indico in alto con la testa «Non si fa l'amore, con quello si scopa!»
Sono arrabbiata e non lo nascondo. So bene che io l'ho mollato senza una parola nel cuore della notte, ma mai mi sarei aspettata di vederlo lo stesso giorno in una situazione simile. Come si fa? Ci prova con me, mi chiede spiegazioni e intanto abbraccia un'altra!
Ma chi sei davvero Lele?
Certo che se non so chi sei tu, so benissimo invece chi sono io. Non ti risponderò mai e alla prima occasione ti farò vedere di che pasta sono fatta!
«No Ele, ma davvero? Ma come ti è saltato in testa di farlo con uno come lui? Cosa ti aspettavi? Quello ne cambia una al giorno di ragazze, manco fossero mutande!» Camilla davvero non riesce a farsene una ragione. È anche vero che la mia amica sa pochissimo di me. Starà sicuramente pensando che ho sprecato la mia prima volta con Lele. Come faccio a spiegarle che non è così? Che io la mia prima volta l'ho sprecata quando avevo tredici anni nel bagno della scuola?
Matteo si chiamava, lui frequentava il primo superiore nell'istituto tecnico di fronte alla mia scuola media. Era bello o almeno io lo vedevo così, alto, carnagione scura, capelli neri ricci e ribelli, occhi neri, attenti e vivaci. Di lui ricordo che mi piaceva come baciava. Mi dava quei baci che ti rubano l'anima, forti, violenti e rabbiosi. Mi è ancora rimasta la passione per i baci così, quelli che ti scavano dentro e ti risucchiano l'aria. Come se fosse l'ultimo bacio che ti scambi per il resto della tua vita.
STAI LEGGENDO
Vita sbagliata - L'età dell'adolescenza
Romance*Ci sono vite che nascono segnate. Destini che sembrano essere già tracciati. E per quanto si possa provare a liberarsi dalle pesanti catene che ci tengono intrappolati alle origini, ci si ritrova sempre e inesorabilmente, sopraffatti dal proprio pa...