Capitolo 85 : Un nuovo inizio

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(Se, mentre leggete, volete vivere tutte le emozioni di questo capitolo, ascoltate il brano che ho pubblicato come intro. Experience di Ludovico Einaudi )

C'è un tempo per tutto, per tornare, per perdonare, per parlare, per superare.

Poi però il tempo finisce...

ELEONORA

Corri Eleonora, scappa via.

Il buio. Ora vorrei che le tenebre oscurassero il mio sguardo per impedirmi di vedere.

Fa male, troppo male. Come se una mano mi stesse squarciando il petto per estrarre il cuore che batte a fatica.

Un dolore insopportabile che mi spezza il respiro.

Tu che la tocchi, l'accarezzi. Vedo le tue labbra che si muovono, parlano. Dicono parole che non riesco a sentire ma che sicuramente conosco, che forse hai detto anche a me.

Forse le stai dicendo che è bella?O le dici di guardarti? O peggio ancora, le stai dicendo che l'ami?

Un singhiozzo mi scuote, una certezza mi devasta, a me non l'hai mai detto!

Corri Eleonora, scappa via.

Ma le mie gambe sono come pietrificate. Non riesco a muovermi.

Resto qui a guardare lo spettacolo osceno del mio amore tradito.

L'espressione di piacere sul viso di lei, che ondeggia sotto le tue spinte.

I tuoi capelli che sfuggono dall'elastico che li tiene legati, mentre ti avvicini a lei per baciarla.

Serro i pugni. Vorrei batterli su questa parete di vetro che ci separa. Vorrei urlarti di smetterla.

Mentre tu, ignaro di avermi come spettatrice, affondi in lei, ancora, ancora e ancora.

Corri Eleonora, scappa via.

La nausea mi fa contrarre lo stomaco.

Schifo, questo è quello che sto provando.

Mi fa schifo vederti così, nudo, tra le sue gambe.

Mi fa schifo pensare che anche noi due siamo stati questo, che io per te sono stata solo questo.

Corri Eleonora, scappa via.

Finalmente il mio corpo reagisce alle suppliche del mio cervello. Trovo la forza per voltarmi e inizio a correre, devo assolutamente andarmene.

Ora è solo questa l'unica mia priorità.

Raggiungo la tettoia di fianco all'ingresso dove prima ho lasciato la mia bicicletta e tento disperatamente di montare in sella, ma sto tremando troppo, i miei muscoli sono privi di forza.

«Eleonora!» La mamma di Lele è alle mie spalle. Sento la sua mano che mi sfiora il braccio. La scanso bruscamente e mi ritraggo al suo tocco.

«Perchè non me lo hai detto? Perchè non mi hai fermata? Perchè non mi hai impedito di andare a cercarlo nella sua stanza?» Le urlo disperata.

Avrebbe potuto inventarsi una scusa, dirmi che la festa fosse finita ormai da tempo e che Lele fosse rientrato a Foggia.

Qualsiasi cosa per evitare di farmi vedere quello che involontariamente i miei occhi sono stati costretti a guardare. Per evitare questa sofferenza atroce che mi sta lacerando dentro senza sosta, inesorabilmente.

Dolore che si aggiunge ad altro dolore, lacrime che si aggiungono ad altre lacrime.

Non mi risponde e lo sguardo compassionevole che mi rivolge fa solo aumentare la mia rabbia nei suoi confronti.

Vita sbagliata - L'età dell'adolescenzaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora