«Ele, questa sera ci vieni con me a conoscere il mio ragazzo?» Samuel spalanca senza tante riserve la porta della mia stanza.
Come sempre, da quando sono uscita dall'ospedale e cioè circa una settimana fa, sono chiusa nella mia stanza a godere della mia solitudine. I primi giorni ne ho approfittato per dormire e cercare di rimettermi in sesto, poi alla fine ci ho provato gusto a stare da sola. Unico diversivo alle mie giornate sono state le visite di Teresa che ha provato a farmi parlare senza ottenere grandi risultati e Samuel che mi ha tenuta aggiornata sul procedere della sua relazione.
Il don l'ho incontrato solo in cucina per i pasti principali, tra noi c'è come un velo di distacco che si è venuto a creare. Forse, anzi quasi sicuramente, dipende tutto dal mio atteggiamento. Mi sento in colpa per quello che è successo con Ergi, anche se sono più che certa che lui non sappia nulla. È come se mi vergognassi nei suoi confronti, non so neanche io spiegarmi perché. D'altronde però un po' ce l'ho con lui perché sono fermamente convinta che doveva parlarmi prima della mia famiglia albanese.
«Posso avere una domanda di riserva?» Sbuffo annoiata mentre cambio posizione sul letto e allungo una mano verso il comodino per prendere una sigaretta e accenderla.
«Ele ma questa stanza puzza di fumo da fare schifo! Io non ti riconosco più! Spalanca quella cazzo di finestra, manca l'aria!» E come una furia si richiude la porta alle spalle e va ad aprire le imposte per cercare di alleggerire la cappa di fumo che si è creata.
«Samu rilassati, la vita va presa con calma, sto solo cercando di fare quello che mi raccomandate tutti: riposare!»
«No Ele tu stai solo cercando di evitare di vivere! Quanto altro tempo pensi di poter passare chiusa qui dentro, tenendo fuori il mondo?»
Come dargli torto? È proprio quello che sto facendo, chiudere il mondo fuori dalla porta della mia stanza. Nessun contatto sociale, ho abbandonato anche il telefono. Non ho più risposto ai messaggi di Camilla, che ha provato anche a chiamarmi senza ottenere risultati. Non ho neanche più pensato a contattare 'voce suadente'. Quello che mi ha scritto sul bigliettino mi ha molto lusingata, ma mi sento talmente apatica che non ho voglia di nulla. Non ho più guardato le storie di Lele, si fotta anche lui e la sua musica del cazzo.
È la seconda volta in un mese che dopo eventi traumatizzanti reagisco in questa maniera, e mi sta bene così, sono ritornata la Eleonora asociale e perennemente rotta di cazzo di qualche mese fa.
«Hai sentito cosa ti ho chiesto prima? Ci vieni a conoscere il mio ragazzo o no? Anzi senza punto interrogativo, non serve. Preparati che alle nove si esce. Il don e Teresa sanno già che vieni con me e che faremo tardi. Non hai scuse. Buttati sotto la doccia e renditi presentabile. Non farmi fare figure di merda, sei la mia migliore amica e ho parlato tanto di te!» Esce sbattendo la porta senza ammettere repliche da parte mia.
Cazzo se l'ho fatto incazzare! Mai visto Samuel così agitato.
Mi tocca darmi una mossa. Finisco con tutta calma la sigaretta e solo dopo averla spenta accuratamente mi decido ad alzarmi. Il posacenere è pienissimo ed emana un fetore nauseante, decido si svuotarlo nel wc, mi costa troppa fatica raggiungere la pattumiera che si trova all'esterno della casa. Chiudo le imposte lasciando però la finestra interna aperta, ho capito cambiare l'aria, ma le zanzare vorrei evitarle, e qui nella zona ce ne sono anche troppe per i miei gusti.
Una lunga doccia calda con annesso shampoo e la situazione va già decisamente meglio. L'odore del bagno schiuma al talco ora prevale su quello di fumo che c'era prima. Samu sarà contento del fatto che mi sto prendendo cura di me stessa. Mi sono depilata, cosparsa di crema idratante, e addirittura ho usato anche il balsamo per i capelli. Quasi un miracolo! Tutto solo per rendermi presentabile e non far sfigurare il mio amico.
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Vita sbagliata - L'età dell'adolescenza
Romance*Ci sono vite che nascono segnate. Destini che sembrano essere già tracciati. E per quanto si possa provare a liberarsi dalle pesanti catene che ci tengono intrappolati alle origini, ci si ritrova sempre e inesorabilmente, sopraffatti dal proprio pa...