Capitolo 13

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La prima fermata, ovviamente, era la nostra priorità e quindi il negozio di articoli sportivi. Una volta entrati ad accoglierci trovammo un cartellone gigante con un uomo tutto addominali che puntava il dito nella nostra direzione, con una qualche scritta che sicuramente esortava ad alzare il culo dal divano e fare delle flessioni ma non ebbi il tempo di leggerla che Aiden si avvicinò al mio orecchio; la troppa vicinanza causò un esplosione di brividi sulla mia schiena e maledii il mio punto debole.

"Stai sbavando, bambolina." Aveva detto il biondo. Non ebbi il tempo di girarmi per agguantarlo che lui era sparito, probabilmente in cerca della commessa. Continuai a guardarmi intorno sorprendendomi di come i negozi di articoli sportivi fossero tutti dello stesso genere e avessero gli stessi colori, ad esempio, il muro era bianco con qualche striscia colorata di blu, abbinata alle panche, alle 'mensole' da esposizione o qualunque fosse il loro nome, pavimento rigorosamente in marmo anch'esso bianco e una fragranza di limone come quando appena compri le scarpe di danno il deodorante e tu ne spruzzi una quantità eccessiva i primi giorni per poi fregartene allegramente.

Aiden mi chiamò e io andai nel reparto surf, che non mi stupii essere pieno di fiori hawaiani e capanne. Quella diversità per ogni settore, invece, era una cosa che apprezzavo.

"La scelta è tra queste tre." Disse Aiden prendendomi per le spalle e portandomi davanti a tre manichini che indossavano la muta.
Una era la classica blu notte senza alcun dettaglio particolare o che lasciasse trapelare originalità, decisamente non adatta per Aiden. La seconda invece era nera e aveva gran parte della spalla destra e della gamba sinistra colorate di un blu acceso mentre l'ultima era sempre nera con delle linee di un rosso acceso che ne definivano i contorni e a metà manico si interrompeva il nero sfumando in un rosso  fuoco riprendendo le linee.

"Decisamente, questa. Più nel tuo stile." Durante tutta la mia attenta analisi Aiden aveva tenuto le mani sulle mie spalle e le staccò solo in quel momento per esultare applaudendo.

"Sapevo che avevi buon gusto! Felicity, prendiamo la rossa!" Urlò Aiden e una ragazza dai capelli castani e gli occhi color ambra spuntò da qualche parte sorrise ad Aiden. Per quanto riguarda me, beh, mi sono abituata alle occhiatacce quando stavo con Sean, uscivo con i ragazzi e andavo in giro con Luke ed Alex. Niente di nuovo. Perciò avevo capito cosa dava loro fastidio, visto che ne erano sprovviste, la gentilezza. Sorrisi e la salutai. Mancavano anche di solidarietà femminile se erano pronte a chiamare puttana una ragazza solo perché ha vicino dei bei ragazzi. Siamo donne, non conigli in calore, per la miseria! Aiden mi guardò divertito.

"Che c'è?"

"Non ti danno fastidio quelle occhiate?"

"Ci sono abituata. A te non fanno piacere?"

"Visto che mi sta guardando senza ritegno da mezz'ora e che mi ha dato il resto sbagliato io direi di filarcela prima che se ne accorga." Disse sussurrando e spingendomi verso l'uscita ridendo.

Una volta finito decidemmo di fare un giro negli altri negozi, quando entrai in libreria persi Aiden che mi abbandonò per andare nel negozio di videogiochi, al suo ritorno io stavo già osservando sognante un paio di Air Jordan in un negozio di scarpe. Usciti dal centro commerciale, come da promessa, Aiden mi fece fare un giro della città. Mi portò al Pearl Harbor National Memorial e al museo d'arte, visto che si era fatta una certa ora ci fermammo a mangiare e visto che volevamo un pranzo veloce per visitare più cose possibili optammo per un fast food.

"Penso che origliare le conversazioni degli altri sia una cosa costruttiva!" mi stava dicendo Aiden mentre io affondavo i denti sul mio hamburger di pollo cercando di non soffocarmi.

"Costruttivo per diventare un impiccione."

"No! Ok, ascolta. Metti caso che ti ritrovi ad ascoltare una conversazione in cui si parla di una situazione difficile dove, come sempre, l'amica non ha ascoltato il consiglio ed è andata male, tu agisci diversamente e non fai il suo stesso errore!"

"Ok, ha senso, te lo concedo. Per questa volta hai ragione tu."

"Sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato. Uomini di tutto il mondo, ecco la nostra rivincita!"

"Si, Si. Ora sta un po' zitto che le ragazze del tavolo accanto stanno parlando di alcuni trucchetti per togliere l'assorbimento interno senza-"

"OK OK! Origliare è sbagliato, non dire un'altra parola."

Sorrisi soddisfatta e continuai a mangiare osservando il broncio di Aiden.

"Sarà per un'altra volta, uomini di tutto il mondo." Dissi io stuzzicandolo. La cameriera portò ad Aiden il dolce e sorrise ad entrambi. Ecco, E' così che dovrebbero fare le ragazze tra di loro!

"Lei è carina." Dissi ad Aiden che si era fiondato sulla sua torta gelato. Alzò lo sguardo con la bocca piena facendomi ridere e mi sporsi per prendere un pezzo di torta con lui che mi fulminava con lo sguardo. Poi guardò la cameriera e annuì.

"Si abbastanza, ma non credo sia interessata." Fece spallucce e continuò a mangiare il gelato. Io mi guardai intorno e vidi un gruppo di ragazze al tavolo di fianco che guardavano nella nostra direzione.

"Quelle là invece?"

"Come mai questa voglia di cercarmi una ragazza? Ti sei già stancata di me?" Chiese sorridendo appositamente con la bocca piena, gli lanciai un fazzoletto cercando di non ridere ma con scarsi risultati. Feci spallucce e gli presi un altro pezzo di torta mentre lui si girava.

"Nessuna è il mio tipo."

"Ok signor Faccioildifficile quale sarebbe il suo tipo?"

"Io non credo all'amore a prima vista, partendo da questo, secondo me bisognerebbe prima diventare amici, molto stretti e poi, forse, mettersi insieme. E poi se dovessi andare da quelle ragazze sarebbe come parlare da solo, per loro sono solo un bel faccino."

"E di cosa vorresti parlare?"

"Non di me, questo è certo."

"Che intendi?"

Aiden sospirò e osservò il piatto ormai vuoto. Poi guardò me e io ci vidi una scintilla che non seppi metabolizzare ma che, in un certo senso, capii.

"I miei hanno sempre avuto alte aspettative su di me, hanno sempre deciso per me e io tendevo sempre a lasciarli fare. Sono i miei genitori- mi ripetevo-sanno cos'è meglio per me. Ci sono delle cose che ancora non sai ma è che mi sentivo in dovere di rispettare quello che loro immaginavano che io fossi. Poi, una volta compiuti 16 anni ho deciso di farla finita e seguire la mia strada. Ne ho parlato con loro e ho detto che se non andavo bene per loro me ne sarei semplicemente andato e non sarei stato più un problema. Feci così per qualche mese, mi ospitò Finn. Mia madre ed io abbiamo risolto, mentre con mio padre le cose sono più difficili però cerchiamo di non ammazzarci a vicenda.

Allungai una mano sul tavolo e gliela strinsi; ero talmente abituata a vederlo felice e spensierato che vederlo così mi fece rimanere senza parole e una parte di me, non so quanto grande o importante, prometteva che avrebbe fatto di tutto per far si che quel sorriso ritornasse su quel viso abbronzato.

Il resto della giornata lo passai cercando di tirarlo su di morale e dopo un po' ci riuscii, anche se quella ombra velata di malinconia era ancora presente. O forse, era sempre stata lì e io non l'avevo mai notata. Salimmo in macchina per tornare a casa quando il sole stava tramontando, avevo alzato il volume dello stereo al massimo per farlo cantare.

I miei capelli svolazzavano liberi nel vento mentre ridevo e dalla radio partii Ruin My Life. Aiden ed io iniziammo a cantarla a squarciagola, mi alzai anche per fare un concerto improvvisato non dando peso alle altre macchine, poco dopo ci fermammo in un semaforo e partii il ritornello e ci mettemmo a cantarlo insieme guardandoci negli occhi.

"I want you to ruin my life
You to ruin my life, you to ruin my life, yeah
I want you to fuck up my nights, yeah
Fuck up my nights, yeah, all of my nights, yeah
I want you to bring it all on
If you make it all wrong, then I'll make it all right, yeah
I want you to ruin my life
You to ruin my life, you to ruin my life."

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