Capitolo 43

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Sentii un leggero bussare e risposi avanti asciugandomi le lacrime e soffiandomi il naso, era Aiden. Non era sorpreso di vedermi piangere, anzi sospetto che ci abbia messo molto tempo di proposito. Poggiò le lenzuola pulite su una sedia accanto l'armadio e si mise vicino a me, d'istinto poggiai la mia testa sulla sua spalla. Rimanemmo ad osservare il nostro riflesso per un po' in assoluto silenzio finchè non fu lui a romperlo.

"E' un brutto momento per dire che sei bellissima quando piangi? Anche con il moccio gocciolante dal naso." Disse toccandomi la punta del naso facendomi ridere prima di rendermene conto. Gli diedi un piccolo schiaffo sulla spalla fingendomi offesa.

"Io non ho il naso gocciolante!" Dissi con fermezza. "E poi non dovresti dire ad una ragazza che piange che è bella, dovresti dirle che è brutta così smetterebbe."

Lui fece spallucce. "Lo sai che odio negare l'evidenza, e poi, tenere ad una persona è anche questo.  Se uno sta male l'altro lo fa stare meglio, o almeno ci prova. Io personalmente sono un campione nel consolare le persone, dovrebbero darmi una medaglia, sai."

"Ovviamente." Sorrisi e lui mi attirò a sé.

"Non dobbiamo dormire qui, lo sai vero? Pensa a quanto sarebbe romantico dormire in spiaggia."

"Romantico ma scomodo. Sono sicura, e poi, non vorrei nessun altro qui se non te." A lui brillarono gli occhi e mi regalò un bacio casto e poi si sporse a prendere la foto dei miei da giovani.

"Wow." Disse e poi spostò lo sguardo su di me. "Sembrano talmente innamorati."

"Pensi mai a tua madre?" Chiesi d'improvviso, lui parve capire di chi stavo parlando e infatti posò la cornice e si gettò di spalle nel letto e iniziò ad osservare il soffitto bianco.

"Non mi ha mai cercato, sai? Avrebbe potuto. Si, i suoi genitori i miei nonni, la costrinsero a darmi in adozione quando aveva 16 anni ma non avrebbe avuto 16 anni per sempre, poteva almeno cercarmi e dire il giorno esatto del mio compleanno, poteva dirmi se ha sentito qualcosa quando mi ha preso in braccio appena nato, poteva dirmi se mi ha mai preso in braccio. Ho sentito che quando non si ha intenzione di tenere un bambino, non lo danno in braccio alla madre. Dicono che così sia più facile il distacco. Come se fosse possibile eliminare 9 mesi di gravidanza e le ore di travaglio. La verità è che penso a lei continuamente, vorrei vedere se le assomiglio, vorrei capire se i miei capelli biondi sono i suoi o di quel bastardo che l'ha messa incinta e abbandonata. In quel caso mi tingerei, come mi vedi da rosso?"

Mi ero stesa anch'io al suo fianco e risi a quella battuta, mi girai a pancia in sotto e gli passai una mano tra i capelli dorati.

"Penso tu sappia già la risposta."

"Si, hai ragione, sarei bellissimo lo stesso." Prese la mia mano e la baciò. Mi si strinse il cuore vedendo quegli occhi talmente espressivi da far paura. Non riuscivo a capire come si potesse guardare un bambino negli occhi e lasciarlo andare, e soprattutto come si può obbligare una figlia a farlo contro la sua volontà.

"Non voglio crearti illusioni, ma forse lei ci ha provato. Hai detto di essere stato adottato tre volte, giusto? Tre nomi diversi. Prima di diventare Aiden Miller potevi benissimo essere Jackson Dawson."

"Tyler e James."

"Mhh?"

"I miei nomi, li ho conservati, ricordo ogni singola famiglia che mi ha adottato e mi ha cambiato nome. Il mio primo nome è stato Tyler, sono cresciuto con quello, poi mi hanno rispedito in orfanotrofio e io dissi che non ricordavo il mio nome così semplicemente non mi chiamavano, poi passai a James e infine ad Aiden, con la differenza che me lo sono scelto io."

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