Capitolo 16

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L'acqua salata mi bruciava la gola mentre cercavo di rimanere a galla. Mi sentii chiamare ma la voce diventò ovattata dopo che fui trascinata sotto dall'ennesima onda. Non potevo, non volevo arrendermi. Cercai di ricordare le innumerevoli lezioni di mio padre in questi casi ma il mio cervello era in blackout. Così salii e presi una boccata d'aria e andai sott'acqua cercando di vedere qualcosa, o qualcuno, ma l'acqua aveva scosso la sabbia e non si riusciva a distinguere nulla. Tornai in superficie e feci giusto in tempo a scorgere la riva e iniziai a nuotare, poi ricordai Aiden e mi voltai indietro. Chiamai il suo nome ma non riuscivo a vederlo. Vidi in lontananza la sua tavola e mi misi a nuotare in quella direzione. Andai sott'acqua e vidi che aveva perso i sensi. Lo presi per il braccio trascinandolo verso me, con grande sforzo lo feci salire sulla tavola con il busto. Feci un sospiro di sollievo quando vidi i bagnini lanciarci i salvagente.

"Io ce la faccio, pensate a lui." Mi affrettai a dire e li seguii uscendo finalmente. Fecero stendere Aiden sulla sabbia e gli fecero la respirazione bocca a bocca. Sentivo il cuore in gola. Si era formata una folla attorno a noi e il secondo bagnino li spinse indietro lasciando me inginocchiata al suo fianco, non osavo immaginare la mia espressione in quel momento. Al quinto tentativo Aiden si alzò sputando acqua e tossendo. Ricominciai a respirare. Si guardò intorno spaesato e poi puntò i suoi occhi sui miei.

"Dimmi che mi hai baciato tu e non un'uomo con la dentiera che ha fatto il Marine." Disse osservando in modo strano un signore nella folla abbastanza anziano. Gli gettai al collo e risi tra le lacrime. Quando ci staccammo lui mi asciugò una lacrima.

"Non piangere."

"Siamo usciti adesso dall'acqua, genio, chi ti dice che sono lacrime?" Scherzai e lo vidi sorridere. Arrivò l'ambulanza e ci fecero dei controlli veloci dandoci alcune coperte, poi finalmente lasciarono passare i nostri amici.

Kim si gettò tra le braccia di Aiden piangendo, Val e Finn mi abbracciarono. Poi invertimmo.

"Ma cosa avevate in testa?!" Disse Val tra le lacrime. Sospirai e farfugliai delle scuse, recuperai le mie scarpe e con ancora la muta e la coperta mi allontanai velocemente. Mi sentii afferrare per il braccio e tirai le lacrime indietro.

"Cosa ti prende?" Mi chiese Aiden.

"Cosa mi prende? E' tutta colpa mia!"

"No! Mal cosa dici?"

"Hai rischiato di morire, Aiden. Stavi per morire per colpa mia e della mia stupida idea. Se ti avessi perso..."

"Ma io sono qui, davanti a te. Se non fosse stato per te che mi hai messo sulla tavola adesso sarei morto. Mi hai salvato."

"Ma ho rischiato di farti morire!"

"Allora hai pareggiato."

"Questo non è un gioco, Aiden. Si tratta della vita, della tua."

"Appunto, la mia. Mal non darti colpe che non hai. Se non avessi voluto non ti avrei seguita. E' stata una mia scelta e ne ho pagato le conseguenze, lo stesso vale per te. Non punirti di una colpa che non hai."

"Aiden io-" provo qualcosa per te. Ma quelle parole non uscirono mai. Una ragazza alle mie spalle chiamò il suo nome ed entrambi ci girammo, la scena sembrò andare a rallentatore. Lui guardò me per un secondo e poi riportò il suo sguardo sulla ragazza che incrociò le sue braccia intorno al suo collo e lo baciò.

Il mio sguardo andò ai miei amici, poco più in là, che osservavano la scena con la mia stessa incredulità. Lo sguardo di Val cercò il mio e io la rividi. Rividi quella paura, la paura che avevano tutti, da quando erano morti i miei genitori, che mi potessi rompere da un momento all'altro. Ma questa volta non sarebbe successo, non davanti a tutti almeno. Aiden e la ragazza si staccarono e lei si voltò nella mia direzione.

"Che maleducata! Mi dispiace tanto, solo che ho visto tutto dalla televisione e ho avuto una paura che non puoi capire. Grazie di aver salvato il mio fidanzato! Io sono Klara, piacere." Disse tendendomi la mano sorridente. Aveva i capelli biondi lunghi e gli occhi talmente scuri da sembrare neri, il mascara leggermente sbavato e la pelle chiarissima, priva di brufoli, sembrava di ceramica.

Avevo detto, e ridetto, a me stessa di non farlo mai più. Di smettere con i sorrisi finti. Ma visto che le mie promesse sono come parole al vento, nessuno mi biasimerà se infrangerò anche questa.

E così lo feci, sorrisi e rimasi lì a parlare con Klara. Il mio sorriso non vacillò un solo secondo e nessuno parve sospettare nulla, tranne Finn e Val che sapevano la verità ma non mi importava. Da domani non ci sarebbe stata nessuna verità.

"Scusate ma è stata una giornata, estenuante!" Sospirai con finto entusiasmo. "E' stato un vero piacere conoscerti, Klara." Aiden alzò un sopracciglio guardandomi, evitai il suo sguardo per tutta la breve conversazione, girai i tacchi e me ne andai. Quando non fui più nella loro visuale mi misi a correre per raggiungere il prima possibile la mia stanza e gettare tutto questo stress con un bella crisi di pianto per poter fingere che non fosse successo niente il giorno dopo.

Non credo che- sai cosa? Lasciamo stare. Ci perdo le speranze.

Girando l'angolo andai a sbattere contro qualcuno, le lacrime erano ormai pronte ad uscire e l'unico modo per impedirle era la mia seconda valvola di sfogo, la rabbia. Mi misi ad imprecare senza nemmeno guardare chi avessi colpito recuperando la coperta che mi era caduta. La muta era ancora fradicia e io ero sicurissima che mi sarei presa la febbre se non avessi fatto una doccia calda nell'arco dei prossimi 5 minuti. Quando guardai il povero malcapitato imprecai ancora più forte.

E questa chi se la perde.

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