Capitolo 30

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Passai tutta la giornata da sola in camera, le ragazze provarono a farmi uscire ma non ci riuscirono. Volevo solo del tempo per rimettere in ordine i miei pensieri e come sempre, quel tempo arrivò di notte. Uscii dalla camera stando attenta a non svegliare Val e andai in spiaggia. Indossavo solo un paio di pantaloncini e una felpa, quando fui arrivata in spiaggia tolsi le scarpe e iniziai a camminare in riva al mare con la luce fioca dei lampioni della strada e il riflesso della luna nell'acqua. Quando sentii le mie gambe fare male decisi di sedermi.

"Perché mi ritrovo sempre qua a parlare con te?" Chiesi rivolgendomi al mare "Non importa dove, in quale stagione o a che ora del giorno e della notte, mi ritrovo sempre in riva al mare a parlare con delle onde." Sospirai e poi mi distesi sulla sabbia fredda osservando la luna.

"E nemmeno tu non manchi mai. Mi piacerebbe sapere se qualcuno mi ha visto piangere così tanto come fai tu, se qualcuno conosce i miei segreti così tanto...; da piccola ho sempre immaginato che le cose belle accadessero di giorno: uscire con gli amici, andare al cinema o a divertirsi, surfare e cose così. Eppure è di notte che diventiamo fragili, sensibili e veri. E' sempre di notte che crolliamo e che abbattiamo tutte le nostre difese. Qualcuno potrà anche odiarla questa cosa, io la amo invece. Amo il modo in cui possa parlare senza filtri o rimanere in silenzio senza imbarazzo."

Sentii qualcosa cadermi sulla fronte, era una goccia d'acqua, seguita subito da un'altra e un'altra ancora fino a quando non mi ritrovai stesa alle quattro di notte sulla spiaggia mentre pioveva a dirotto.

"Ti ho fatto emozionare eh." Sorrisi abituandomi alle goccioline sulla mia pelle. Avrei di certo preso un raffreddore ma stavo bene. La mia vita era completamente incasinata, la mia mente lo era per non parlare delle mie emozioni, eppure io stavo bene.

"A me, di sicuro." Mi tirai su e misi una mano sugli occhi per capire chi fosse stato a parlare. E ne rimasi veramente sorpresa.

"Aiden?!"

"Indovinato."

"Hai ascoltato tutto?! Era una conversazione privata."

"Speravo che dicessi delle cose più confidenziali, mi sono dovuto accontentare di un invocazione a Selene e Poseidone."

Ero troppo arrabbiata per sorridere, ma tanto era buio, non mi avrebbe vista giusto?

"Lo vedo che sorridi."

Sbagliato.

Mi girai e mi distesi nella posizione di prima e lo vidi unirsi a me. Per un momento entrambi osservammo la pioggia cadere poi lui si mise a parlare e io mi girai verso di lui. Mentre raccontava aveva gli occhi chiusi come se stesse vivendo le sue stesse parole. Io ero troppo concentrata sul modo in cui la pioggia creava delle goccioline sulla sua pelle che poi si trasformavano in striscioline. Le sue labbra che di tanto in tanto si mordeva, un gesto ormai a me familiare. Le sue braccia scoperte, unite dietro la testa. La maglia bianca, completamente fradicia e attaccata al suo corpo come se fosse una seconda pelle.

"Mia madre rimase incinta di me quando aveva 16 anni, mio padre le lasciò portare avanti la gravidanza da sola e una volta che fui nato, i genitori di mia madre la obbligarono a darmi in adozione. Fui adottato un totale di 3 volte. Avevo dei problemi a relazionarmi con la mia famiglia e con gli altri bambini e così venivo spesso mandato indietro. La terza e ultima volta che fui adottato avevo 12 anni, parlavo raramente e me ne stavo sempre per i fatti miei. I miei genitori adottivi, quelli di adesso, sono gli zii di Kimberly e i genitori di Klara. Grazie a lei non mi hanno riportato in orfanotrofio per la quarta volta, anche lei era stata adottata ma al contrario di me lei era la bambina che tutte le famiglie avrebbero voluto: solare, gentile e altruista. Due settimane dopo il mio arrivo in quella casa, settimane in cui non feci altro che rimanere in camera mia, lei entrò senza bussare e mi tirò per le orecchie fuori a giocare con lei. Da lì iniziò la nostra amicizia e crescendo diventò altro. Io grazie a lei cambiai drasticamente, da bambino scontroso e introverso divenni un vero e proprio concentrato di energia. Eccellevo in ogni cosa, sport, scuola, popolarità e più crescevo e più questa cosa cresceva con me. Klara è stata il mio primo tutto. La mia prima amica, la mia prima cotta, il mio primo bacio, la mia prima volta e la mia prima fidanzata."

Aveva smesso di piovere e io avevo iniziato ad avere freddo ma non mi mossi, volevo ascoltare tutto quello che Aiden aveva da dire, e se questo voleva dire prendersi una broncopolmonite così sia.

Certo magari potrebbe andare  un pochino più veloce, giusto un po'.

"Pensavo di aver trovato finalmente la felicità, io amavo lei e lei amava me, i nostri genitori erano d'accordo, i miei voti andavano alla grande e avevo la vita che qualunque adolescente sognerebbe. Poi l'incantesimo iniziò a spezzarsi e io, giorno dopo giorno, amavo sempre meno Klara. Non fraintendermi, le volevo un bene dell'anima come il primo giorno, ma sentivo che il nostro legame stava cambiando. Decisi che continuare non avrebbe fatto bene a nessuno dei due e una sera avevo preso la decisione di dirle che volevo lasciarla. Ci avevo provato altre volte ma non sembrava cogliere il messaggio, forse perché non mi spiegavo bene io. Comunque, la sera che dovevo dirglielo lei mi precedette dandomi una notizia che mi destabilizzò completamente. Era incinta."

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