Capitolo 32

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Dopo la nottata passata con Aiden, e dopo un bel raffreddore, ho capito che le cose da fare erano due: la prima, parlarne assolutamente con Sean e chiarirmi con lui. La seconda, non cascarci se Aiden dice che Klara non ha capito e che stanno ancora insieme. Odiavo Jenice quando Chendler provava a lasciarla e lei faceva finta di non capire. Odiavo quando succedeva nei libri e nei film. Non sarei stata la sfigata che ci crede.

"Potresti non stritolarmi la mano, tesoro?" Mollai subito la mano di Valery sorridendole nervosamente. Era quasi sera e noi due Stavamo aspettando Finn e Aiden, che era andato a prenderlo all'aeroporto ed io ero un fascio di nervi. Anche perché tra 10 minuti avevo appuntamento con Sean per parlargli. Aiden era partito per andare a Chicago dai suoi genitori, e da Klara, e io sono stata una settimana malata a letto. Guardai l'orologio e mi accorsi che sarei arrivata in ritardo se avessi aspettato ancora un po'.

"Devo andare da Sean." Annunciai sporgendomi per guardare la strada sperando che la macchina di Finn comparisse, ma ovviamente non fu così.

"Vuoi che gli chieda o dica qualcosa da parte tua?" Valery ovviamente sapeva tutta la storia, così come Kim, e sicuramente anche Finn. Le mie amiche erano rimaste entusiaste della cosa, e questo non ha aiutato durante l'assenza di Aiden. Io ero sul letto a divorarmi le unghie osservando il cellulare aspettando qualche chiamata e loro facevano tutta una lista di cose da fare se Klara non l'avesse presa bene, se Sean non l'avesse presa bene, se noi fossimo durati poco, se una volta messi insieme sarebbero state dalla mia o dalla sua parte. Dicevo, per nulla d'aiuto.

"La verità." Lei mi sorrise e io ricambiai correndo verso la spiaggia, io e Sean avevamo deciso di vederci in una specie di pub in riva al mare che, causalmente, è proprio vicino a dove ci eravamo incontrati e dove gli ho dato uno schiaffo.

Mi piacerebbe pensare che lo faccia per qualche fine poetico ma poi ricordo che è Sean, il che spiega l'80% delle cose che fa. Nemmeno lui sa di farle, in questo è molto innocente diciamo. Se Sean e innocente possono stare insieme nella stessa frase.

"Ehi." Mi salutò con un bacio nella guancia appena arrivai, insieme entrammo e prendemmo posto all'interno. Era in pieno stile Hawaiano, con noci di cocco e quei fiori strani che portavano anche le cameriere tra i capelli. Nonostante entrambi sapessimo cosa stesse per succedere eravamo tranquilli. Questo mi ferì, ebbi la sensazione di esserne abituata e penso non ci sia cosa più brutta.

Ordinammo qualcosa da mangiare e poi rimanemmo in silenzio per non so quanto, so solo che sentivo il bisogno di scusarmi con lui ma non ci riuscii perché lui iniziò a parlare e mi zitti subito.

"Ci siamo già passati, e se non abbiamo perso il nostro legame so che anche tu come me ti senti strana adesso. Quando ho accettato di aiutarti sapevo che mi sarei fatto del male, sapevo che standoti vicino i sentimenti che credevo di aver lasciato in quella spiaggia a Malibu sarebbero riaffiorati ma ho scelto lo stesso di aiutarti. Adesso siamo qui perché il mio piano è riuscito e mi sento un'idiota e un egoista a sperare che non l'avesse fatto. La verità è che non ho mai smesso di sperare, speravo in un noi che sarebbe durato per sempre. Forse speravo questo perché sono consapevole che non troverò mai un'altra come te. Un'altra che mi sappia calmare con la stessa facilità con cui mi fa innervosire; un'altra con la stessa voglia di guidare sotto la pioggia e urlare sembrando dei pazzi ma sentendoci vivi; non troverò mai un'altra ragazza pronta a girare per le strade di Miami per cercarmi. Ma non sei solo quello che hai fatto con me e per me. Nessuno ha la tua forza, Mal. La forza di aiutare gli altri per stare bene con se stessa, perché questo è quello che è brava a fare. Aggiustare gli altri, dare tutto per gli altri, provare tutto quello che provano loro. E io ero troppo egoista per capirlo e ti ostacolavo sempre. Adesso, stando qui, mi vengono in mente tutti i se che potevo fare, essere. Mi chiedo se fossi stato più altruista e invece di andarti contro ti avrei stimolato; se fossi stato meno freddo, più calmo, più allegro. Se fossi stato meno introverso se tutte queste cose e altre mille, adesso questa sarebbe una vacanza tra noi due invece che la seconda volta che ci lasciamo in riva al mare." Fece un sorriso tirato abbastando lo sguardo, vidi che strinse le mani e che le gambe sotto il tavolo iniziarono a tremare.

Sapevo bene cosa stava succedendo dentro di lui, era successo troppo volte a me. Mi alzai dalla mia sedia, che era di fronte a lui, e mi misi in quella al suo fianco. Con una mano gli presi il viso e con l'altra gli strinsi le mani.

"Se fossi stato tutte queste cose non mi sarei innamorata di te. Mi sono innamorata di Sean Hogan. Di quel ragazzo che era tanto bello quanto misterioso, quello che era la copia sputata del cattivo ragazzo dei miei romanzi preferiti. Sei stato il mio primo vero amore. Ed è vero, anche a me sono venuti in mente tantissimi, troppi se. Forse se non fossi partito adesso staremmo insieme, o forse ci saremmo lasciati per un altro motivo, non lo potremmo mai sapere. Le cose sono andate come sono andate ed è ora di andare avanti. C'è stato un momento che ho creduto di potermi rinnamorare di te, ed è lo stesso momento in cui ho capito che non smetterò mai di amarti. Magari non ti amerò come mio fidanzato, ma il nostro legame non smetterà mai di esistere. Ai miei occhi rimarrai sempre il mio eroe che mi ha aiutato con gli incubi e gli attacchi di panico, ai tuoi rimarrò sempre la pazza psicotica che ha una calamita per gli incidenti e ai loro occhi saremo sempre Malia e Sean, i due svitati con una passione per le moto e le cose illegali."

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