Dopo la chiacchierata con mia zia mi avviai verso casa mia, entrai e sorrisi quando la vidi piena dei miei amici. Non era vuota come l'avevo lasciata: c'erano Luke e Cassy sul divano che giocavano tra loro come solo le coppiette sanno fare, Ang che parlava con Kimberly e questa che sorrideva guardandola diventare nervosa e infine Val, Aiden e Finn che stavano in cucina, lui che mi rivolgeva le spalle perché impegnato a osservare le foto sul frigorifero mentre Val e Finn stavano parlottando al suo fianco. E come succedeva sempre quando entravo in una stanza, lui si girò e mi sorrise.
Aggrottò leggermente le sopracciglia soffermandosi sui miei occhi ancora un po' rossi. Stai bene? Voleva dire. Io annuì e gli sorrisi.
"Mi piace." Sentii un braccio avvolgermi le spalle e attirarmi a sé, Luke. Sorrisi e appoggiai la testa sul suo petto.
"Anche a me." Ammisi osservandolo mentre lanciava una delle sue battutine su Valery, facendo ridere Finn.
"E si vede." Fece un risata il mio migliore amico facendo vibrare il suo petto, girai la testa e mi misi a guardarlo. I capelli neri gli erano cresciuti, ora gli finivano davanti gli occhi. Con una mano glieli tirai indietro, non ci feci nemmeno caso, era un gesto naturale che mi veniva spontaneo. Non pensavo che avrei considerato qualcuno come un fratello come facevo con JJ e Mike, eppure, con Luke era quello che sentivo.
Amore fraterno.
"E' completamente diverso da Sean" Disse lui continuando ad osservarlo. La luce che filtrava dalla finestra faceva sembrare i suoi capelli ancora più biondi, dorati. Ad ogni movimento che faceva i muscoli delle braccia abbronzate, privi di tatuaggi, si flettevano e si contraevano. Era bello da morire. E lo sapeva.
"Penso di esserlo anch'io, completamente diversa intendo. Non mi sono mai soffermata a paragonarli, tantomeno l'ho fatto con me stessa."
"E' quasi ironico come i tuoi sentimenti riflettano il tuo tipo di ragazzo."
"Che intendi?"
"Prendiamo Sean: Capelli neri, occhi verde scuro, ricoperto di tatuaggi; carattere schivo e restio, introverso, e con una nube nera che lo seguiva ovunque andasse, tipo Cavaliere oscuro." Fece una breve pausa e poi indicò Aiden. "Miller invece sembra un principe se non fosse per il carattere, che da quanto ho colto è tutt'altro che gentile e pacifico, quindi direi un Angelo Vendicatore."
"E io chi sarei in questo tuo romanzo cavalleresco-epico? Chi mi viene a salvare?"
"La principessa cazzuta che salva il culo a loro, ecco chi sei." Disse lui con sguardo fiero facendomi scoppiare in una risata che catturò l'attenzione dei presenti. Aiden mi guardava con una strana luce negli occhi, non sapevo bene cosa fosse ma ero sicura di avercela anch'io.
"Ragazzi venite, vi faccio vedere dove potete dormire." Nella prima camera degli ospiti avrebbero dormito Luke e Cassy, nella seconda Val e Finn, nella mia stanza Kim e nel divano letto in salotto Ange, poi quando fummo soli io e Aiden mi fermai davanti la porta dei miei e con un sospiro la aprii.
Non era la stessa cosa di Philadelphia, in quel letto avevano dormito la notte prima di morire, e nessuno era andato a cambiare le lenzuola o a pulire la stanza visto che non veniva aperta da allora. Mi si strinse il cuore quando vidi la forma della testa di mio padre sul cuscino, dovuto al fatto che non sprimacciava mai il cuscino facendo esasperare mamma.
"Sicura che per te va bene se dormiamo qua? Non dobbiamo farlo per forza. Abbiamo dormito in una grotta, penso che possiamo farcela a buttare due coperte per terra e fare lo stesso."
Gli strinsi la mano e lo osservai, adoravo questa cosa di lui. Questo andarci piano e sdrammatizzare tutto per rendere anche la più pesante delle situazioni leggera.
"No, è perfetto così. Dobbiamo solo cambiare le lenzuola. Potresti andare a prenderle? Cassy dovrebbe sapere dove sono." Lui mi lasciò un bacio sulla testa e se ne andò chiudendosi la porta alle spalle silenziosamente.
Per prima cosa andai ad aprire le grande finestra che dava dritta sulla spiaggia e che aveva un piccolo balconcino con delle piante grasse, sorrisi osservando che non si erano seccate e cercai di ricordarmi di dar loro dell'acqua. Mi girai e rientrai, mi misi seduta sul letto e presi il cuscino di mio padre, sfiorai delicatamente la forma della sua testa con l'indice, come se la forma potesse sparire se la toccassi troppo. Era passato un anno, eppure percepivo ancora il loro calore, il loro odore. Forse perché li avevo dentro, facevano parte di me tanto quanto il mio cuore o i polmoni. Forse era vero che chi ami non ti lascia mai completamente, non dipende da te, non puoi cancellare il loro ricordo come se fosse gesso su una lavagna. Rimane inciso sulla pelle come l'inchiostro di un tatuaggio, si può schiarire col tempo ma non se ne va mai. Nemmeno se decidi di toglierlo, rimarrà sempre la cicatrice, rimarrà sempre qualcosa che ti farà ripensare a loro.
Alzai lo sguardo allo specchio sopra il comodino, in loro vedevo me. Vedevo gli occhi verdi di mio padre che brillavano, vedevo le labbra e la forma del viso di mia madre, la tendenza della mia pelle ad abbronzarsi subito in estate di mio padre mentre il resto dell'anno l'avevo bianca come neve tipica della mamma.
Subito mi venne in mente se il piccolo avrebbe preso qualcosa da me, se avesse avuto i miei occhi oppure il colore dei miei capelli; se avremmo avuto le stesse passioni, se avremmo litigato sempre
Una domanda fiorì nella mia testa: Avresti preferito averlo e perderlo, oppure non averlo affatto?
Sospirai e mi alzai, delicatamente tolsi la fodera del cuscino di papà, a seguire quella di mamma e poi tutte le altre lenzuola. Osservai la foto di loro due sul comodino e mi inginocchiai sorridendo. La foto ritraeva mamma e papà parecchio più giovani, mi si strinse il cuore vedendo la somiglianza con mamma; la foto era spontanea, uno scatto che loro evidentemente non si accorsero che era stato scattato, erano troppo impegnati a perdersi l'uno nell'altro, mentre si tenevo dalle mani sulla tavola da surf. Alzai la cornice e una volta sollevata cadde una piccola foto che mi fece ridere in mezzo alle lacrime. Era uno scatto un paio di secondi dopo, la mamma era caduta dalla tavola e papà la indicava ridendo senza preoccuparsi di accertarsi se stesse bene.
Ora capisco perché il film preferito di papà era Peter Pan, lo rappresentava troppo. E qualcosa mi dice che se Wendy fosse rimasta con Peter, la loro storia sarebbe come quella dei miei genitori.
Pura. Imperfetta. Eterna.
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Ephemeral
Teen FictionSEQUEL SURFACE Malia ne ha passate tante, anche se sta male per la rottura con Sean decide di affrontare in modo diverso la separazione, per non commettere gli sbagli fatti in passato. Decide di andare in vacanza con Valery, le due ragazze decidono...