Tipo: Soft
AU
Song (scorrete a destra la cover del capitolo):
Space Song - Beach House (slowed and reversed).
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𝑇𝑢𝑡𝑡𝑜 𝑣𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑒𝑏𝑏𝑒 𝑎𝑛𝑑𝑎𝑟𝑒
Il temporale estivo ci ha colti di sorpresa mentre dal portico della casa di campagna osserviamo l'acqua che scroscia lì attorno.
Ci siamo recati lì per passare un pomeriggio in mezzo alla natura e fare un pic nic. L'auto di Eren è parcheggiata poco lontano.
Faccio qualche passo e alzo la testa verso il cielo, le gocce battono fredde su di me, sulla faccia, scorrono tra i capelli corti e lungo il collo, bagnano la mia camicia e inzuppano la stoffa della gonna. Voglio sentirmi un tutt'uno con la natura. I tuoni in lontananza mi ricordano qualcosa, così come i lampi che di tanto in tanto frammentano il cielo. Ma l'acqua scende su di me e mi fa rinascere.
Eren mi raggiunge, si ferma accanto a me. Con la coda dell'occhio lo sbircio. Anche lui ha sollevato la testa, seguo con lo sguardo la linea della sua mandibola.
Questa volta è lui che ha seguito me. Ha deciso di starmi vicino sotto il temporale. La sua mano cerca la mia e la stringe come ha fatto tante volte. Nella nostra vita le mie dita hanno sempre cercato le sue e le sue hanno cercato le mie.
Restiamo in silenzio, sappiamo che questi temporali che squarciano il cielo d'estate durano poco, tra poco il sole tornerà a rischiararci con la sua luce. E allora noi, bagnati e come nuovi, saremo ancora più belli di prima.
La pioggia si fa più delicata, poi cessa d'improvviso. Il corpo intirizzito dalla freschezza del vento ci mette poco a risentire il calore del sole. Noi umani facciamo in fretta a dimenticare e a ritrovare la speranza, quando tocchiamo il punto più basso della nostra disperazione.
E allora anche un bacio può essere insieme una preghiera e una salvezza.
Torno verso l'auto e lo guido tenendolo per mano. I sedili sono completamente reclinati, ci abbiamo steso delle lenzuola, e altre coperte sono ben ripiegate in un angolo, il bagagliaio è aperto.
Senza parlare lo aiuto a spogliarsi dei vestiti bagnati e faccio lo stesso con i miei. Lo avvolgo nella coperta abbandonata sui sedili e cerco di tamponargli piano i capelli umidi. Lui mi scruta in silenzio con i suoi occhi di bosco. Gli asciugo un po' il viso e lui sotto il mio tocco chiude gli occhi per qualche istante, poi li apre per tornare a guardarmi. Penso al titolo di un vecchio libro che recita così: a un cerbiatto somiglia il mio amore.
E mentre mi fissa mansueto si lascia asciugare la fronte, ed è quello che penso. Ma poi i suoi occhi da dolci si fanno di fuoco ed Eren si sporge in avanti per baciarmi. La coperta scivola dalle mie dita, lungo le sue spalle e le sue braccia forti. E allora il cerbiatto del bosco diventa Marte, il Dio della Guerra, e quando mette forza nelle braccia e mi spinge giù io so che non posso e non voglio salvarmi.
Voglio essere la Venere a cui lui si abbandona nel sonno, l'unica donna sul cui grembo vuole riposare. Senza difese, mentre si lascia accarezzare i capelli e il viso. Ma adesso mi sta guardando intensamente e soggiogata mi sporgo verso le sue labbra come lui sta raggiungendo le mie. Il bacio è lento ma vivo. Poi scosta il viso. Sento le sue labbra sfiorarmi la guancia, la linea della mandibola, passa a darmi baci delicati sul lobo dell'orecchio e appena dietro, lì dove la mia pelle è sensibile.
Io respiro il suo odore. Voglio sentire l'odore che fa la sua pelle leggermente sudata e che si mischia col bagnato della pioggia, così respiro avvicinando il naso al suo collo.
Sento il sedile riscaldarsi contro la schiena nuda. Eren mi stringe un po' il mento tra le dita e con la punta della lingua percorre tutto il mio labbro inferiore e poi quello superiore, e poi di nuovo mi bacia. Sento il piacere di assaporare la sua bocca e, come se fosse un frutto fresco, calma la mia sete estiva.
Lo adoro e lo desidero con ogni poro della mia pelle, con ogni goccia di pioggia che mi scivola ancora lungo le braccia tese, scivola giù sconfitta mentre invece cerca disperatamente di ricongiungersi a lui.
Sono sicura che io e lui siamo nati dallo stesso soffio...
Voglio tutto di lui, perché tutto è come se fosse il mio stesso essere.
"Dammi te stesso, Eren" sussurro.
Eren sputa lentamente verso la mia bocca, d'istinto mi sporgo verso di lui e con la lingua catturo quella goccia di saliva che scende lenta, la mando giù e lo sento rabbrividire.
"Mikasa" sospira e poi le sue labbra dischiudono di nuovo le mie. Le sue mani mi accarezzano le braccia. Non c'è molto spazio lì con i sedili abbassati, ma riusciremo a starci ed amarci, anche quando lo vedo tendere la mano verso il tettuccio e spingere come se volesse sollevarlo. I muscoli delle braccia si muovono, gli osservo il torace, fiero dio della guerra, il mio Marte, il mio amore testardo.
Attorno si sentono i versi dei grilli e delle cicale. Qualche zanzara è attratta dal nostro sudore ma la scacciamo via. I suoni solitari dell'estate si mischiano ai suoni bassi e gutturali che ci sfuggono dalla bocca.
Le gocce di sudore si formano ora sulla schiena, sull'addome. Chissà, l'acqua della pioggia forse è evaporata già e ora se leccassi la sua spalla sentirei il sale.
"Eren... Giura... Giura che non te ne andrai più via da me. Sei tu la mia casa".
"E tu sei la mia. Lo giuro. Non me ne andrò mai più. Non ti chiederò mai più di dimenticarmi. E tu... Giura che non mi lascerai mai".
"Lo giuro. Non ti ho mai lasciato andare e mai lo farò".
Ed ecco che il dio della guerra sorride come un bambino e torna ad essere il mio cerbiatto dagli occhi dolci. Si rannicchia tra le mie braccia e so con la stessa certezza con cui so di essere viva, che voglio tenerlo così fra le mie braccia per sempre. Che i suoi capelli siano lunghi o corti, che siano scuri o grigi, che sia per passione o per tenerezza, voglio essere l'unica donna che lo tiene tra le braccia, come in questo caldo pomeriggio d'estate, fatto quasi di febbre che ci rende gli occhi lucidi.
L'afa però non ci ferma, soprattutto quando leggere brezze di vento ci fanno sentire bene.
E penso che questi giorni con lui li ricorderò sempre, solo lui ed io in mezzo alla natura.
Come dimenticarli, questi caldi pomeriggi d'estate.