Per arrivare da Brema a Norimberga si impiegano circa sette ore di auto, così ho convinto Eren a guidare a turni, almeno per permettergli di rilassarsi un po'. Notando che ci tenevo abbastanza, questa volta ha accettato. A quanto mi aveva già spiegato prima di partire, sempre durante i lunghi pomeriggi che ho trascorso da lui e l'ho aiutato nella sistemazione dell'arredamento e i rivestimenti del camper, per guidare un camper in Germania o Francia basta la comune patente B, a patto che il camper non superi le tre tonnellate e mezzo di carico, cosa di cui ovviamente Eren si è premurato sin da principio, per non avere rogne nel caso dovesse essere fermato dalla polizia.
Ci siamo accordati così: io guiderò tre ore di mattina, poi ci fermeremo per una pausa pranzo, e le restanti quattro ore guiderà lui.
"Guido fino al distributore di benzina, facciamo il pieno e poi prima di immetterci in autobhan facciamo il cambio" propone, mentre si sta vestendo.
Sono le otto del mattino, ce la siamo presi comoda visto che ci siamo addormentati un po' tardi ieri sera.
Lui è in piedi di fronte al letto, si sta infilando dei pantaloni larghi di tuta, grigi, per stare comodo, e scarpe sportive nere. I suoi capelli castani sono sciolti, e distrattamente mi ritrovo a osservarne le punte mentre si piega a cercare una maglietta pulita nel cassettone in legno sotto al letto.
Non posso fare a meno anche di osservargli il sedere e la schiena nuda. Mi costringo a distogliere lo sguardo, la schiena di Eren è palesemente un mio punto debole.
Io sono ancora in pigiama, in shorts azzurri e canotta bianca, probabilmente il mio caschetto ramato è super spettinato. Senza la colazione difficilmente riuscirò a far attivare i miei neuroni...
Così mi limito ad annuire alla sua proposta e ad affermare un "Sì" che sia almeno un po' udibile. Sono di fronte al lavello della cucina, sto preparando la colazione per entrambi. Caffè d'obbligo, yogurt magro con noci e avocado, spremuta di frutta già comprata.
Quando ho finito mi appoggio al portellone chiuso del caravan, davanti i finestrini, ma Eren sta ancora cercando qualche maglietta pulita da indossare.
"Credo sia giunta l'ora di fare il bucato" ammette, trovandone finalmente una decente, una semplice maglietta nera a maniche corte, e indossandola da sopra la testa. Dobbiamo darci una mossa, non possiamo partire troppo tardi e poi devo ancora cambiarmi e darmi una sistemata.
Lui si avvicina al lavello e prende il suo yogurt con noci e avocado, mentre io lo incalzo.
"Sì, dai, amore, vieni a fare colazione".
Si ferma di fronte a me, poggiato contro il lavello. Di solito la mattina abbiamo sempre fatto colazione così, è quasi una routine, ritrovarci uno di fronte all'altra, fare due chiacchiere tranquille e guardarci negli occhi. Io in quel momento mi porto il bicchiere di succo di frutta alle labbra, quasi come a volermi nascondere.