La centoquattresima squadra reclute aveva fatto ritorno al distretto di Trost, dopo due anni di addestramento. Adalie stava camminando per le sue strade in compagnia di Jean, Marco, Armin, Connie e Sasha. Gli ultimi due erano qualche passo davanti a loro, esaltati.
Armin sorrise sereno mentre si guardava intorno."Jean, casa tua dovrebbe essere da queste parti, giusto?"
Jean gli lanciò un'occhiatina indifferente.
"E che importa?"
Gli occhi nocciola di Adalie si illuminarono, mentre stringeva più forte le bretelle del suo zaino. I capelli ramati erano intrecciati sulla nuca, tranne il ciuffo libero che scendeva sul lato destro del viso.
"Davvero? Abiti qui?"
"Mh... Ecco perché non volevo che si sapesse. Che intenzioni hai, Ral? Vuoi architettare un piano per mettermi in imbarazzo?"
"Guarda che il tipo rissoso con la faccia da cavallo sei tu".
"Non sembri tanto diplomatica e gentile neanche tu! O, per lo meno, non con me" replicò abbassando gradualmente la voce e concludendo poi con un'espressione un po' imbronciata.
Adalie se ne accorse e la trovò l'occasione perfetta per punzecchiarlo, facendogli un sorrisino smaliziato.
"Oh, allora vorresti che fossi più gentile e carina con te...?"
Jean arrossì e le lanciò un'occhiata non proprio amichevole.
"Il carina lo hai aggiunto tu! E poi non è vero. Ti ricordo che sei stata tu a corteggiarmi fin da principio. O hai dimenticato di come mi hai fatto la corte con la manovra tridimensionale e Shadis ti ha rimproverata?"
Adalie spalancò la bocca, imbarazzata.
Jean ridacchiò atteggiandosi da figo, e lei protestò."Sai benissimo che all'epoca, come ora, il mio unico scopo era quello di infastidirti".
Marco si intromise, curioso.
"Non farai un salto a casa? Thomas anche abita da queste parti, e ha detto che sarebbe andato a trovare la sua famiglia".
"Tua madre sarà felice di rivederti" rincarò Armin.
Jean sembrò irritato.
"Fatela finita, tutti e tre!"
"Avanti, perché sei sempre così antipatico! Non abbiamo detto niente di male" si difese Adalie.
"Vi impicciate sempre negli affari che non vi riguardano, soprattutto tu, Ral. Tu sei la regina degli affari altrui".
Adalie si sentì punta sul vivo.
"No, no, chiariamo questo punto. Io ho solo l'abilità di trovarmi al momento giusto nel posto giusto."
Armin la guardò di sottecchi.
"Ora che ci penso, ha ragione. Sei ovunque, e ascolti i discorsi di tutti".
Marco rise mentre Adalie s'imbronciava.
"Stavamo parlando della madre di Jean!"
"No, discorso chiuso, Ral!"
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Quella sera, durante la mensa, Jean si era isolato. Era stato preso in giro dai suoi compagni, accusato di sentire la mancanza di casa ed essere distratto per quello. Inoltre, era di cattivo umore perché avevano fatto un'esercitazione per la manovra tridimensionale: avevano simulato un attacco di titani sagomati tra le mura del distretto di Trost, e anche quella volta gli avevano rubato da sotto al naso le prede. Ora se ne stava, dunque, imbronciato e pensieroso seduto a un tavolo, da solo, fino a quando Adalie, senza neanche chiedergli permesso o se avesse avuto voglia di compagnia, gli si era seduta di fronte col suo pasto.