v.

7 5 0
                                    

Qui nell'ospedale psichiatrico, con un accendino tra le mani sgraffignato a qualcuno, continuo a bruciare una lettera dopo l'altra. Se mi scoprissero non me la caverei con una strigliata, probabilmente comincerebbero a tenermi maggiormente d'occhio temendo possa causare qualche problema. Un accendino in mano ad un paziente con disturbi e traumi psichiatrici...

Ma in questo momento troppo poco m'importa. Mi gratto la barba rada sul mento, seduto sul mio letto, mentre gli altri dormono. Osservo le fiamme danzare e ogni foglio accartocciarsi nella mia mano e sussurrarmi il suo ultimo addio.

Le fasciature sul capo sono troppo strette a volte, l'allento appena con un dito. Ho voluto provare il suo stesso dolore almeno una volta.

E vedere il mondo come lo vedeva lei.

Che cosa volete da lui, lasciatelo stare, il peso del mondo è troppo per lui

lo sta schiacciando

i suoi occhi si spengono giorno dopo giorno

o forse sono io che sto sbagliando tutto, che dovrei credere ciecamente in lui

lui è disposto a portare questo peso

significa forse che lo amo di meno, se voglio solo che sia felice e libero?

Come quando ha chiuso quella breccia tutto da solo

e ne ha aperta una più grande.

Perché io sono nato in questo mondo!

Il calore del titano arde e brucia i ricordi e spazza via il sogno perfetto di una casa e una quotidianità con mia madre, mio padre, Mikasa. E, mentre ricordo chi sono e perché sono qui, l'urlo del titano d'attacco squarcia il cielo. È la mia voce, è anche la mia gola che sta urlando la sua rabbia e la sua decisione.

Il masso che sto cercando di trasportare è così pesante che cerca inesorabilmente di buttarmi giù. Lo sento premere contro il viso, contro la testa.

È come se stessi venendo schiacciato.

Mikasa? Armin? Che cosa state facendo? Se rimanete lì a terra i giganti vi prenderanno!

Loro due sono lì per terra davanti a me, mentre i piedi del titano si muovono - mentre i miei piedi, io sono questo titano, questo titano è me e lo sento con tutta la forza disperata che ho- loro corrono, ed io seguo la loro scia come soggiogato da una forza superiore.

Attorno a noi c'è l'inferno. Soldati della Guarnigione mi donano del tempo sacrificando la propria vita; lasciano che i titani li vedano a terra e si concentrino su di loro, permettendo a me di avanzare, no, non a me; io non sono niente. A questo simbolo, a questo masso, a questo peso che porto sulle spalle.

E che in questo momento mi sembra grande quanto il mondo, prezioso allo stesso modo, e forse è proprio per questo che è tanto difficile portarlo.

Sto reggendo il peso del mondo sulle spalle; e devo farlo nonostante mi stia schiacciando, perché un altro modo non c'è.

Cerco, con sforzo, senza fermarmi neanche per un istante o so che sarò perduto, di continuare a mettere un piede davanti l'altro e non soccombere al peso.

I ricordi si affollano nella mia mente, di tutto ciò che può risvegliare la mia forza.

Rivedo il volto sognante di Armin quando mi ha mostrato il suo libro, contrapposto all'Armin che oggi ha cercato di farmi riscuotere dal torpore illusorio in cui la mia coscienza era scivolata per non soffrire.

«Quindi perché volevi andare nel mondo oltre le mura?»

Sin dalla nascita, siamo liberi... Non importa quanto siano forti coloro che ci vorrebbero togliere quella libertà...

Acqua che brucia, terre ricoperte di ghiaccio... non importa! Colui che le vedrà sarà la persona più libera del mondo!

Combatti!

Me lo ripeto incessantemente nella testa.

Ripenso a Mikasa, a quando l'ho salvata da quei criminali che hanno ucciso la sua famiglia. Anche quella volta sembrava non esserci alcuna speranza, e invece ce l'abbiamo fatta. Perché non ci siamo arresi, abbiamo combattuto.

Darei volentieri la mia vita per questo!

Non importa quanto il mondo sia terrificante. Non importa quanto il mondo sia crudele!

Combatti!

Ancora il volto dei miei amici.
Il volto di Boa che mette insieme dei rametti per accendere un piccolo fuoco in mezzo al campo di addestramento. Fa freddo, lei si sfrega le mani e ci alita sopra per riscaldarle.

«Non tutti la pensano come me» le dico scoraggiato. «Alcuni pensano ne sia ossessionato, tanto da chiedermi se non abbiano ragione. Se non sono davvero soltanto un pazzo che ha fretta di morire. Ma questo non dirlo a nessuno, o finiranno per pensarlo sul serio se sono il primo a dubitare di me stesso» ammetto sedendomi e guardando passivamente le piccole fiamme che cominciano pigramente ad alimentarsi. Mi lancia un'occhiatina con l'unico occhio visibile.

«Eren, non dubitare di te stesso fintanto hai un cuore. Dovrebbe occhio e croce trovarsi lì, sì? Nel posto giusto, all'altezza del tuo petto. Finché resta lì allora saprai cosa stai facendo».

D'istinto mi sono posato una mano sul cuore, il suo battito calmo mi ha tranquillizzato.

«Finisce solo quando rinunci al cuore» dico assorto. Lei fa un cenno.

«E alla sua umanità».

Combatti!

COMBATTI!

So che i miei amici sono qui da qualche parte, sul tetto di qualche abitazione. Probabilmente stanno tutti cercando di allontanare i titani dal mio cammino, stanno cercando di proteggermi. Non li deluderò.

«Proteggete Eren a tutti i costi!» ha gridato qualcuno qui e là.

Grazie per proteggermi, io proteggerò tutti voi.

Perché sento il cuore battermi forte nel petto. È ancora lì, con tutta la sua umanità. Ed è l'umanità il suo motore, l'umanità che ci collega gli uni agli altri, che fa mettere in gioco le nostre vite.
Come questi soldati attorno a me, che in un atto di compassione estrema stanno rinunciando alla loro stessa vita affinché l'umanità vinca. Sopravviva. Affinché i loro cari, i figli, i genitori, le sorelle i fratelli, i mariti e le mogli, gli amici, il vicino di casa, l'uomo che vende frutta al mercato, i bambini che corrono per strada possano avere una possibilità di essere liberi.

Ci fa mettere in discussione le nostre debolezze.
Il peso di questo masso che mi schiaccia neanche lo sento più, è ben poca cosa questo dolore rispetto all'urgenza che provo all'idea di chiudere quella dannata breccia.

Ci fa mettere in discussione le nostre paure. Come quella di me che non sono capace di proteggere i miei affetti.
Heh... No.
Io mi chiamo Eren Jaeger!

COMBATTI!

Con la coda dell'occhio vedo due figure planare contro un titano, una sfumatura di capelli rossi.

Finisce solo quando rinunci al cuore.

È per questo che lo offriamo all'umanità.

La voce di Armin raggiunge le mie orecchie.

«Forza Eren!»

Finalmente lascio andare il masso, questo immane peso scivola dalle mie spalle, chiude la breccia.
Prima che la mia coscienza scivoli di nuovo via da me, sento Rico sparare un razzo di segnalazione contro il cielo.
La fumata è gialla, abbiamo vinto.

«Oggi è la prima volta che l'umanità ha sconfitto i giganti».

E vinceremo ancora, ve lo prometto...
Saremo liberi.

Chiudo gli occhi, sento così tanto calore che il mio corpo si sta fondendo con quello del mio titano. Voglio dormire adesso. Ma vi prometto che porterò questo peso fino alla fine.

Vi donerò anche l'anima.
È un sacrificio per la libertà.

.

.

.

𝘈𝘰𝘛 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora