Il mattino dopo, il sole entrò dalla finestra e svegliò Adalie. Aprì prima un occhio e poi l'altro, se li strofinò con i pugni chiusi e si mise a sedere in mezzo al letto. Trovava sempre molto strana l'apparente quiete dopo un dramma.
Forse perché stava a dimostrare come il sole continuasse a sorgere, e il giorno nuovo ad arrivare, e non importava cosa potesse essere accaduto.
Ben misera cosa erano le faccende degli uomini su questa terra.
Si alzò prima degli altri, non aveva sonno. Si vestì in silenzio, lanciando un'occhiata a Sasha che ronfava e sbavava nel letto accanto. Indossò abiti civili, una lunga gonna blu scuro su una camicia bianca con i bottoncini perlati. Si spazzolò nel completo silenzio e decise di lasciare i capelli sciolti. Andò in cucina, la quiete ancora regnava.
Le tornò in mente il desiderio di Jean e pensò di esaudirlo, tanto non aveva di meglio da fare. Così, prese delle uova e cominciò a preparare delle omelette.
Quando gli altri entrarono in cucina sentirono subito il profumo della colazione."Uao, che profumino. Grazie! Hai cucinato delle omelette per noi?" chiese Connie, sedendosi a tavola.
Jean, entrando in cucina, si bloccò per un attimo. Guardò stupito Adalie, che gli sorrise amichevole.
Sedette e si servì della sua omelette.
Lì per lì non disse nulla, ma quando la cucina si svuotò e ognuno se ne andò a fare qualcosa, Jean rimase a sistemare con lei.
"Sei proprio una cara amica, Adalie".
"Lo so. Mi vorrei anch'io come amica" scherzò lei cominciando a passare uno strofinaccio bagnato attorno ai fornelli.
Lo guardò e aggrottò la fronte.
"Che ti prende? Hai l'aria di uno che muore dalla voglia di chiedermi qualcosa."
"Stai cominciando a provare interesse per Eren?"
"Non credevo che da fuori sembrasse così. Non credevo nemmeno che io e te fossimo il tipo di amici che si confidano questo tipo di segreti".
"Il fatto che tu non abbia risposto, è già di per sé una risposta."
"E che mi dici di te? Sei sempre interessato a Mikasa?"
"Be', sono andato a lungo dietro Mikasa, ma non è detto che non possa avere un cambiamento di rotta. Insomma, le cose succedono. Sei d'accordo?"
Adalie si voltò a guardarlo, ma lo vide distogliere ripetutamente lo sguardo da lei e farlo vagare altrove.
"Mh... sì..." convenne arrossendo un po' e concentrandosi a pulire il fornello.
Rimasero in silenzio per qualche istante, poi Jean parlò di nuovo.
"Armin mi ha detto cos'è successo quel giorno, quando ero incosciente".
La notte che fecero ritorno alle mura, dopo aver avuto quella strana discussione con Adalie, Jean si era allentato il colletto della camicia, ritrovando incastrato tra la asola e il bottoncino un lungo capello ramato. Lo aveva sfilato constatando che fosse proprio lungo, proprio uno dei capelli di Adalie. Ma come ci era finito lì? Non ricordava di averla abbracciata o roba simile. Così si era avvicinato ad Armin e gli aveva chiesto cosa fosse accaduto. Il ragazzo gli aveva raccontato di come si fosse gettata su di lui per proteggerlo dal titano.
Adalie continuò a pulire il fornello, poi si fermò.
"Ah, sì."
"Grazie".
"Di niente. Avresti fatto lo stesso".
Jean si schiarì la voce.
"Dunque, allora... hai appena esaudito il mio desiderio. Per quanto riguarda il tuo...-"