Tipo: Soft
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Dove sono
È un pensiero fugace che mi coglie mentre i miei ricordi sono ancora intorpiditi. La luce filtra da sotto le ciglia, si insinua sotto le palpebre. Sotto le dita sento ciuffetti d'erba, li stringo.
Apro gli occhi, lentamente mi metto a sedere. Non capisco dove sono, che giorno o che ora sia.
Sono semidisteso lungo la scalinata che porta alla mia casa.
La voce di mia madre, alle mie spalle.
"Eren, ti sei di nuovo addormentato fuori? Prenderai un raffreddore, entra in casa!"
Mi sono... addormentato fuori...?
Mamma è sulla soglia, mi guarda in modo strano.
Cosa c'è? Asciugo gli occhi, mi accorgo che sto piangendo, il cuore si stringe ma per qualche ragione sono felice di vederla lì. È la stessa di sempre, ma per un attimo mi sembra che voglia chiudere la porta, così mi affretto ad alzarmi in piedi e raggiungerla per entrare in casa. Mi sorride e mi da un colpetto sulla fronte con le nocche.
"Sei sempre il solito".
"Mamma...perché sei qui?"
Lei sorride. Mi guarda con amore. Mi sento ripagato di tutta la spossatezza e la stanchezza che sento.
Che strano... È diventata così piccola davanti a me.
"Come perché? Oggi è un giorno speciale. Buon compleanno, Eren."
"Grazie... Te ne sei ricordata".
"Sì. E tu?"
Mento facendo un cenno col capo e sorrido sereno.
La casa è la stessa di sempre, come la ricordo. Ah, ma cosa dico...
Perché dovrei soltanto ricordarla?
Sul tavolo in cucina c'è una crostata di pere. Il suo profumo invade ancora la stanza, deve essere stata appena sfornata.
"Vatti a sistemare" mi sta dicendo lei. Mi guardo intorno spaesato.
"Dov'è... Mikasa?"
"Sta tornando, le ho chiesto di andare a comprare alcune cose al mercato e Armin l'ha accompagnata".
Vado a sedere sulla panca, dove è abbandonata una coperta. Me la sistemo addosso, mia madre mi lancia un'occhiatina perché non l'ho ascoltata e non sono andato a darmi una sistemata. Ma oggi è il mio compleanno, me lo posso permettere...
"Io... e Mikasa viviamo ancora qui?" chiedo un po' stranito, ma mi zittisco subito perché lei si ferma davanti alla panca e mi prende il volto tra le mani. Sgrano gli occhi mentre mi dà un bacio sulla fronte. Poi sfiora una ciocca.
"Questi capelli non saranno troppo lunghi?"
Tocco distrattamente una delle punte.
"Sì... Forse dovrei chiedere a Mikasa di tagliarmeli..."
Da fuori la finestra del salotto sento le voci di Armin e Mikasa che stanno salendo i gradini fino alla nostra casa. Aprono la porta ed entrano.
"Mikasa, Armin" attiro subito la loro attenzione.
Loro si voltano verso di me e mi sorridono.
Armin mi sta sorridendo con gioia negli occhi, il cuore mi si allarga e sorrido anche io.
Va... Va tutto bene.
"Eren! Buon compleanno!" esclama lui. Mi alzo perché Mikasa ha tra le mani un pacchetto per me. Ma Armin allunga le mani verso di me e mi abbraccia. Mi stringe forte e io ricambio la stretta.
"Grazie, Armin".
Quando sciogliamo l'abbraccio sposto lo sguardo su Mikasa. Lei ha un'espressione dolce. Non sorride ma è dolce. Mi porge il pacchetto.
"Buon compleanno, Eren".
Lo prendo e comincio a scartare il regalo. Tutti mi guardano, ma non sono imbarazzato. Sono felice. Dentro c'è un maglioncino grigio.
"Grazie ragazzi, è bellissimo. Lo ha scelto Armin, vero?"
Lui si gratta la testa e ride.
"Hai indovinato".
Mamma sorride e poi guarda fuori dalla finestra, la luce del sole le illumina parzialmente il volto. È bella.
E lo è anche Mikasa.
"Sedete a tavola, Grisha sta per arrivare."
E infatti poco dopo mio padre varca la soglia di casa, accompagnato da mio fratello.
Oh... Sono davvero venuti tutti qui per me...
"Bentornato" lo saluta mamma, come sempre, mentre mio padre le sorride e si toglie il cappello, il soprabito, lo appende vicino la porta.
"Buongiorno, Carla" la saluta gentile Zeke, aggiustandosi gli occhiali.
"Zeke!"
Sono ancora in piedi vicino la tavola, mio padre mi raggiunge e mi stringe una spalla.
"Buon compleanno, figlio mio".
"Grazie... Papà".
Mi guarda con sguardo intenso, sembra quasi che desideri abbracciarmi. Ma è solo un momento, perché Zeke mi occupa la visuale e lui sì, lui mi abbraccia.
"Fratellino! Buon compleanno!"
"Fratello. Grazie".
È più affettuoso di me, che mi sento un po' confuso, ma apprezzo profondamente tutto quello che c'è attorno a me. È il calore di una casa che mi sembrava di non sentire da troppo tempo. Mamma e Mikasa si guardano e sorridono.
"Tutti a tavola, forza. Eren, taglia la crostata".
Ah...
Forse sono un po' imbarazzato adesso.
Mi tocco la testa e forse le punte delle mie orecchie sono più rosse, ma cerco di non darlo a vedere. Incrocio gli occhi di Armin che mi lancia un'occhiata incoraggiante, è più rosso di me in volto, ha la stessa espressione entusiasta di quando mi mostrava il suo libro sul mondo esterno.
Tutti siedono al loro posto, mentre io resto in piedi, al centro della tavolata e davanti la crostata. Prendo il coltello e mi accingo a tagliarla, ma prima mamma si avvicina con una candela. Protegge la fiamma con una mano e l'avvicina al mio volto.
"Prima devi esprimere il tuo desiderio!"
Oh... Il mio desiderio...
La libertà... Di vivere con voi... Di camminare dappertutto con voi... Di portarvi ovunque desideriate. Mamma, voglio farti vedere il mondo. Mikasa, voglio comprartelo io il gelato questa volta. Devi solo dirmi dove vuoi andare... Ti ci porterò.
Soffio sulla candela e loro battono le mani, i volti di Armin e Mikasa sono arrossati, Zeke sembra quasi commosso, mio padre sorride e mia madre fa una risatina. Davvero sono così felici soltanto guardando la mia faccia?
Finalmente taglio la crostata tra chiacchiere e risate, e la mangiamo tutti insieme.È sera, è stato un bel compleanno, Zeke e Armin sono andati via. Ora nel salotto siamo rimasti soltanto io e Mikasa.
Lei si avvicina con due fotografie tra le mani.
"Tuo fratello ha fatto sviluppare le fotografie che abbiamo scattato quel giorno".
La guardo. In realtà non ricordo di cosa stia parlando, ma annuisco comunque.
Ho saputo che se le scambiano le persone care quando si separano. Le portano con sé, per avere sempre accanto il ricordo di parenti, amici, fidanzati.
"Eren" mi richiama lei.
"Oh, vediamole. Sono curioso."
Mi avvicino.
La guardiamo e Mikasa sospira.
"Non ho sorriso..."
Mi viene quasi da ridere ma lei arrossisce.
"Non importa. È il tuo tipico sguardo malinconico. Tu sei così la maggior parte del tempo".
Prendo la sua foto e la nascondo all'interno del cappotto nero che indosso.
"La porterò sempre con me. Grazie, Mikasa."
Lei guarda di nuovo la mia, la conserva nella tasca del suo cardigan rosa.
D'istinto sollevo una mano e la poggio sulla sua guancia.
"Mikasa, perché piangi?"
"Eren... Non voglio guardare questa fotografia perché non sei qui. Non voglio separarmi da te" ammette.
La mia mano si muove con delicatezza. È immobile ma muove appena le dita, che sfiorano la sua piccola cicatrice sotto l'occhio, quasi come a volerla cancellare.
"Perché sono la tua famiglia" dico piano. Sembra un'affermazione amara, ma non solo, sembra di nuovo anche una domanda.
"Mikasa".
Lei solleva di nuovo lo sguardo su di me, attraverso il velo di lacrime che le appanna la vista.
"Mikasa. Se il mio tempo non stesse per scadere, vorresti tornare a quando avevamo la nostra vecchia casa? Ci vivresti ancora in una casa con me?"
Lei fa un cenno del capo.
"Sì".
Distolgo lo sguardo e sorrido. Mi siedo di nuovo sulla panca. È stata una giornata stancante, un bellissimo compleanno come non ne vivevo da tanto. Ora voglio dormire.
Sento la sua voce cullarmi. Mikasa mi prende il volto tra le mani.
Si china a baciarmi con una dolcezza esasperante. Sento distintamente le sue labbra poggiarsi e incastrarsi perfettamente tra le mie. Sono asciutte e morbide.
"Buon compleanno, Eren".
"Voi... Mi volete ancora bene".
"Perché dovremmo smettere? Noi ti amiamo."
"Grazie ragazzi... Grazie a tutti per aver festeggiato il mio compleanno. E per non avermi lasciato solo."