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La maggior parte dei miei ricordi riguardano la guerra. Gli scontri, le battaglie, la disperazione e il sangue. E poi ci sono stati anche momenti dolci e insieme amari, che lei conservava tra queste lettere.

Il palmo della sua mano scottava. L'ho scritto tante volte, che tutto il suo corpo scotta

E il suo palmo e il mio, coi calli della guerra, di chi può soltanto stringere le else delle spade anziché gli amori

adesso so che quel giorno

aveva già deciso cosa fare

la pioggia lavava via ogni vergogna o remora

quella volta non avremmo perso.

La battaglia si sta spostando in una zona boschiva e il comandante Zoe ha dato ordine di allontanarci e raccoglierci in direzione opposta a quella dei titani in arrivo. Chi, come me, si trova nell'ala est dell'unità si ritrova a cercare riparo tra i boschi. Salto da un albero all'altro con l'A.M.T, abbiamo perso i cavalli e per questo non posso fare a meno di pensare che la spedizione sia fottuta.

Abbiamo finito di abbattere i titani che infestavano Shiganshina, e adesso, pian piano, ci spingiamo oltre le mura sempre un po' più in là.

I nostri cavalli corrono, il tempo passa, mentre noi riconquistiamo un po' di terreno miglio dopo miglio. So che presto arriveremo al mare, l'enorme distesa che sembra infinita, fatta di acqua salata. L'oceano, quell'oceano che Armin ha tanto sognato di scoprire reale e che io ho visto nei ricordi di mio padre.

«Merda» sospiro tra me e me. Non vedo più nessuno dei compagni che erano con me, si sono dispersi nei boschi, ma i titani invece li vedo benissimo, attirati dalla presenza degli umani cercano di avanzare sradicando passivamente rami e radici al loro passaggio. Obbedendo al loro istinto di mangiarci nella speranza innata, probabilmente, di ingerire il possessore di uno dei sette titani e prenderne il potere, tornare ad essere umani anche loro, anche solo per tredici anni.

Qualcuno mi taglia quasi la strada d'improvviso, facendomi saltare un battito per lo spavento, ma riconosco subito Boa.

«Boa!» la chiamo volandole dietro. Lei si ferma su un ramo e aspetta che io la raggiunga.

«Eren, credo che stia andando male».

«Sì, ormai siamo allo sbaraglio. Merda...»

«Sto finendo il gas».

«Ehi, niente panico».

Boa nemmeno mi ascolta, sta cominciando ad analizzare il suo equipaggiamento. La guardo in viso, mi sembra strana, preoccupata.

«Facciamo una valutazione di come stiamo messi» dice intanto.

«Sì, okay».

Controlliamo le condizioni delle armi e del dispositivo. Tutto sommato stiamo messi bene, scorte di gas a parte, nessuna delle nostre armi è danneggiata. Sto rinfoderando le mie lame, quando noto che Boa si sta passando una mano sulla fronte con fare triste.

«Stai bene?» le chiedo alla fine. L'avevo detto che sembrava preoccupata.

«Sì... è che prima era più semplice odiarli e abbatterli, ma adesso che abbiamo scoperto cosa sono e da dove provengono...» comincia a dire senza guardarmi in viso. «Sono stata la prima a dire ai nostri compagni di mettercela tutta, eppure...»

Abbasso il capo, mi guardo per un attimo il palmo di una mano. A volte non so più se sia il mio, quello di mio padre, o quello di Eren Kruger, detto il Gufo.

«Sì. Sono Eldiani come noi. Compatrioti catturati e caduti. Fa ancora strano pensarlo e accettarlo, perfino per me» replico con tono apatico, senza quasi rendermene conto. Lei è la prima a riscuotersi, il suo occhio è fisso su di me, e... mi sta compatendo?

𝘈𝘰𝘛 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora