Quel mattino, sulle mura, Adalie ascoltava Eren, Thomas e Connie parlare delle domande di iscrizione, e Sasha fare la scema con la carne che aveva rubato dalle cucine.
Quella, era una giornata decisamente strana. Percepiva una certa tensione, forse perché il momento della scelta era ufficialmente arrivato.
La centoquattresima squadra era ormai sciolta, molti dei suoi compagni avrebbero preso strade diverse. Forse era anche per quello che si sentiva un po' sotto tono. Alcuni di loro non li avrebbe rivisti probabilmente mai più, se fossero entrati nel corpo di Gendarmeria, o almeno supponeva.
Si sfiorò la ciocca ramata che non era intrappolata nella treccia attorcigliata sulla nuca, la mise con impazienza dietro un orecchio. Il suo sguardo si spense appena, non era pronta a dire addio.
L'attimo dopo, qualcosa non andava.
Sentì l'aria alzarsi, un calore improvviso. Percepì paura negli altri, vide Thomas sbiancare guardando un punto davanti a sé. Durò tutto una frazione di secondo, perché fu davvero impossibile non notare la testa del Colossale fare capolino sulle mura. Eren era proprio davanti a lui, Adalie si sentì lo stomaco in gola per il senso di pericolo.Un vapore che bruciava li sbalzò via, improvvisamente erano urla di stupore e imprecazioni da tutte le direzioni. Sentì da qualche parte Eren urlare di passare alla manovra tridimensionale e ricordò di avere l'attrezzatura addosso.
Un frastuono le fece intuire che il Colossale aveva calciato il muro, aprendo una breccia, esattamente come cinque anni prima. Con un opprimente senso di rassegnazione, Adalie capì che l'umanità stava per rivivere quell'orrore.
Eren tentò di colpirlo, ma non ci riuscì: il Colossale usò quel suo vapore ardente per sbalzarlo di nuovo via. Con una manata spazzò via i cannoni sulle mura, poi scomparve improvvisamente, senza lasciare una sola traccia di sé.
Le campane cominciarono a dare l'allarme, rendendo tutto ancora più reale. Le truppe del Corpo di Guarnigione erano le uniche presenti al momento in città, le uniche a dover riparare alla svelta la porta sfondata, prima che i titani arrivassero e invadessero anche quell'area.
"Chi è entrato in contatto con quella cosa lo riferisca immediatamente al quartier generale, tutti gli altri con noi! Il corpo di ricerca è fuori in missione, ci siamo soltanto noi a proteggere la città! Voi, principianti, avete superato il test per la qualificazione: ora siete soldati in piena regola!"
Gli incarichi furono assegnati a tutti loro, divisi tra guardia frontale, centrale e retroguardia.
Jean si portò una mano sul viso.
"Maledizione, perché doveva succedere proprio oggi? Domani sarei passato al distretto interno..."
Adalie si ritrovò col gruppo di Eren e Armin, nella guardia centrale. Si assicurò che l'attrezzatura fosse a posto e ripensò alle lezioni imparate e a tutte le esercitazioni su come uccidere i titani.
Farò del mio meglio. Proteggerò i cittadini. Ho giurato di farlo. Domani offrirò il mio cuore all'umanità. Ma allora perché non riesco a sopportare di non essere nei paraggi di una sola persona? Ho paura. Non solo per me, ma anche per loro, per lui. Jean, ti prego, fa' attenzione.
Adalie si sentì sciocca, mentre correva sui tetti dietro i suoi compagni di squadra: fino a qualche minuto prima era stata giù di morale all'idea che Jean sarebbe entrato nel Corpo di Gendarmeria e lei non lo avrebbe più visto. Adesso che il pericolo dei titani era di nuovo dannatamente concreto, desiderava solo saperlo al sicuro entro le mura del distretto interno.
"Un titano! Attenti, toglietevi di lì!"
Adalie si allontanò con uno slancio, ma con orrore vide Thomas finire in bocca al titano. I suoi occhi erano disperati, ricolmi di terrore, poi sparì oltre le fauci. Il cuore le martellava nel petto. Eren corse in avanti, un altro titano sollevò la testa da sotto l'edificio lungo il quale correva. Lo videro cadere in avanti, senza una gamba. Adalie, anche da lì, riusciva a vedergli l'osso e la macchia di sangue che si allargata.