Avvertenza: Soft, Lemon.
Importante: Ogni volta che c'è lo spazio e inizia il nuovo 'paragrafo', il pov cambia dall'OC ad Eren.𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐠𝐠𝐢 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐦𝐚𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫𝐞𝐧𝐧𝐢
.
.
.Stiamo tornando al quartiere residenziale in cui noi, membri del Corpo di Ricerca, viviamo nel distretto di Trost. Siamo impegnati nella costruzione del primo impianto di sistema ferroviario, è stata un'altra giornata quasi sfiancante sotto al sole. Soltanto al tramonto torniamo indietro con il carro merci, e ormai facciamo avanti e indietro da giorni.
Come soldato, continuo certamente a preferire questo piuttosto che uccidere titani, eldiani come noi. Una volta tornati a casa ci disperdiamo, ognuno ha bisogno di darsi una rinfrescata e una sistemata per affrontare la sera come più preferisce.
A volte mangiamo insieme, a volte crolliamo a dormire, a volte giochiamo a carte e altre volte ancora affrontiamo discorsi seri sul futuro di Paradis e sulle condizioni in cui versiamo tutti.
Questa sera, però, a tutti va di fare cose diverse, così decido di seguire Eren, che ha voglia di uscire un po'.
Lo raggiungo davanti il cancello, è estate e indossa una maglia con dei laccetti sul davanti e a maniche corte, su un paio di pantaloni neri. Non bada mai al suo stile, nel senso che non veste bene come Armin o Jean, eppure tutto ciò che indossa a me sembra che sia meglio di tutto il resto. I suoi capelli castani si stanno allungando, Eren a diciotto anni sta diventando sempre più bello.
"Eccomi" attiro la sua attenzione poco prima di raggiungerlo. Gli ho detto già che lo avrei seguito, mi sta aspettando...
Be' non gli ho detto esattamente che sarei uscita con lui, anche perché mi sentivo piuttosto osservata lì nella stanza, c'erano tutti. Però gli ho detto che avevo intenzione di uscire anche io e che per tanto avremmo potuto fare un tratto di strada insieme.
"Sì" fa un cenno e cominciamo a passeggiare vicini lungo la strada, in attesa di fermare una carrozza per avvicinarci maggiormente al centro abitato.
Riusciamo a chiamarne una, resto in silenzio mentre guardo il cocchiere che frena un po' i cavalli e si arresta sul ciglio della strada.
"Dove devi andare?" mi chiede Eren con sguardo spento.
Ah, non lo so, a girovagare da sola...
Tutto il mio desiderio di uscire si riduceva a fare questa breve passeggiata con te...
Sollevo un po' le sopracciglia, colta alla sprovvista.
"Oh, ehm... Nei pressi del mercato mi va bene".
Eren fa un altro cenno e comunica al cocchiere, io salgo per prima e prendo posto sui sedili imbottiti della carrozza. Liscio le pieghe della gonna blu notte che indosso, abbinata a una camicetta lilla a maniche lunghe infilata nella gonna. Mi porto una ciocca del caschetto ramato dietro un orecchio e lancio un'occhiatina incerta ad Eren, che sta salendo anche lui sulla carrozza.
Gli ho detto il mercato perché avremo un po' di tempo anche così, ma forse lui scenderà prima. Decido di chiederglielo.
"Tu invece dove vai?"
"Non ho una meta. Voglio solo camminare un po' per il distretto. Ultimamente mi rilassa".
Mi sembra molto stanco.
"Stai bene?" gli domando aggrottando la fronte. La carrozza si muove, ondeggia un po' e ogni tanto traballa quando le ruote prendono qualche ciottolino.
Eren mi guarda negli occhi per qualche istante, poi abbassa lo sguardo.
"Cosa faresti se decidessi di andarmene? Cercheresti di fermarmi?" mi chiede senza guardarmi. Deglutisco.
Perché una domanda del genere...?
"Io... Credo di sì."
Eren non risponde, continua a non guardarmi.
"Ehi... Eren."
"...Mh?"
"Dimmi cosa pensi" replico con tono serio. Voglio che capisca che deve parlarmi. Perché è ciò che voglio per me e per lui. Voglio sapere. E voglio ascoltare.
"Sto pensando di andarmene."
"Dove?"
"A Marley. Sto cercando di proteggere Paradis."
"E non puoi farlo con noi?!" chiedo un po' preoccupata e arrabbiata. Non ce l'ho con lui, ma mi rende adirata l'idea che voglia agire da solo e non si affidi ai suoi compagni.
"Te l'ho detto. Voglio che viviate vite lunghe e felici".
"A quale prezzo?"
Non risponde, adesso mi guarda di nuovo negli occhi. La carrozza salta un po', i cavalli sembrano acquisire un po' di velocità ora che abbiamo preso una strada dritta.
Ci guardiamo in silenzio, forse io ho messo su un'espressione un po' corrucciata. È lui a spezzare il silenzio.
"Sei arrabbiata?"
"Onestamente sì. Non devi fare tutto da solo, stiamo cercando un modo per uscirne. Sono due anni che collaboriamo con questa fazione anti-Marley ormai, ci stanno aiutando tantissimo nello sviluppo dei nostri sistemi".
"E tu ti fidi di loro?"
"Mi fido del comandante Zoe, e del capitano, dei nostri compagni e del giudizio della regina. E mi fido di voi che possedete i poteri dei titani. E di Mikasa Ackerman. Abbiamo tutti questi elementi, Eren. Siamo più forti di loro".
"Questo non puoi saperlo. Non siamo più forti del mondo intero. Paradis verrebbe schiacciata, non importa quanto siamo forti. Siamo troppo pochi."
Sospiro.
Non posso dire che abbia torto, non lo posso dire. Ci stiamo provando con tutta la buona volontà del mondo, ma comunque attorno a noi vediamo soltanto gente che vuole ucciderci, oppure sottometterci, e anche chi è qui per aiutare in realtà vuole spremerci per arricchirsi.
La voce di Eren mi richiama.
"In che modo cercheresti di fermarmi?"
Mi tocco la fronte, confusa e stressata da quelle rivelazioni che mi sembrano fin troppo sincere in quel momento.
"Tenterei di convincerti".
"E se non dovessi riuscirci, useresti anche la forza contro di me?"
"Allora verrei con te".
Mi rendo conto solo in questo momento di cosa gli ho appena detto e cala un momento di silenzio teso all'interno della carrozza. Entrambi spalanchiamo gli occhi senza sapere come continuare dopo quelle parole, o cosa dire per superarle senza imbarazzo.
Mi mordo un labbro e abbasso lo sguardo, mi sento rossa come un peperone.
"Scusa. Ma ci conosciamo da cinque anni, non sei mai stato il tipo che si isola per agire da solo. Hai sempre rispettato i ranghi, il concetto di squadra, hai fatto ciò che ti veniva chiesto per il bene di tutti. Come posso credere che adesso di punto in bianco tu voglia andartene da solo?!"
Lui sgrana di nuovo gli occhi verdi e abbassa lo sguardo, ma io sono arrabbiata così mi alzo per sedergli accanto. Mi sporgo verso di lui.
"Eren, perché mi hai chiesto se proverei a fermarti? Perché è quello che vuoi, vero? Stai cercando qualcuno che sia forte abbastanza per fermarti, che ti dia una ragione per non andartene?"
Eren mi guarda assorto. Mi chiedo se ci siamo mai trovati così vicini. Sì, qualche volta è successo ma non c'era così tanta tensione.
"Sì. Io non voglio. Devo, ma non voglio" ammette. La carrozza prende sotto le ruote una buca e facciamo un salto, non è particolarmente violento ma mi sbilancia un po', per istinto gli poggio un palmo sul torace per non finirgli addosso.
Sento i muscoli da soldato sotto la stoffa, lui invece per istinto mi ha stretto un braccio per non farmi cadere.
"Attenta" dice soltanto, e noto che sta guardando le mie ciocche rosse, le punte sotto al mento.
"Be', allora stai sicuro che ti fermerei. Ti fermerei anche se significasse trattenerti di peso" dico seria, ritirando la mano.
Eren finalmente mi sorride. È più sereno, sembra quasi divertito.
"Mi diresti: Fermati, amore, fermati".
...Cosa... Cosa hanno appena sentito le mie orecchie...?
"Eren...?"
Hai la febbre?
Lui osserva il mio volto arrossato, sembra realizzare qualcosa.
"Ah... Allora è così che comincia".
Non capisco queste parole, ma Eren mi stringe appena il viso tra le mani, sento le dita quasi come una carezza, e per assurdo, in modo del tutto inaspettato avvicina il viso al mio per baciarmi.