Quando ormai era insperato, Mikasa, Armin, Connie e altri della squadra rimasti indietro riuscirono a raggiungere l'edificio.
Avevano approfittato dell'arrivo di un particolare titano che sembrava interessato a massacrare i suoi simili invece di badare agli umani, per mettere a punto un piano.
Armin prese un gran respiro.
"Finché quel titano semina il caos là fuori, questa struttura dovrebbe essere sicura".
Jean, Marco ed altri uscirono da una stanza deposito con in mano delle casse che contenevano armi e polvere da sparo. Jean guardò il fucile, un po' scettico.
"Saranno davvero così utili da salvarci il culo?"
Adalie si strinse nelle spalle, prendendone uno.
"Se uno di loro ti dilania, ti sparo".
"Molto gentile".
Si misero tutti intorno ad Armin, che guardava la mappa dell'edificio.
"La stanza di rifornimento è occupata da titani alti tre-quattro metri. Con le armi da fuoco a nostra disposizione potremmo perfino riuscire a tendergli un agguato tutti in una volta. Per prima cosa useremo l'ascensore per calare un po' di gente dal tetto centrale. Ci sono sette titani là dentro: se non sono anomali, dovrebbero essere immediatamente attratti da una così alta concentrazione di persone. I ragazzi nell'ascensore dovranno sparare in contemporanea contro la testa dei titani e privarli della vista.
Sette persone invece dovranno rimanere nascoste sui tetti, e salteranno giù colpendo la nuca dei titani durante la sparatoria. Ovviamente non c'è bisogno di dirlo... se uno fallisce, moriamo tutti".
Armin poi deglutì e guardò alcuni di loro, che erano tra i più abili.
"Mi spiace affidarvi la responsabilità della vita di tutti... Ma non so se il mio piano funzionerà... dopotutto si tratta sempre di me..."
Marco spazzò via le insicurezze del ragazzo.
"Dobbiamo farlo, il nostro tempo sta per scadere. E poi non abbiamo neanche il tempo per pensare a un nuovo piano. Ci impegneremo al massimo per farlo funzionare, è tutto quello che possiamo fare".
Mentre diceva così, Adalie abbassò lo sguardo per terra, per poi puntarlo su Jean.
"Ragazzi, l'ascensore è pronto! Ed anche i fucili. Ricaricate e tenetevi pronti!"
Il gruppo si mosse per raggiungere l'ascensore. Mentre scendevano le scale, Reiner disse:
"Se non doveste riuscire ad affondare nella nuca, potete infilargli la lama su per il culo. È l'altro loro punto debole".
Ovviamente soltanto i due creduloni di Connie e Sasha ci cascarono.
Jean replicò:
"Guarda, Reiner, che queste potrebbero essere le tue ultime parole".
L'ascensore cominciò a scendere. Adalie sentiva le mani sudate, il cuore batteva fortissimo. Il senso di vulnerabilità che sentiva era altissimo: erano topi in trappola in un piccolo ascensore quadrato, con titani alti quattro metri che già voltavano le inquietanti facce verso di loro. I più alti stavano dietro, i più bassi davanti. Lei, col suo metro e sessantaquattro, si era beccata la prima fila. Alcuni suoi compagni tremavano visibilmente, e con stupore si accorse che stava tremando anche lei. Sentì la voce di Marco proprio sopra la sua spalla.
"Calmatevi, dobbiamo farli avvicinare di più...!"
Adalie deglutì e cercò di tenere immobile il suo fucile. Guardarli da così vicino le faceva quasi senso...
"Aspettate... Aspettate... Un altro po'..."
La voce di Marco le faceva sentire un pizzico di conforto.
"Pronti..."
Ormai le loro facce erano a un palmo da loro. Adalie prese un ultimo respiro.
"FUOCO!"
L'attimo dopo il frastuono degli spari fu tremendo, mentre i sette scelti si gettarono d'alto per abbattere i loro titani. Sasha e Connie sbagliarono il loro colpo, ma Mikasa ed Annie furono tempestive ad intervenire. Jean gridò euforico.
"Li abbiamo ammazzati tutti! Ora andiamo a rifornirci di provviste! Ce l'abbiamo fatta!"⚔
Adalie e il resto dei compagni erano seduti nei pressi del quartier generale e si stavano riposando. Il pericolo non era più imminente, non c'erano altri titani che si muovessero nelle vicinanze, anche perché erano stati tutti spazzati via dal titano particolare dalla cui nuca, sotto lo sguardo sbalordito dei presenti, era emerso Eren. Non solo già quello era sufficiente a far esplodere la testa della ragazza con mille domande, ma si aggiungeva il fatto che gli aveva chiaramente visto perdere sia un braccio che una gamba, e invece entrambi gli arti adesso erano al loro posto, nudi, come se gli fossero ricresciuti.