Armin ed Eren camminavano vicini mentre salivano la lunga scalinata che sembrava infinita. Fortunatamente, non era troppo affollata: la gente camminava a gruppetti con diversi scalini di differenza. La vista era ampia e magnifica, l'aria fresca e pulita. La scalinata arrivava sino in cima, dove già da lontano era ovviamente visibile l'imponente figura della statua di bronzo del Buddha, seduto.
I ragazzi seguivano i professori in testa al gruppo. Hanji Zoe non era l'unica esaltata, sicuramente la vista valeva la pena, ma duecentosessantotto gradini erano un tantino scoraggianti per molti di loro. Si erano muniti di bottigliette d'acqua, che avrebbero dovuto conservare con parsimonia. Tra i più abbattuti figurava Armin.
"Arrivato in cima stramazzerò al suolo. È per questo che faccio abbastanza schifo in educazione fisica."
Eren cercò di consolarlo.
"Non pensare alla cima. Mettiti come obiettivo dieci gradini alla volta. Come va la testa?"
"Meglio, grazie."
"Sicuro? Mi sembri molto giù di corda stamattina. Pensavo fosse a causa del post sbornia".
Armin sospirò. In fondo, Eren era il suo migliore amico e lo capiva con uno sguardo. Si accertò che nessuno della classe fosse troppo vicino a loro, fortunatamente era così, e poi ognuno era distratto dalle chiacchiere del proprio gruppetto. Armin tornò a guardare Eren e strinse con forza le bretelle del suo zaino.
"Sto così perché sono pensieroso. Voglio trovare il coraggio di dichiararmi ad Annie. Questo è il nostro ultimo anno di scuola, ho paura che se non mi faccio avanti adesso perderò per sempre l'occasione."
"Ah."
Armin sobbalzò insicuro.
"P-perché 'ah', con quel tono? Credi che sarò rifiutato? Sii sincero, Eren, dimmi se pensi che mi andrà male!"
Eren si affrettò a consolarlo di nuovo.
"No, non è affatto quello che intendevo! Però... una dichiarazione secondo me è una mossa suicida, in generale. Ma ammiro il tuo coraggio. Vuoi farlo proprio durante la gita?"
"Mi sembra il momento più adatto. Prima di tornare alla routine scolastica. Perché credi che sia una mossa suicida?"
"Annie è sicuramente difficile da capire, è molto riservata e non mostra i suoi sentimenti in modo plateale. È un po' come Mikasa, su questo. Se dovesse andare male, cosa che ovviamente non ti auguro, ti rovineresti questi giorni preziosi tutti insieme."
Armin sospirò rassegnato.
"Con la differenza che Mikasa mostra i suoi sentimenti per te in modo plateale."
Fu il turno di Eren di sgranare gli occhi.
"No, non trascinarmi nella tua missione suicida. Torniamo al discorso Annie. Credi che potresti piacerle?"
Armin guardò un gradino dopo l'altro, incerto.
"A volte ho questa sensazione, di piacerle anch'io intendo, ma non è sufficientemente forte a trasformarla in certezza."
"Non potrai mai esserne realmente certo, fino a quando non sentirai la risposta."
"Che tormento."
"Già".
Armin lo guardò curioso.
"Però, se davvero pensi quello che dici, credo che dovresti dichiararti a Mikasa."
Eren evitò lo sguardo dell'amico.
"La nostra situazione è diversa. Noi siamo amici d'infanzia, non posso essere del tutto sicuro che il suo essere carina e affezionata a me non sia dovuto solamente a questo. D'altra parte, se dovessi dichiararmi ed essere rifiutato, rischierei di rovinare un'amicizia costruita per anni. Ma questo non vale per te, quindi se hai deciso di dichiararti, ti aiuterò a riuscire nell'impresa."