iii.

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Mi sono aggrappata a lui

desideravo essere il suo sostegno

ma lui era forte

quel giorno ho visto il vuoto dell'amore incondizionato

e in quel vuoto ci sono caduta anch'io

.
.
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«Eren, mi serve il tuo aiuto».

Boa Kherson sosta in piedi davanti la porta della mia stanza privata in caserma. Ha bussato e atteso che andassi ad aprire, e subito mi fissa con espressione un po' supplice. È cambiata un po' dagli anni dell'Accademia, l'ho conosciuta con i capelli mogano cortissimi, con un taglio praticamente maschile, mentre adesso si sono allungati. Solitamente li lega in una coda di cavallo, lasciando due ciocche sciolte attorno al viso.

«Certamente, Boa, farò il possibile. In cosa ti serve il mio aiuto?» le domando.

Boa abbassa il capo guardandosi la punta degli stivali.

«Il caposquadra Hanji mi ha affidato una missione dicendo che potevo portare qualcuno con me. Un assistente, e diciamo che io avrei pensato a te» replica schietta, poi si blocca e spalanca per un attimo l'occhio visibile, affrettandosi a muovere le mani e aggiungere: «È una missione segreta, non dovrai trasformarti in titano».

Aggrotto la fronte.

«Ti servo da assistente? L'assistente dell'assistente di Hanji Zoe?» la prendo un po' in giro. Lei annuisce con un sorriso.

«Non saprei spiegarlo meglio. Mi aiuteresti?»

Ricambio il sorriso con uno determinato.

«Siamo compagni, conta su di me!»

«Grandioso! Allora rifornisciti di lame e gas e ci vediamo tra un'ora davanti la caserma».

«Devo portare il dispositivo di manovra?!»

Esattamente di che tipo di missione si tratta?

«Il comandante Zoe ti spiegherà tutto. A dopo, Eren!» mi saluta con una mano e senza darmi altre spiegazioni attraversa il corridoio e si allontana. Mi massaggio la nuca e resto a guardarla finché non svolta l'angolo, chiedendomi in cosa mi stiano cacciando quelle due.

Mi preparo alla svelta, sistemando tutte le imbracature del dispisitivo di manovra tridimensionale. Metto sulle spalle anche la mantella verde con sopra il simbolo delle ali della libertà. Un tempo ne sarei andato così orgoglioso, e in fondo lo sono ancora, ma c'è differenza tra l'essere un bambino che guarda i suoi eroi fare ritorno dopo una spedizione, ed essere un ricognitore che ha già scoperto amaramente, sulla propria pelle, cosa significa davvero indossare questa divisa.

Ho sempre creduto che diventare un membro del Corpo di Ricerca mi avrebbe permesso di salvare delle vite e riconquistare la nostra libertà, tutti insieme, come un meraviglioso regalo all'umanità. E ho presuntuosamente pensato che questo regalo sarebbe potuto giungere da parte mia, grazie al mio contributo. E invece con impotenza ho già visto morire tante persone, e non sono ancora riuscito a salvare nessuno.

Quel pensiero fugace mi scotta. Ah, perché devo sempre farmi del male da solo e pensare a tutti i miei fallimenti anziché a quel poco di buono che pure sono riuscito a portare a termine?

Scuoto il capo, non devo pensarci più. Devo concentrarmi sulla missione in cui Boa mi ha invitato. Capita a pennello, proprio dopo giorni di odiosa quiete e pigrizia, dove i tormenti per l'ultima spedizione cominciano a tornare a galla.

Esco dalla stanza e mi richiudo la porta alle spalle, ma mi fermo con una mano ancora stretta alla maniglia.

Boa... Lo ha forse fatto per questo? Per trascinarmi fuori e farmi rimettere in gioco prima che i tarli nella testa si facciano troppo insistenti?

𝘈𝘰𝘛 𝘚𝘵𝘰𝘳𝘪𝘦𝘴Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora