Il mattino dopo la suoneria ripetuta della sveglia ci fa aprire piano gli occhi, con sensazioni indefinite nello stomaco. Benessere: sento subito la mia schiena contro il torace di Eren; nelle ore ancora buie del mattino abbiamo sentito un po' di freddo sotto le lenzuola e ci siamo abbracciati per trovare un po' di calore. Quel torpore adesso è tra i nostri corpi e lungo le sue braccia che mi stringono. Sorrido tra me e me e mi rannicchio maggiormente in posizione fetale. Stringo la sua mano, intreccio le dita alle sue e me la porto alla bocca, lasciandoci sopra un bacio dolce.
"Sei sveglio?" mormoro a bassa voce, supponendo comunque che sia così visto che è stato lui a sporgersi per spegnere la sveglia.
"Sì..."
Restiamo ancora un po' così, abbracciati, probabilmente entrambi a pensare ai programmi della giornata. Abbiamo appuntamento con Armin tra meno di un'ora, non possiamo poltrire troppo. Mi metto a sedere e mi strofino gli occhi con le mani. Da quella posizione, ho una visuale perfettamente e quasi del tutto centrale dello spazio rettangolare del van. Ecco la seconda sensazione che mi stringe lo stomaco questa mattina: malinconia. Il nostro viaggio on the road non è ancora giunto al termine e già penso che mi mancherà non svegliarmi tutte le mattine e ritrovarmi a guardare i rivestimenti e l'arredamento di questo caravan che ormai amo e sento confortevole quanto casa mia.
Eren si mette seduto accanto a me, sbadiglia e si strofina gli occhi anche lui. I suoi capelli castani sono sciolti, e sono spettinati, come probabilmente lo sono anche i miei. Però ci guardiamo in viso ancora mezzi addormentati e ci sorridiamo. Terza sensazione: allegria. Un'altra giornata con Armin ci aspetta, sarà meglio vivercela al massimo. Forse è per questo che, sebbene abbiamo fatto sesso fino a tardi e abbiamo circa cinque ore di sonno, saltiamo giù dal letto subito attivi. Come perfettamente sincronizzati lui si fionda a piedi scalzi a preparare il caffè, io ad aprire il mini frigo alla ricerca di succhi di frutta o yogurt per la colazione.
Siamo di fretta e ormai anche una buona squadra, così beviamo, mangiamo, ci cambiamo velocemente senza intralciarci, parlando nel frattempo dei piani della giornata e di come ci sentiamo oggi.
Infilo da sopra la testa un abito corto, blu navy, stretto da una cintura in vita e con una fila di bottoncini sul davanti, e senza usare le mani infilo le scarpe di tela bianca, mentre rovisto nel beautycase alla ricerca della spazzola per i capelli. Lancio un'occhiata ad Eren e internamente venero la sua figura: ha infilato solo un paio di jeans chiari, col bottone ancora sganciato che lascia intravedere i boxer grigi che ha infilato poco fa, e no, non ho spiato il suo fondoschiena-
Sì, okay, l'ho fatto e non me ne pento. Tanto come minimo lui ha spiato il mio.
Eren se ne sta in piedi davanti al letto, con i jeans sbottonati, il torace nudo, i capelli sciolti e lo smartphone in mano, intento a leggere la chat di Armin e rispondere. Poi punta gli occhi verdi su di me, mentre mi pettino i capelli senza neanche guardarmi allo specchio. Insomma, quando passi settimane su un caravan diventi esperta per forze di cose. O una trasandata.