25 Capitolo.

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Pianto.
Dolore. Caos. Bruciore. Dove mi trovo?
È tutto bianco. Non c'è nulla. Nuvole ovunque. Luce accecante. Ci sono solo io. Che posto è?
"Bri" sentii chiamare. Mi girai e vidi una persona in lontananza​.
"Luke" urlai per farmi sentire quando riconobbi la sua figura.
"Che cosa hai fatto?" Mi chiese con una voce pacata. Ma stava piangendo e d'improvviso iniziai a piangere anche io.
"Che cosa ho fatto? Dove mi trovo?" Chiesi avvicinandomi a lui. Ma più mi avvicinavo, più lui si allontanava.
"Luke fermati" urlai iniziando a correre nel bianco e nel vuoto più totale.
"Basta dormire svegliati ti stanno aspettando" disse sparendo e di nuovo il buio più totale.

Aprii di botto gli occhi e li sbattei più volte. Ero stesa in un letto e avevo svariati tubi attaccati alle braccia che mi collegavano ad una macchina che emetteva un continuo rumore regolare. La testa mi girava e avevo una voglia di vomitare assurda. La stanza era grigia e alla mia sinistra c'era una finestra da cui intravedevo la pioggia scendere lenta sul vetro. Girai la testa verso destra e vidi una figura dormire su una poltrona accostata al mio letto. Aguzzai gli occhi e capii che fosse Luke.

L'ultimo ricordo era il ragazzo dalla pelle ambrata e gli stivaletti di pelle che tentava di spegnere il fuoco nel bagno. Mi guardai le mani ed erano rovinate e piene di macchie violacee. Riportai nuovamente l'attenzione verso Luke che dormiva con un'espressione frustata e con la fronte corrugata. Provai a muovermi ma al solo spostamento sentivo la testa appesantirsi. Mi toccai la testa e sentii un tessuto morbido.
"Luke" chiamai e appena finii di pronunciare, lui sbarrò gli occhi alzandosi di corsa e venirmi vicino.
"Bri oddio sei sveglia" iniziò subito a piangere.
"È sveglia" urlò andando alla porta e aprendola. Subito una squadra di medici entrò iniziando a sorridere sollevati e a toccarmi, scrivendo sulle loro cartelline blu.
"Che cosa è successo?" Chiesi frastornata.
"La casa stava andando a fuoco e i vicini hanno chiamato i pompieri. Quando sono entrati eri nella vasca. Fortunatamente hai solo qualche bruciatura. Sei viva per miracolo" mi spiegò in poche parole il medico.
"Ero sola?" Chiesi pensando al mio aggressore. Luke, che era affianco a me tenendomi stretta la mano, mi guardò stranito e paonazzo. Aveva delle occhiaie che gli arrivavano alle labbra e gli occhi gonfi e rossi. I capelli erano spettinati e i vestiti sgualciti.
"No hanno trovato solo te. C'era qualcun altro?" Mi chiese infine il medico e io scossi subito la testa riflettendo sull'accaduto. Ricordavo di aver sbattuto la testa e sentito delle sirene ma nient altro. Probabilmente il ragazzo era scappato via in preda al panico delle fiamme.
"Quanto ho dormito? Cosa mi è successo?" Avevo tante domande che dovevano essere risolte e approfittai delle persone a mia disposizione.
"Hai sbattuto la testa e hai avuto una piccola riscossione che fortunatamente non ti ha danneggiato ma ti ha fatto dormire per quattro giorni" mi rispose una donna con degli occhiali rosa che mi sorrideva cordialmente. Io annuii.
E mi girai verso Luke, con il quale ebbi uno scambio di sguardi complici.
"Bene la lasciamo in buone mani. Dopodiché dovrà fare delle analisi e se tutto andrà bene stasera potrà dimettersi" mi riferì uno dei tanti dottori. Tutti uscirono lasciando me e il mio ragazzo da soli, se ancora potevo chiamarlo così.
Lui tirò la poltrona sotto di lui e si sedette vicino al letto senza mai lasciarmi la mano.
"Come ti senti?" Mi chiese lui, guardando le nostre mani stringersi e desiderarsi. Io feci un lungo respiro
"Beh mi fa male la testa e ho il voltastomaco" dissi facendo cerchi concentrici sulle sue mani con il pollice.
"Scus-" dicemmo in contemporanea dopo qualche secondo di silenzio. Ridacchiammo entrambi e lui mi fece cenno di parlare.
"Scusa. So che vuoi proteggermi sono stata una stupida a non raccontarti di Niall e non voglio ripetere lo stesso errore" parlai pronta a continuare con il racconto di quattro giorni fa. Lui aggrottò la fronte
"In che senso lo stesso errore?" Mi chiese. Io lo tirai sul letto e lui subito si accomodò vicino al mio fianco. Avevo troppo bisogno di lui.
Lo tirai per il colletto e lo baciai sentendolo sospirare di sollievo. Mille brividi mi percorsero la schiena e aggrappai le braccia al suo collo mentre le sue mani andarono ad accarezzarmi le guance. Ci staccammo e mi sorrise riacquistando colore.
"Ho appiccato io l'incendio, di proposito per difendermi" ammisi. La sua mascella si indurì e i suoi occhi diventarono due laser.
"Difenderti da chi?" Ringhiò guardando dritto nel pallino nero degli occhi. Al ricordo di quella sera mi bruciò lo stomaco e ingoiai il nodo in gola.
"Dallo stesso ragazzo che venne in albergo" risposi interrompendo il nostro scontro di sguardi e portando il mio sulla finestra su cui batteva la pioggia.
Avrei tanto voluto essere una piccola goccia di pioggia. Provenire dal vapore acqueo attraversare momentaneamente tutta la distanza tra cielo e terra e fiondarmi su una finestra o persona, terminando il mio ciclo vitale con spensieratezza.
Gli esseri umani sono così complicati, complessati mentalmente. Decidiamo a volte persino come morire, nonostante abbiamo tutta la vita davanti. Soffriamo per amore e ci urliamo contro facendoci la guerra, dando dispiacere a quel povero Dio a cui sono rivolte bestemmie futili, anche da parte mia.
Tendiamo a nasconderci dietro ad un dito, legandoci tutto attorno a quest'ultimo, per poi farlo appesantire e far crollare il nostro tanto stupido e segreto nascondiglio.
"Bri cosa ti ha fatto?" La voce roca di Luke mi riportò alla realtà, strappandomi da un mondo in cui avrei tanto voluto vivere. Un mondo in cui noi uomini cadevamo dal cielo con spensieratezza.
"Niente" risposi senza pensarci. Sapevo che era l'esatto contrario ma volevo vivere in pace e in quel momento mi sembrava di star facendo tutto meno che quello.
Lui emise una risata isterica che mi fece quasi paura e riportò lo sguardo sul mio gracile corpo.
"Perché menti?" Mi chiese e io strabuzzai gli occhi facendo cadere la mia mascella oltre l'Equatore.
"Io? Pft spero tu stia scherzando. Mi nascondi misteri da mesi ma io mi sto perché ti amo. Così mi fai rendere conto solo di quanto io sia stupida. Ma in realtà non lo sono. Solo che ti amo troppo per discutere ancora con te e non faccio domande perché mi fido di te" dissi tutto d'un fiato. Lui boccheggiò un po' e vidi il suo cervello ingranare qualcosa da dire.
"Hai ragione e io ti amo perciò cerco di non coinvolgerti" si spiegò avvicinandosi a me. Mi misi a sedere con difficoltà.
"Vedi però, sta diventando impossibile. Ho rischiato la vita per un tizio che non conosco nemmeno. Un tizio che è il mio incubo e non so nemmeno il suo nome" stavo urlando, mi dovevo dare una calmata. Poi mi venne un lampo di genio
"Malik" sputai d'improvviso portando una mano alla fronte. Lui mi guardò sconvolto e capii che lo aveva toccato.
"Ecco come si chiama, ho sentito Tiffany chiamarlo all'albergo. Solo ora ci ho pensato" pensai ad alta voce guardando nel vuoto. Non avevo mai fatto caso, ogni volta che ricordavo, al nome con cui Tiffany chiamava il ragazzo: 'signor Malik'. Come ero stata stupida, anche se a poco serviva.
"È pericoloso quello e la pagherà" disse Luke più a lui che a me. Avrei voluto fargli un applauso sul 'è pericoloso' visto che io ero finita qui dentro.
Si alzò andando avanti indietro per la stanza.
"Dobbiamo andarcene di qui" constatò lui con la sua intelligenza da 'australiano sono tutto muscoli e niente neuroni'.
"Ma dai?" Lo presi in giro buttando le mani in cielo.
"Da questa città" affermò guardandomi.
"Non ci pensare proprio caro mio" lo rimproverai scuotendo l'indice. Aveva decisamente perso la testa. Los Angeles era la città dei miei sogni e non me ne sarei andata per niente al mondo. Che mi uccidessero pure.
"In periferia" sussurrò ancora a se stesso, non smettendo di tracciare il perimetro della stanza con le sue pinne chiamate piedi. Ma poi era sordo?
"Luke ho detto che non mi muovo da qui eh" lo avvisai più ad alta voce.
Lui, come se si riprendesse da una trance, si fermò e mi si avvicinò
"Non posso rischiare ancora di perderti. Se lui.. Ti avesse portata via o fatto del male io..." Iniziò nuovamente a piangere sul dorso della mia mano. Mi inteneriva così tanto vederlo in quello stato, così lo tirai verso di me e lo abbracciai. Sentii il suo respiro caldo sul mio collo che mi fecero rabbrividire e lo strinsi di più a me.
Gli presi il viso tra le mani e gli diedi un bacio sulla punta del naso provocando un suo sorriso
"Sono io a darti i baci sul naso" mi riprese fintamente e io, come provocazione, gliene diedi un altro facendolo ridere ancora di più.
"Andrà tutto bene te lo prometto. Ti salverò, fosse l'ultima cosa che faccio" mi promise e io, ci avevo creduto.

***

Le analisi uscirono buone e i medici mi permisero di lasciare l'ospedale la sera stessa del mio risveglio. Ci incamminammo verso la nostra povera casa bruciata per vedere se qualcosa si poteva recuperare.
Dopo essere arrivati e entrati in casa notai il salotto intatto, tutto il piano terra era intatto. Salimmo le scale in un silenzio speranzoso e trovai il bagno completamente in cenere come lo sgabuzzino che lo seguiva al suo fianco. Attraversammo la porta della camera da letto che era bruciata per metà.
"Sono riusciti a salvare quasi tutto, essendo la caserma a dieci minuti da qui. Ed è per questo che ora sei qui con me" mi illustrò Luke abbracciandomi da dietro.
Ma nonostante le sue parole ero spiazzata, avevo combinato un disastro. Ero stata stupida a farmi venire un'idea così assurda e pericolosa ma ero presa dal panico e ho collegato gli unici oggetti che erano sotto mano: accendino e deodorante spray. Una combinazione letale.
Stavo piangendo silenziosamente guardando la stanza, con le braccia di Luke che mi cullavano da dietro.
Non volevo far vedere quanto fossi mortificata ma un maledetto singhiozzo scivolò fuori dalle labbra.
"Ehi ehi non piangere ora ci sono io qui con te" mi girò verso di se e mi abbracciò e così potei liberarmi con un pianto fuorché silenzioso.
"Mi dispiace" singhiozzai intrufolandomi col naso nel suo petto profumato di vaniglia e tabacco. Ci avrei fatto una boccetta prima o poi con quel profumo così inebriante.
"Non è niente che non si possa rimediare. Andremo qualche giorno in periferia senza allontanarci troppo finché non si sarà tranquillizzata la situazione. Dopodiché troveremo un appartamento simile a questo, te lo prometto" mi tranquillizzò con parole calde e dolci che arrivarono dritte al mio cuore malato. Io annuii semplicemente in risposta.
Sciogliemmo il nostro perfetto incastro e iniziammo a tirar fuori valige e vestiti buoni. Poi mi ricordai di una cosa.
"Luke aspetta!" Urlai correndo fuori dalla stanza lasciando il poverino perplesso.
"Cosa è successo?" Urlò anche lui in risposta e, mentre scendevo le scale, sentii lui fare la stessa cosa.
"Devono esserci" sperai parlando con me stessa.
"Bri ti senti bene?" Mi chiese Luke quando arrivammo nel salone. Mi accovacciai a terra e iniziai a cercare. La prima cosa che trovai fu il telefono rotto che lo presi di scatto sperando che Luke non mi avesse visto. Poi vidi qualcosa luccicare sotto il divano e gattonai fino ad esso.
"Si cazzo, sì!" esultai raccogliendo i due ciondoli e saltando come una bimba.
"Cosa hai trovato?" Mi chiese curioso il biondo. Io gli mostrai il timone e l'ancora felice del mio bottino. Ma lui si incupì, facendomi smettere di sorridere.
"Scusa se l'ho lanciata. È la cosa più preziosa che ho" si buttò di getto in ginocchia facendomi spalancare gli occhi per poi sorridergli e prendergli il viso tra le mani.
"Non devi preoccuparti" lo calmai lasciandogli un bacio a fior di labbra.
Lui si alzò e sentii il suo stomaco brontolare.
"Luke da quanto é che non mangi?" Gli chiesi incrociando le braccia e alzando un sopracciglio. Lo vedevo un po' paonazzo e scavato.
"Cosa? Ho mangiato un... Insomma... Ah e anche un... E poi.." Iniziò a farneticare. Io scoppiai a ridere e mi avvicinai lentamente a lui, che subito si irrigidì.
Con un movimento lento mi misi faccia a faccia con lui con un sorriso schietto. Allungai la mano verso il cavallo dei suoi jeans e lo vidi irrigidirsi e ingoiare la bile velocemente.
"che vuoi f-fare?" Mi chiese con voce tremante e emisi un risolino.
Infine infilai la mano nella sua tasca che si era fatta incredibilmente stretta e cacciai il suo IPhone.
"Prendere il telefono" risposi con semplicità, facendolo sciogliere.
Si schiarì la voce e si passò le mani in faccia per l'imbarazzo che aveva tinto le sue guance con un rosso fuoco. Guardai il suo jeans che stava per esplodere e mi girai per non scoppiargli a ridere in faccia. Mi avviai verso la cucina e ordinai la pizza e potei giurare di aver sentito un 'cazzo' seguito da un gemito alle mie spalle.
***
Il giorno dopo ore 07:15
"Bri sei pronta? Perdiamo il treno così" urlò Luke dal pian terreno. Io urlai un 'sì' in risposta. Presi la valigia e il mio vecchio e fidato zaino e, guardando un'ultima volta la camera, chiusi la porta e scesi le scale. Luke mi aspettava al fondo di esse con un sorriso aperto, io scesi velocemente e entrambi uscimmo sospirando felicemente da casa, non sapendo che mostri si nascondessero lì fuori.

Che la battaglia abbia inizio.

EHILÀ LOVES. VI AMO DAVVERO TANTO TANTO. VI RINGRAZIO PER I RISULTATI DI QUESTA STORIA E SE NON CONOSCETE L'ALTRA MIA STORIA PASSATE.
CHE LA BATTAGLIA ABBIA INIZIÒ..
MIKEY xx

Between || Luke H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora