9 Capitolo.

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"Vengo a prenderti"
Rilessi quelle tre semplici parole che nascondevano un grande significato, per ben tre volte. Analizzando ogni lettera con attenzione, contando che numero fosse nell'alfabeto, ogni lettera in che modo fosse scritta, ogni curva, ogni linea più marcata od ogni linea più chiara. La scrittura tonda indicava che la persona che le avesse scritte fosse una persona che teneva al modo di scrivere. Era un modo raffinato, nessuna sbavatura, neanche un puntino sul resto del foglio, solo quelle parole. Alzai gli occhi dopo quelle che mi sembravano ore, e guardai negli occhi di Margaret. Aveva un'aria compiaciuta e gli occhi luminosi. Mi fiondai inaspettatamente nelle sue braccia esili che avvolsero le mie spalle. Ci rimasi per qualche minuto mentre lei accarezzava con dolcezza le ciocche dei miei capelli luridi.
"Vai a fare una doccia amore ne hai bisogno" mi sussurrò tra i capelli prima di lasciarci un bacio. Annuii semplicemente e sciogliemmo l'abbraccio. Ci alzammo entrambe e lei mi porse una grande scatola di cartone bianca, ingiallita agli angoli. "Tieni, questo te lo avevo preso prima del nostro litigio" disse sorridendomi amaramente al ricordo della nostra rottura di dialogo. Era incredibile come quella donna mi riempisse di regali e di sorpresa. Allungai le braccia e andai a poggiarmi sul letto. Aprii la scatola titubante ma quando vidi cosa conteneva quell'oggetto, misi una mano tremante davanti alla bocca e i miei occhi si inumidirono. Mi alzai e andai ad abbracciare per la terza volta in una mattina la donna che riusciva sempre a strapparmi un sorriso. "Marg sei qualcosa di... Oh non so che dire!" sussurrai con voce tremolante guardandola negli occhi. Lei mi accarezzò il viso.
"Ho cercato di aggiustarlo alla meglio e allargarlo in modo che ti vada di nuovo"

Indossai eccitata il vestito facendo un giro su me stessa. Feci un salto battendo le mani.
"Stai benissimo" si complimentò il bambino moro affianco a me. "Grazie" sussurrai guardandomi i piedi. "È perfetto per il tuo corpo formoso" continuò facendomi arrossire ancora di più.
"Oh andiamo ho solo dodici anni" dissi dando una spinta al ragazzino al mio fianco. Lui rise buttando dietro la testa. Mi aveva sempre estasiata la sua bellezza fin da piccola. Mi guardai allo specchio di nuovo. Il vestito si fermava a metà coscia ed era stretto per tutto il corpo, di un colore verde acqua che si intonava con la mia pelle lattea e si contrastava con i miei capelli neri. Metteva in risalto le mie piccole forme. Il ragazzino dagli occhi del mio stesso colore si avvicinò, abbracciandomi da dietro "sei davvero carina" . La porta di camera si spalancò con un tonfo rivelando la figura severa di mia madre. Entrambi sussultammo e il ragazzino saltò all'indietro.
"Lo sapevo" urlò mia madre e avvicinandosi pericolosamente al povero ragazzo. Lo prese per un braccio e lo trascinò fuori di forza mentre cercava di puntare i piedi per terra. "Mi vendicherò..lasciami" urlava il moro. Io ero come pietrificata, congelata. Mia madre rientrò sola " sei piccola per avere un fidanzato, sapevo che non dovevo permettere di farlo entrare" disse camminando avanti e indietro per la camera con le mani giunte dietro la schiena. Poi si fermò di botto e venne verso di me prendendomi per un braccio "cosa hai addosso?" Mi urlò letteralmente in faccia. Prese un lembo del vestito e lo tirò. "Smettila" urlai cercando di scappare dalla sua presa. "Questo è un vestito per una poco di buono" continuava a stracciare il vestito ignorando le mie urla e lacrime. Da quel momento non vidi più il vestito e il mio unico amico. Da quel momento nessuno entrò più nella casa.

"Dove lo hai trovato" chiesi a Marg sorridendo al ricordo della storia di quel vestito. Lo presi tra le mani e i segni della mani violente di mia madre non si vedevano minimamente. "L'ho sempre avuto io e tutti questi anni ho cercato di allargarlo e ripararlo" disse incrociando le braccia e guardandomi. Io abbracciai il vestito che aveva ancora il suo odore. "Non sai lui che fine ha fatto?" Chiesi speranzosa ma lei scosse subito la testa. Notai che il vestito era più grande come aveva detto lei, per farmelo mettere nonostante fossero passati sei anni. Quella donna aveva mani magiche.
"Marg non so come ringraziarti, è come nuovo e profuma ancora di lui" dissi con una nota triste. Mi ero quasi dimenticata di quella giornata, ma mai di lui. "Perdonami e sarà più che sufficiente, ma non farlo vedere a tua madre. Nascondilo con cura" disse indicando il vestito con un cenno della testa. Io annuii con un sorriso sulle labbra. "Ora, il tuo principe azzurro verrà a prenderti" mi canzonò la donna anziana in tono divertito. Io arrossii.
"È solo un amico" squittii mentre infilavo lo scatolo contenente il vestito nello scaffale più alto dell'armadio dietro dei vecchi giubbotti.
"Oh certo.. Comunque sappi che tua madre ha messo un uomo nel passaggio segreto e uno fuori le porte principali" mi informò. La mia eccitazione si spense. Come avrei fatto a uscire? Ma infondo sapevo che mia madre avesse preso dei provvedimenti.
"Ma non in cucina" mi disse lei in tono ovvio come se si aspettasse che ci arrivassi da sola. E in effetti potevo. I miei occhi si illuminarono.
"Giusto" la indicai con il dito e un sorriso trionfante. Lei annuì con lo stesso sorriso.
"Fatti la doccia tesoro e metti qualcosa di comodo" mi consigliò, uscendo dalla porta. Appena fu chiusa la porta, spalancai la finestra e presi un bel respiro rinfrescante.
"Los Angeles aspettami!" sibilai fra i denti chiusi in un sorriso. Corsi vicino l'armadio e presi un vestito lungo fino al ginocchio color pesca e mi allungai al cassetto per prendere l'intimo. Canticchiando un motivetto inventato mi avviai al bagno. Uscita dalla stanza ebbi una strana sensazione, era una delle poche volte che uscivo felice dalla mia camera e la casa assumeva totalmente un altro aspetto. Più luminoso. Mi sbattei una mano in fronte rientrando velocemente in camera, presi il biglietto di Luke e gli diedi un bacio prima di infilarlo sotto il vestito e dirigermi in bagno.
Chiusi la porta bianca di legno a chiave e poggiai il vestito sulla cassettiera verde. Presi il biglietto e lo appesi vicino allo specchio. Guardai prima me, esaminando ogni livido e poi riportai lo sguardo sulla lettera. Ci passai il dito nuovamente e mi tolsi i vestiti mettendoli nel cesto di vimini dei panni da lavare. Entrai nella doccia a mosaico verde menta con le porte in vetro. Accesi l'acqua che si riversò sulla mia pelle lattea dopo tempo che non succedeva. La tristezza scese dal mio corpo con l'agonia e cominciai a canticchiare. Dopo essermi presa del tempo per godermi quel calore, uscii avvolgendomi l'asciugamano color lampone attorno al mio corpo, e uno ai capelli. Mi asciugai e indossai il vestito e poi passai ai capelli. Ma un senso di vuoto si appropriò del mio stomaco.
E se non fosse stato Luke a scrivere quella lettera ma LUI?
Mi cadde l'asciugacapelli di mano creando un suono sordo. Lo raccolsi con sguardo assente e lo accesi passandolo distrattamente sulla testa. Mi guardavo nello specchio, come se il mio riflesso mi potesse dare una spiegazione, ma niente. Riguardai la scrittura e qualcosa mi quadrava sempre meno. Finito di asciugare i capelli mi diressi in camera. E rovistai tra le foto che mi aveva portato Luke e trovato il mi obiettivo misi a confronto la scrittura del biglietto con quella della data dietro la foto ma niente. Non riuscivo a capire. Mi stesi sul letto sconfitta, con la foto di Luke fra le mani a fissare i suoi lineamenti angelici. Sorrisi automaticamente al ricordo di lui che mi raccontava la storia di quella foto.

"Sicura di volerlo sapere?" Mi chiese in tono divertito guardandomi attraverso il buco. Io ridacchiai incerta, ma la curiosità era troppa.
"Si!" risposi senza pensarci due volte. "Okay ficcanaso" mi prese in giro.
"Ehi!" esclamai facendo la finta offesa, incrociando le braccia come se potesse vedermi. Ma lui sapeva ogni movimento e quindi mi comportavo come se lui fosse al mio fianco. "Allora eravamo ad un locale e avevamo bevuto, poi andammo a casa di un mio amico e ci divertimmo a ballare sul suo divano di pelle, quando ci accorgemmo che Michael (un mio amico), era a terra perché era scivolato per la sua sbronza pesante" smise di parlare per le troppe risate che entrambi rilasciavamo sonoramente, poi riprese "Così decisi di fargli una foto ma non mi accorsi di avere l'obiettivo verso di me e la feci a me stesso e decidemmo di tenerla per ricordo" terminò fiero del suo racconto.
"Oh, no mi dispiace averla io non.. Non voglio fare arrabbiare i tuoi amici" dissi con timidezza abbassando gli occhi. Odiavo sostenere il suo blu profondo. "Ehi, sono onorato che tu tenga quella foto, almeno sai come sono fatto" mi riprese in tono dolce, facendomi riacquistare sicurezza.

Un sorriso ebete si fece largo sul mio volto e strinsi la foto al petto aspettando che qualcosa succedesse, il ticchettio dell'orologio a muro mi perforava i timpani appesantendo il silenzio. Sbuffai e mi misi composta sul letto e presi da sotto al materasso il mio quaderno. Recuperai una matita dalla punta chiara dal portapastelli in legno dal comò e misi affianco al quaderno ingiallito la foto di Luke, iniziando a ricopiarne i lineamenti buffi con attenzione e speranza..

ALLORA salve bella gente ci ho messo il cuore per fare questo capitolo con ben ✌️ flashback e dico ✌️. Ora voglio sapere cosa ne pensate quindi votate e commentate. Quella stellina sta aspettando solo di essere schiacciata.. Alla prossima e grazie di tutto vi amo❤️
Mikey xx

Between || Luke H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora