36 Capitolo.

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Come puoi amare una persona che ti ha ferita? Che ti ha venduta per soldi? Che ti ha scommesso? Che ti ha tradito? Che ti ha mentito? Che ti ha rifiutato? Che ti ha maltrattato? Che ti ha deriso? Che ha fatto finta di non conoscerti dopo aver passato momenti bellissimi insieme? Che ti ha fatto piangere, urlare e tirarti capelli da testa?
Beh, si può. Perché l'amore va oltre tutto il dolore che uno prova, perché l'amore, se c'è, è la medicina per il dolore. Perché in amore bisogna ricordare i momenti belli, quelli passati a ridere e a scherzare. Quelli passati a lanciarsi del cibo addosso, a ridere sotto le stelle, a coccolarsi sul letto in una notte di tempesta, quelli passati a guardarsi negli occhi senza dirsi parola, perché lo sguardo dice tutto e sono quelli i momenti più belli.
Ma siamo tutti capaci di amare?
A questa domanda bisogna rispondersi da soli e mettersi alla prova vivendo, scommettendo con se stessi.
E nel caso uno non riconoscesse se è vero amore o meno quello che prova, solo una domanda bisogna porsi:" cosa sono pronto a fare per questa persona?"
E se la risposto è "tutto", allora c'è solo una cosa da fare.
Portala all'altare e falla tua.

Un tocco leggero e dolce mi fece aprire gli occhi impastati ancora dal sonno. Mi strofinai le palpebre e misi a fuoco la stanza, riconoscendo quella di ieri sera ed odorava ancora di amore. Dalla persiana scura trapelavano i raggi solari.

Scrutai il mio corpo coperto da un lenzuolo bianco e vidi una mano esile cingermi il fianco accarezzandolo con delicatezza.
Mi girai su me stessa e mi trovai davanti quella persona che mi aveva insegnato ad amare.
"Buongiorno" sussurrò con voce roca, probabilmente essendosi appena svegliato.
I capelli erano spettinati e ricadevano sulla fronte, ma non sembravano dargli fastidio.
Gli occhi erano più lucenti che mai, di un blu intenso, di quelli che ti fanno venire il mal di pancia.

Un sorriso stampato sulle labbra sottili e leggermente arrossate, perforate dal solito anellino nero, che facevano formare una piccola fossetta al lato della bocca.
Le sue guance erano di un colorito leggermente roseo e intuii che lei mie erano uguali.
Notai un segno rosso sul suo collo e arrossii mettendo le mani davanti al viso, nascondendo però un sorriso inevitabile al pensiero che fossi stata io a 'marchiarlo'.
Lo sentii ridacchiare e leggermente scostò le mie mani dal mio stesso viso.
"Sei bellissima" sussurrò accarezzandomi con cura come se avesse paura che mi rompessi.

E in effetti, il mio stato era proprio quello. Mi sentivo vulnerabile davanti a lui, ma protetta davanti al mondo.

Perché lui era il mio punto debole, ma il mio scudo della vita. E dico che mai e poi mai avrei potuto desiderare cosa migliore.

"Tu di più" risposi e mi sorpresi della voce stridula che uscì senza il mio permesso.
Luke rise di gusto abbracciandomi, facendo scontrare la mia fronte con il suo petto tonico.

Solo lì mi resi conto che eravamo completamente nudi.

"Luke.." Lo chiamai imbarazzata guardandolo negli occhi.
"Mhm" mugolò tenendomi stretta a lui.
"Vorrei andare a vestirmi" squittii per poi emettere un risolino, quando lui mi alzò leggermente facendomi posizionare su di lui.
La mia guancia era appoggiata esattamente sul suo cuore.

E batteva, veloce come il colibrì che veniva a farmi compagnia nella mia vecchia casa.
E mi ricordai di mia madre. Chissà come stava, e se mi stava cercando.
Ma proprio quando iniziai a farmi questa domande sentii qualcosa pulsare vicino la mia gamba ed una risata isterica lasciò le mie labbra.
"Hemmings va tutto bene?" Lo schernii, poggiando i gomiti sul suo petto e il mento sui palmi, in modo da guardarlo dall'alto.
Lui, che aveva gli occhi socchiusi, ne aprì uno guardandomi dal basso.
"Se non ti alzi vengo così" mi schernì, spalancai gli occhi e mi alzai di scatto immaginando cosa sarebbe successo.
Luke rise di gusto ma smise subito squadrando me che ero in piedi.
Senza vestiti.
Cazzo.
Arrossii e afferrai subito la maglia nera di Luke da terra infilandola, beandomi immediatamente del suo odore.
Presi gli sleep e corsi nel corridoio urlando "preparo una buona colazione, vestiti".
Mi sentivo stranamente felice e iperattiva, così decisi di impegnare la mia energia ai fornelli e capii di avere abbastanza tempo quando sentii il rumore della doccia.
Passai nel salone dirigendomi alla cucina, ma quando sorpassai lo specchio mi fermai e feci tre passi indietro. Osservai la mia immagine riflessa nello specchio alquanto malandato, ma abbastanza limpido per far vedere due macchie violacee sul collo e le guance arrossate. I miei occhi verdi erano più chiari del solito e i capelli erano un nido per colombi.
Feci un sorriso battendo leggermente le mani, per poi compiere una corsetta in stile Heidi verso la cucina.

Between || Luke H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora