3 Capitolo.

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"Roxie alzati" la voce di Margaret inondò il silenzio della camera di color celeste chiaro illuminata dalla luce fioca del sole appena uscito.

"Che ore sono?" La mia voce ancora impastata dal sonno mi faceva sembrare un trans in preda al ciclo, se si può dire così. Alzandomi sui gomiti e guardando alla mia sinistra dove si trovava la balconata, avevo capito fosse l'alba.

"Le sette" un piccolo sussurro stanco uscì dalle labbra di Margaret che si muoveva velocemente nella stanza sistemando i miei vestiti e prendermene dei puliti.

La sera prima entrando nella camera piena di dubbi e domande sull'accaduto con Luke e gli invitati, avevo buttato il vestito spiegazzato, dalla mia incessante corsa, sulla sedia di legno e nella notte era probabilmente scivolato sul pavimento.

Il mal di testa non voleva smettere di essere presente.

Come ci erano arrivati tutti quegli invitati se non si poteva entrare o uscire in quell' incubo?

Come aveva fatto a trovare quel posto il ragazzo dagli occhi blu oceano della sera prima?

Lo avrei rivisto?

Ugh troppe domande mi frullavano nella testa facendomela pesare.

"Perchè mi hai svegliato mezzora prima?" Sapevo già la risposta: mia madre.

Aggiustando i capelli con le dita mi misi seduta nel letto a baldacchino scricchiolante sbuffando per l'orario odioso a cui ero costretta ad alzarmi.

"Tua madre ti vuole parlare di ieri sera e vuole che riinizi le lezioni" il tono freddo e duro non apparteneva a Margaret, eppure in quel momento era esattamente quello il suo. Mia mamma le aveva fatto qualcosa ne ero sicura. Alzandomi contro voglia mi avvicinai a lei e la costrinsi a smettere di ordine il mio caos, "che ti ha fatto Margaret" non mi guardava in faccia, perché? Quella donna era odiosa, come poteva essere mia madre? Non potevo accettare che facesse del male anche all'unica persona che mi amava.

Scuotendola un po' rispose "niente piccola mia preparati e va' giù a fare colazione"

E aggiunse "Ah e ti ho preso un piccolo pensiero per il tuo compleanno. So che non dovrei ma so quanto sei curiosa e..." senza finire la frase facendo arrivare la mia eccitazione a mille aprì la giacca beige e ne cacciò un pacco "tieni".

Senza ritegno, prendendo con noncuranza il pacchetto, raggiunsi il letto con una piccola corsetta e lo scartai con impazienza. Alla vista di quel bellissimo regalo la mia bocca rossa prese la forma di una O e abbracciando con affetto la domestica la ringraziai infinitamente.

"Margaret è il miglior regalo di sempre lo terrò al sicuro e mia madre non lo vedrà, grazie infinite sei la migliore! " la abbracciai di nuovo, provocando delle lacrime nella donna anziana dai capelli grigi raccolti in uno cignon gelatinato. Preparandomi frettolosamente, scesi a fare colazione prendendo una fetta di pane tostato e una tazza di caffè con un goccio di latte scremato.
Andai in biblioteca per raggiungere la donna che mi aveva procreato.
" Buongiorno madre" il mio sorriso scomparì dal volto, alla vista della figura severa di mia madre capace di annullare la mia felicità del regalo e di tutto.

"Buongiorno Beatrix prima di iniziare la lezione vorrei parlarti di ieri sera" avevo dimenticato per un momento di ieri sera e di quel blu. Un'eccitazione raggiunse la mia mente al ricordo dell'occhio blu oceano. Quel giorno sarebbe ritornato?

Sedendoci al lungo tavolo di ciliegio nel centro della ampia biblioteca lei continuò il suo monologo "sono molto delusa dal tuo allontanamento dalla festa. Ho organizzato tutto questo per te e tu lo snobbi. Sono scontenta in assoluto. Io ho faticato per un giorno cosi importante e non degni né me né gli invitati della tua presenza. Mi hai mancato di rispetto" e mentre il suo tono si faceva sempre più cupo io mi facevo sempre più rabbiosa. Come si permetteva? L'avrei sbranata viva.

"Madre io non ti ho mancata di rispetto. Mi hai chiuso qui dentro quindi sei tu che mi hai mancata di rispetto, privandomi della mia libertà e togliendomi una vita sociale. Sono adulta e so prendermi le mie responsabilità. Tu non mancarmi di rispetto e nemmeno io lo farò" mi ero alzata senza accorgermene, sporgendomi verso la donna.
Siediti Beatrix, siediti.

No doveva capire porca miseria. Ero un'adulta ormai.

"Beatrix non usare questo tono con me e ora siediti e iniziamo Platone, dopo ti spetterà la giusta punizione" disse senza guardarmi in faccia e aprì un libro indifferente alle mie proteste. Che donna ostile.

"No madre oggi no. Sono una donna e oggi ho bisogno di fare altro e non puoi comandarmi per sempre!" protestai ancora, sbattendo una mia mano sul tavolo facendola saltare al rumore e mi guardò con i suoi occhi grigi-verdi per uccidermi con lo sguardo.

" Siediti adesso. Cosa hai di più importante? Leggere quegli stupidi libri? Fare i tuoi banali disegni su quel vecchio e puzzolente e ammuffito quaderno?" Le sue parole erano cattive ed era alzata dall'altra parte del tavolo, con i pugni appoggiati su di esso per sporgersi verso di me.

Come sapeva del mio diario? Dei miei disegni? Un brivido mi percosse e senza dire una parola corsi verso la mia camera con il cuore in gola. Non poteva averlo fatto.

No. Nessuno entrava nella mia camera in mia assenza, a parte me e... Oh mio Dio, non poteva averlo fatto..

Non badando a mia madre che mi urlava di ritornare indietro, mi chiusi dentro e andai verso il letto alzando di poco il materasso. Prendendo il diario un peso piccolo si tolse dal petto, ma quando lo aprii il mio cuore scomparì in una catacomba.

Molte delle pagine erano stracciate e il retro era graffiato e scritto. Mi accasciai con forza sulle ginocchia e piansi come se fosse l'ultima possibilità di farlo, l'ultimo sfogo della vita, della mia inutile vita. Poggiando il viso sul piumone morbido del letto bagnai di lacrime amare e dolorose il grande e morbido tessuto celeste cobalto, profumato di fresco.

"Roxie cosa è successo? Apri dai" la voce di Margaret mi fece ricordare del suo regalo e raggiungendo a gattoni il comò presi il libro pieno di foto di Los Angeles e le varie storie dei monumenti e della città caotica che la donna che pensavo mi volesse bene mi aveva regalato, l'unica a sapere l'esistenza di quel diario e mi sentivo tradita.

....

Finendo finalmente di esplorare il libro ero ancora più curiosa di vedere quella città caotica e meravigliosa allo stesso tempo. Guardandomi intorno nella camera mi accorsi che si era fatto buio. Avevo saltato il pranzo e le lezioni e non potevo essere più felice. Soddisfatta e orgogliosa di me stessa.

Avevo tenuto testa a mia madre e non c'era atto di coraggio che poteva superare questo.

Posando il libro sotto il comò mi alzai stiracchiando le gambe per essere stata così tante ore seduta. Mi diressi verso la balconata e appoggiai gli avambracci sulla ringhiera fatta di cemento grigio. Guardai quel poco di spettacolo di Los Angeles che si intravedeva fra gli alberi alti e la notte buia. Il mio sguardo si fermò su una figura bionda correre intorno al perimetro del muro tra la mia casa e la vita. Qualcosa smosse il mio cuore e fiondandomi fuori dalla mia camera dopo ore, corsi senza farmi vedere da nessuno nella cucina deserta di un bianco pallido.

Uscii con cautela dalla porta del retro e mi affrettai fra gli alberi e i rovi di more. L'aria fresca mi accarezzava felicemente dandomi un po' di vita. I capelli neri svolazzavano al vento solleticandomi le guance arrossate.

Arrivata al piccolo buco del cemento ci infilai l'occhio freneticamente e le parole uscirono troppo veloci e automaticamente "ehi Luke sei tu?".

Il buco venne ricoperto dal blu oceano familiare "ehi Bri ti cercavo" la sua voce profonda mi riempì come un piatto di pasta al forno.

"E io cercavo te"..

Salve bellezze la storia va avanti e Beatrix diventa sempre più curiosa. Secondo voi uscirà mai? Lui entrerà mai? Se volete sapere cosa succederà continuate a seguire la storia. Grazie per tutto. Alla prossima
Mikey x.

Between || Luke H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora