7 Capitolo.

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Stavo colorando accuratamente le piccole venature dell'albero disegnato sul mio quaderno ingiallito, seduta sulla panchina accostata alla mia finestra quando qualcuno bussò alla porta.

"Avanti" risposi al rumore correndo goffamente vicino al letto per poi riporre in un movimento felino il mio quaderno sotto il materasso e sedendomici sopra.

"Beatrix io.... sto andando a provvedere per il libro da te richiesto" annunciò mia mamma stranamente rilassata. Le sorrisi e il mio cuore accelerò. Quello era l'inizio del piano.

"A dopo madre" la salutai muovendo a destra e sinistra la mano. Lei ricambiò il sorriso e uscì. Mi alzai di scatto e presi un sacco e misi velocemente i miei pochi affetti dentro tralasciando i miei orrendi vestiti. E con l'adrenalina alle stelle aspettai che i passi di mia madre si facessero più distanti per uscire e seguirla.

Camminavo scalza in punta di piedi fermandomi ogni tanto per creare distanza.

La seguii fino alla biblioteca con passo felpato urtando uno scaffale e facendola girare. Mi buttai come un ninja dietro una testa scolpita di marmo pregando che non mi vedesse. Mia madre si avvicinò lentamente "c'è qualcuno?" chiese severa.

Sentivo il suo respiro sempre più vicino. Mi avrebbe scoperta ne ero certa. Mi misi una mano davanti alla bocca per evitare il suono del mio respiro affannato. Potevo sentire i suoi occhi fissi sul busto dietro al quale mi ero nascosta. Ma fortunatamente il suo ticchettio delle scarpe riprese nella direzione opposta proseguendo il suo cammino. Aspettai qualche secondo, dopo di che tolsi la mano sudata per il respiro e feci un sospiro di sollievo imprecando contro la mia goffaggine. Uscita da dietro al busto di marmo che riconobbi come quello di Ulisse, mi guardai intorno per cercare la figura eretta di mia madre. Neanche una traccia. L'avevo persa porca miseria! Ma poi d'un tratto infondo al corridoio di sinistra, dove si trovava il reparto abbandonato, la vidi poggiarsi su uno scaffale alto sulle punte delle sue scarpe dorate. Mi misi a correre silenziosamente per quanto me lo potevano permettere i miei piedi nudi sul pavimento lucido e ghiacciato.

D'un tratto la donna scomparve nella libreria lasciandomi confusa. Dove era andata? Mi avvicinai decisa al reparto abbandonato e rimasi estasiata dalla quantità di libri dalla rilegatura antica e rovinata, non ero mai andata in quell'ala della biblioteca. O meglio non mi era permesso e ora capivo il motivo. Con passi lenti e incerti mi avvicinai allo scaffale impolverato dove prima c'era la mia genitrice. Tastai ogni angolo dello scaffale ma niente. Provai lo scaffale più alto ma niente. Mi misi sulle punte e raggiunsi con difficoltà lo scaffale di dopo senza poter guardare dove stessi mettendo le mani. All'improvviso lo scaffale fece uno scatto con un rumore sordo e si aprì facendomi saltare all'indietro per lo spavento. Le uniche parole che uscirono in un sussurro dalle mie labbra furono "brutta stronza". Tirai lo scaffale verso di me, era pesante e polveroso facendomi fare qualche starnuto. Aperto il passaggio segreto mi ritrovai avanti delle scale di marmo ripide che scendevano. Ai lati della piccola e stretta galleria c'erano delle fiaccole che davano una luce fioca e un'aria di paura al piccolo spazio. Presi un bel respiro e le scesi con cura. Mi guardai indietro e risalii per chiudere la 'porta'.

Più scendevo più faceva freddo e iniziai a sfregare le mani sulle braccia portandomi un po' di calore.

Mi fermai di botto al dolore lancinante del piede. Avevo preso una scheggia di legno. Mi morsi la guancia per non urlare e perchè non avevo tempo. Me la tolsi con un colpo secco e goccioline di sangue uscirono dalla pelle sporca ma continuai a camminare. Arrivai in un punto in cui le scale si salivano. Era cosi strano. Mi appiattii al muro sentendo la voce di mia madre. "Allora confido in te.. colibrì, non altri uccelli e che ci siano tante foto" disse severa mia madre. Mi sporsi per vedere e una piccola luce da più in alto invase le mie iridi verdi facendomi sbattere un paio di volte le palpebre. Vidi la figura severa della donna e una più gracile di un ragazzo moro. La luce si spense all'istante e lo presi come il segnale per scappare a gambe levate. Ormai era fatta avevo il modo per uscire.

Between || Luke H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora