11 Capitolo.

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LEGGETE ALLA FINE È IMPORTANTE. Buona lettura xx

"Hai presente quando vivi solo per quel momento? Ecco adesso io aspetto solo quello, ormai non mi interessa di niente. Quando fremi fino a far tremare le ginocchia, a far sbattere i denti dalla contentezza. Quando ti sbattono le tempie, quando nel cervello circolano solo le stesse parole 'manca poco sta per succedere' e il tuo cuore inizia a pompare fino ad arrivare a mille battiti al secondo. Quando chiudi e apri gli occhi velocemente per mettere a fuoco la situazione, oppure perché quando gli occhi sono chiusi ti calmi nel buio del momento. Ho tutte queste sensazioni e ansie che mi girano nel corpo come il sangue caldo o freddo che sia, non l'ho mai saputo. Attendo solo quello. Possibile che quando aspetti qualcosa, le ore, i minuti e perfino i secondi non passino mai? Invece quando non hai niente da aspettare, che stai lì a girarti i pollici il tempo passa in un batter di ciglia? Pff ho sempre cercato di capire la psicologia ma ha troppe sfaccettature per essere capita".

"Guarda che arrivo prima io se non ti muovi" mi sfidò Margaret, correndo per le scale avanti a me.
"Non giurarci vecchietta" ridacchiai, tentandola di superare ma lei si bloccò di botto, facendomi urtare contro la sua schiena. All'inizio rimasi confusa ma poi capii.
"Margaret" sentii una voce che non sentivo da tempo e subito mi irrigidii.
Mia madre.
Cosa voleva?
Mi nascosi freneticamente dietro Margaret con movimenti goffi e scattanti. La donna che era stata capace di farmi sentire una formica in confronto a tutto il resto dell'Universo, si sporse per guardarmi. Come sempre, con fare maestoso e con le mani dietro la schiena mi fissò con aria di sufficienza. Quel giorno era dannatamente bella, ma la sua bellezza era fatta per il 90% dalla sua perfidia, freddezza che la rendeva autoritaria e capace di farti piegare a lei con solo uno sguardo.
"Ciao Beatrix" disse senza far alcuna espressione. Io annuii sussurrando a malapena un 'ciao'. Ero troppo in collera con lei anche solo per guardarla. E i motivi erano a bizzeffe. Partivano dai più stupidi ai più dolorosi ed il primo era perché mi aveva messo al mondo per poi rifiutarmi e farmi sentire un terribile errore, come se fossi nata a causa di una precauzione rotta o per una notte folle. Ecco così mi sentivo e lei non se ne preoccupava.
"Non sei troppo grande per nasconderti dietro Margaret? E poi sbrigati che è pronto" mi canzonò perforando il mio viso che era chino verso le mie gambe gracili. Ma sentivo il suo sguardo, sentivo come voleva uccidermi solo con esso. Ma la rabbia ribollì in me così tanto che non mi trattenni. Alzai lo sguardo per mantenere il suo fermo e sicuro.
"Dopo giorni anzi settimane che non mi rivolgi la parola hai da dire solo questo?" Le chiesi digrignando i denti. Lei chiuse gli occhi in due piccole fessure, sembravano due finestre da cui Satana guardava la mia piccola persona, pronta a incenerirmi. Ma io tenni il suo sguardo, ero stufa di lei e quel giorno dovevo sfruttarlo per farle capire quanto fosse cattiva. Perché quel giorno era il mio giorno.
"Cosa dovrei dirti?" Mi chiese severa, togliendo Margaret come scudo e intimandole di andare via. Margaret fulminò mia madre senza muoversi e poi guardò me e le chiesi la stessa cosa. Così, sospirando, scese in sala da pranzo.

Io chiusi le mie mani in piccoli pugni. Non poteva averlo detto davvero. Non poteva essere così stupida.
"Dopo tutto quello che è successo hai da dirmi solo a che ora si mangia?" Alzai il tono di voce chiudendo anche io i miei occhi verdi in due sottili laser inceneritori. Ero pur sua figlia d'altronde. Qualcosa avevo pur preso da lei.
"Non meriti niente, tanto meno le mie parole" concluse dando una batosta finale al mio piccolo ego, ormai infranto. Scese le scale con passi lenti e pesanti. Abbassai la testa finalmente guardando le mie cosce. Strinsi talmente i pugni da sentirmi le unghie entrare nella carne, ma era un dolore più che sopportabile rispetto a quello che provavo internamente. Il cuore si era appesantito, il respiro affannato, i battiti più veloci e soprattutto la rabbia aveva raggiunto il limite del pentolone che la conteneva.
"Oh Fanculo" urlai dirigendomi, lungo le scale a passi decisi e ancora i pugni stretti, verso la sala da pranzo. La vidi seduta tranquilla che mi aspettava per iniziare a mangiare, aggiustando neanche di due millimetri le posate d'argento. Alzai gli occhi al cielo per la sua odiosa precisione che in quel giorno avrei smesso di sopportare. Si girò di scatto verso di me ma non si mosse. Io scesi gli ultimi scalini su cui mi ero fermata a guardarla. "Sai una cosa cara madre tu non meriti me, Margaret.. Niente! Non ti sopporto più, tu e il tuo ego da superstar e da 'so tutto io'. Mi hai rotto le palle tu, Platone, Chopenauer e tutti i filosofi del cazzo che non hanno fatto altro che riempirmi la testa di ideali del cazzo. Sai che ti dico, io non condivido niente di quello che dicono ma in una sola cosa credo, una -alzai l'indice per puntualizzare- l'amore platonico. Dopodiché vaffanculo a tutti e anche a te!" mi girai e iniziai a salire le scale fiera e carica di energia poi mi girai.
"Ah e non ho fame" aggiunsi in tono cortese come se quello di prima non fosse mai stato detto e come se fosse la cosa più importante. Quando mi girai mi scappò un risolino. Continuai a salire qualche scalino, d'improvviso sentii lo strusciare secco di una sedia sul pavimento luccicante e lì non osai girarmi. La paura prese il sopravvento sulle mia gambe. Ma poi dei passi veloci si fecero strada alle mie spalle e mi girai vedendo mia madre trasformata in una serpe. Era rossa dalla rabbia e si manteneva il vestito con una mano e l'altra alzata e avevo capito le sue intenzioni e così le diedi il colpo finale.
"Non oggi!" urlai, guardando avanti e iniziando a correre verso la mia camera.
"Beatrix non osare!" tuonò mia madre vedendomi sulla soglia della porta. Io le feci un ghigno di scherno, dopodiché chiusi giusto in tempo la porta, sbattendola violentemente e girando la chiave nella toppa tutte le volte necessarie per dividermi da quell'essere. Mi accasciai con la schiena alla porta. Ma scattai in piedi quando quest'ultima venne scossa violentemente.
"Beatrix apri subito questa porta" urlò mia madre. Io incrociai le braccia fissando la porta come se la vedessi. In quel tempo avevo imparato a vedere le persone anche attraverso il muro. Bastava sentirle parlare per capire come sono fatte.
"Roxanne affronterai delle conseguenze drastiche se non apri subito questa dannata porta!" mi portai una mano alla bocca per coprire la piccola risata che mi era uscita per il suo uso scorretto e inusuale di parole. Era davvero incazzata per usare 'dannata' come termine.
"Scordatelo" dissi semplicemente buttandomi sul letto. Ci fu il silenzio tombale e poi dei passi si allontanarono e una piccola combriccola di omini bianchi danzanti facevano festa nella mia testa sollevandomi il morale. Avevo vinto. Per una volta avevo vinto contro mia madre, dimostrandole che anche io era testa dura. Fissai come al solito l'orologio. La litigata con mia madre mi aveva portato sorprendentemente via molto. Erano le 13.37. Il mio cuore urlava dalla gioia, così mi alzai e raggiunsi la finestra appoggiando i gomiti sul davanzale guardando con un sorriso ebete il poco del panorama che mi era concesso. Immaginai come fosse tranquilla la città a quest'ora specialmente essendo una domenica primaverile, dove il tempo era incerto e non si sapeva nemmeno cosa mettersi, se stare con qualcosa di caldo o indossare qualcosa in modo da tenere le braccia scoperte.
Dopo una ventina di minuti a essere stata seduta sul divanetto color pesca a guardare Los Angeles, mi alzai e andai a prendere un libro sull'amore platonico. Amavo quel tipo di amore, perché la pensavo esattamente come questo grande filosofo. L'amore è fatto per essere eterno attraverso i ricordi, l'arte. L'amore è qualcosa di unico, speciale e va' custodito con accortezza. Io non potevo dire di avere avuto un'esperienza con l'amore perché non ero mai entrata a contatto con esso ma c'era stato qualcuno che da piccola me lo aveva fatto credere.

"Bea ma per te cosa siamo noi?" Mi chiese il moro che era steso al mio fianco nell'erba. Mi aveva sempre tranquillizzato e schiarito le idee stare stesa a guardare il cielo. Ma non riuscivo a pensare ad una risposta. Lui era il mio unico amico a parte sua sorella, ma per lui provavo qualcosa mai provato, nonostante i miei miseri dodici anni. Ci pensai un po' su e poi lo guardai nei suoi occhi verdi smeraldini.
"Secondo te?" Gli chiesi e davvero lo volevo sapere perché io non sapevo rispondere. Lui aggrottò la fronte e mi guardò più intensamente poi si grattò il mento come un vecchio saggio e provocando un mio risolino.
"Non saprei. Insomma abbiamo due anni di differenza ma insomma io non so cosa dire.." Iniziò a farneticare portandosi le mani in viso e ridendo. Io gliele scostai, amavo vederlo ridere era una visione paradisiaca. Quando lo feci lui si bloccò e ne rimasi delusa visto che lo avevo fatto principalmente per vederlo sorridere. "È okay" risposi abbracciandolo e lui mi accarezzò i capelli facendomi sentire a casa.

***

Saltai sull'attenti facendo volare sul pavimento il libro pesante sull'ideale di Platone e facendo volare via i miei ricordi. Non poteva essere vero, avevo sentito male erano solo le -mi girai verso l'orologio passandomi una mano in viso per frustrazione- ...oh cazzo le 15.59. I miei occhi si riempirono di lacrime e lasciando la stanza nello stesso identico modo aprii la porta e corsi giù per le scale. Era lui. Avevo sentito il fischio inconfondibile. I miei piedi correvano senza ascoltarmi, la mia mente trafficava in quel fischio insistente. I miei occhi ormai lucidi e carichi di emozione trovarono la figura di Margaret alla porta della cucina. Mi fece segno di fare silenzio poi indicò il salone facendomi capire che mia mamma fosse lì a riposare. Mi aprì la porta e io le stampai un bacio sulla guancia sussurrando un grazie. Appena uscii dalla porta e la ventata mi prese in pieno viso, iniziai di nuovo la mia ricerca muovendo velocemente le braccia avanti indietro per darmi più velocità. Sentivo le lacrime che arrivavano fino al lobo per la troppa velocità.
"Luke" urlai con tutta la mia forza. Iniziai a piangere rumorosamente e le mie ginocchia si fecero di ricotta facendomi cadere a terra. Bestemmiai tutti i santi che mi guardavano e mi prendevano in giro, poi mi rialzai togliendomi i capelli dal viso e ricominciai a correre piangendo più forte. Ero disperata, lo cercavo disperatamente. Lo volevo, ne avevo bisogno, volevo tirarmi i capelli da testa. Quella corsa mi sembrava durare secoli. Mi fermai vicino un albero e mi strisciai le unghie in faccia. Ero così felice da sentirmi male. Tirai su col naso e notai un rovo di more familiare.
"Luke!" urlai ancora, iniziando a correre oltrepassando il rovo. Sentii una voce sorda e lontana chiamare il mio nome, e fu quello a farmi perdere la testa che mi girava. Urlai dalla frustrazione. Non ricordavo più bene il posto del buco. Mi aggrappai ad un albero.
"Cazzo!" gridai verso il cielo.
"BRI" sentii urlare di nuovo in lontananza. "Luke non ti trovo porca merda" ululai dalla frustrazione, seguendo la voce con attenzione. Lo sentii ridacchiare e il mio cuore si rianimò. Era troppo tempo che non sentiva quel suono angelico.
"Parla cazzo" gli ordinai.
"Oh okay....Mhm...ODDIO.. mi manchi cazzo muoviti!" strillò nervoso. Mi fermai con un colpo secco a quelle parola. Smettila di piangere stronza. Mi dissi. Poi vidi il tronco ancora lì sotto al buco e lo guardai bramando quel luogo e quel momento.
"Cazzo cazzo! Bri ti vedo" urlò il biondino e in effetti anche io intravedevo il suo occhio. Con un sorriso disperatamente felice corsi sul tronco incespicando nei miei piedi.

Appena salii su quel tronco umido e fradicio. Appena infilai il mio occhio grande e lacrimante. Appena rividi quel blu oceano pieno di lacrime e gioia. Capii.
Volevo che lui fosse il mio amore platonico.

Ehi Ciccie (?) eccovi L'undicesimo capitolo. Prima cosa vi vorrei ringraziare per tutti i commenti voti e visualizzazioni. Mi avete fatto emozionare sul serio. Vi adoro. Poi vorrei ringraziare specialmente feardoesntexist che mi ha lusingata davvero tantissimo e a questo punto andate a leggere la sua storia che è F A V O L O S A. Ultima cosa poi vi lascio: vi consiglio davvero di leggere gli immagina che pubblica --Camy15-- e probabilmente gliene manderò uno anche io e se volete anche voi. E niente vi voglio bene e vi ringrazio. Alla prossima
Mikey xx

Between || Luke H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora