16 Capitolo.

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Sbattei le palpebre più volte per abituarmi alla luce mattutina. Mi stiracchiai e mi misi a sedere sul letto con un sorriso enorme disegnato sul volto. Sospirai e cercai un orologio: 12.03.
"Oh cazzo!" urlai saltando dal letto, pensando subito alle lezioni di mia madre. Poi mi ricordai subito dov'ero e mi misi a ridere trascinando di nuovo i piedi al bordo del letto. Ma mancava qualcosa.
"Luke?" Lo chiamai sentendo dei rumori in bagno. Mi alzai lentamente e bussai.
"Bri eccomi" urlò per sovrastare il fruscio dell'acqua.
"Okay" dissi. Mi guardai allo specchio e avevo un viso riposato e felice e indossavo la sua maglia. Feci un bel respiro dal tessuto, pensando che ormai fosse una droga quel mix tra vaniglia e tabacco. Mi girai verso la balconata e mi venne quasi da piangere. Feci una piccola corsetta sul pavimento freddo e uscii fuori. Una brezza marina mi accarezzò il viso e le gambe scoperte, provocandomi la pelle d'oca. Il cielo era di un azzurro limpido, le spiagge bianche e luccicanti, le strade piene di gente e l'oceano era come lui, profondo e stupefacente. Poggiai i gomiti sulla ringhiera nera e mantenni la testa fra le mani sospirando di tanto. Finalmente potevo camminare per strada scherzando e ridendo. Avere vestiti normali, un cellulare, degli amici.. Come avrei potuto conoscere gli amici se avevo finito la scuola? Avrei conosciuto gli amici di Luke? E se a loro non piacevo? Mille domande attaccarono i miei poveri neuroni cercando di rispondere ad ognuna senza risultato.
"Buongiorno" annunciò l'arrivo di qualcuno una voce profonda.
Mi girai di scatto sorridendo a 32 denti. Corsi verso di lui e mi aggrappai al suo collo e cingendo i suoi fianchi con le mie gambe.
Tutto questo era solo merito suo.

Lui ridacchiò e pose le mani dietro la mia schiena sorreggendomi. Quando mi resi conto di quello che avevo fatto, lui solo in boxer e io con la sua maglia scesi ricomponendomi, sotto il suo sguardo attento.
"Allora biondino, ho dei soldi con me e vorrei comprare dei vestiti mica posso camminare sempre e solo con quello. Ci tengo e non voglio metterlo sempre" gli spiegai indicando il vestito con un cenno del capo.
"Giusto ma i soldi non servono" mi rispose spostandomi una ciocca ribelle corvina dietro l'orecchio. Io aggrottai la fronte sapendo che per qualsiasi cosa servivano soldi.
"Tu non preoccuparti e vestiti che scendiamo a fare colazione" mi annunciò infilandosi un jeans nero, lo volevo anche io.
"Luke lo voglio anche io" dissi mettendo il labbruccio e indicando con il dito il pantalone che tentava di mettersi. Lui saltellò nel pantalone cadendo a terra. E fu la fine della mia vita. Risi per circa dieci minuti ininterrottamente, piegandomi sulle ginocchia. Era una scena esilarante. Lui si alzò e si sistemò. Si avvicinò lentamente a me con un ghigno e un aria intimidatoria.
"L-Luke" lo avvisai alzando un indice ma non mi ascoltò, scattando e prendendomi come un sacco di patate sulla sua spalla e facendomi fare il giro della stanza.
"Mettimi giù" urlavo mandando pugni a quanto pare innocenti sulla sua schiena, che si contraeva ad ogni passo.
"Perché? Ho una così bella visuale" rise e io arrossii sia per imbarazzo che di rabbia. Iniziai a soffiargli nell'orecchio e lui mi lasciò all'istante. Avevo trovato il suo punto debole.
"Oh oh, ora so il tuo punto debole Hemmings" gli dissi battendo le mani, lui incrociò le braccia e buttò fuori il labbro inferiore. In quel momento nella mia mente passarono pensieri che non ho il coraggio di ripetere.
"Mi fa rabbrividire il soffio sul lobo" disse con una voce da bambino.
Io gli andai vicino e gli stritolai una guancia. Poi presi il mio vestito e andai in bagno. Ero troppo esuberante, davvero troppo. Mi sentivo in cima al mondo e da un lato avevo anche paura che potessi cadere da troppo in alto, ma sapevo anche che se fosse successo, qualcuno dai capelli biondi mi avrebbe preso.
Mi sciacquai il viso e mi pettinai, poi presi quel poco di trucco che possedevo e lo passai sul viso. Sfilai la mia maglia preferita e misi il vestito e le ballerine. Uscii porgendo la maglia a Luke che scosse la testa dicendomi che era un regalo, io la strinsi al petto e la annusai prima di metterla nel mio zaino.
"Andiamo?" Mi chiese infilando degli occhiali da sole neri quadrati. Aveva la maglia dei 'Green Day', quella che mi mostrò attraverso il foro della mia vecchia casa. Chissà mia mamma e Marg come stavano.
Comunque, indossava il solito pantalone nero con due tagli sulle ginocchia, scarpe nere e un capello a visiera messo al contrario. Era perfetto, semplicemente. Io annuii caricando lo zaino in spalla. Lui oscillò il dito a destra e a sinistra. Io inarcai un sopracciglio non capendo cosa non andasse e lui indicò lo zaino.
"Ci sono i soldi dentro. E poi stiamo in un Hotel, non si sa mai" dissi poggiando ugualmente lo zaino a terra. Lui rise.
"I soldi non ti servono e possiamo stare tranquilli riguardo al posto" affermò tirandomi fuori dal piccolo appartamento. Era strana come cosa, anzi c'erano cose fin troppo strane.
Passammo davanti alla reception e quella Troia bionda starnazzò un buongiorno, ma Luke non la cagò minimamente facendomi sorridere soddisfatta.
"Dove facciamo colazione?" Gli chiesi sgranando gli occhi mentre osservavo ogni particolare, ogni persona. Non mi sarei mai stancata di tutto questo.
"Starbucks ovviamente" disse portandomi ad attraversare la strada. Molte macchine suonarono ma Luke non se ne curò e decisi di fare lo stesso.
Camminammo per cinque minuti prendendo in giro le persone, avevamo visto una ragazza larga quattro volte me e vestita di rosa. Luke la derise chiamandola Big Bubble e facendomi soffocare una risata allo sguardo fulmineo della ragazza.
Entrammo da questo 'Starbucks' attraversando delle porte automatiche di vetro. L'aria condizionata ci avvolse facendoci sospirare dal sollievo. Per quanto riguarda le temperature LA era strana, di notte freddo pungente e di giorno caldo afoso.
La sala era verde bottiglia con dei divanetti rossi, la maggior parte occupati. C'erano vetrate ovunque, dalle quali si potevano vedere i passanti. Arrivammo alle casse dove si trovavano tre file lunghe e spazientite. Ci infilammo in una di queste.
"Ehm cosa prendi tu?" Chiesi al biondino guardando in alto verso le varie bevande e dolci, non avendone mai assaggiata una.
Lui si girò e si tolse gli occhiali.
"Un cappuccino con Nutella e panna" mi rispose indicandomi la bomba . Mi ricordai che mia madre una volta o due comprò la Nutella. Ed era qualcosa che ti portava nel mondo dei grassi.
"Prendo lo stesso tuo allora" decisi e lui annuì soddisfatto nell'avermi indotto a prendere lo stesso suo.
Dopo dieci minuti di imprecazioni prima da parte di Luke e poi da parte mia, arrivò il nostro turno. Un ragazzo dai capelli mori, gli occhi azzurri e il sorriso dolce ci accolse.
"Benvenuta cosa posso portarvi" si rivolse più a me che a Luke il quale passò il suo braccio dietro le mie spalle stringendole fin troppo e lo fulminai. Decisi di essere gentile con quel ragazzo, aguzzai gli occhi e lessi il nome.
"Ciao Louis, portarci due cappuccini Nutella e panna" gli chiesi sorridendo e girandomi verso di Luke che stava incenerendo il povero ragazzo con lo sguardo ma questo non mollava il suo. Sparì dietro il bancone.
"Luke che ti prende?" Gli chiesi poggiando le mani ai fianchi. Lui tolse il braccio dalle mie spalle e mi afferrò la mano.
"Non mi piace" sussurrò al mio orecchio.
"Ecco a voi" ritornò Louis porgendoci due bicchieri bianchi ben decorati e con la panna che fuoriusciva.
Luke pagò e senza neanche salutare mi tirò fuori. Camminammo mano nella mano e appena feci il mio primo sorso, le mie papille gustative impazzirono.
"Oh porca merda è buonissimo!" urlai continuando subito a bere. Luke rise buttando come sempre la testa all'indietro e io come sempre persi un battito a quella vista.
Passeggiavamo in un silenzio rilassante, a goderci il nostro dolce tocco, la bevanda e il panorama mozzafiato. Quel mare era splendido. E per un momento guardai come gli occhi di Luke da sotto gli occhiali saettassero in modo inquieto da una parte della strada all'altra.
"Ehi cosa hai?" Gli chiesi bloccandomi sui miei passi e obbligandolo a fare lo stesso. Lui si girò e attraverso le lenti vidi una sguardo imploratore.
"Vieni andiamo a comprarti lo skinny" disse tirandomi in un grande magazzino ben illuminato.
"Cos'è uno skinny?" Gli chiesi mentre mi strattonava. Lui si girò con un ghigno guardandomi.
Puntò il dito verso il suo pantalone "Questo"

BUONASERA CARI/E ALLORA VI RINGRAZIO PER LE COSÌ TANTE VISUALIZZAZIONI, COMMENTI E VOTI SIETE DAVVERO WOW. BENE ALLORA IN QUESTO CAPITOLO COME NEL PROSSIMO VEDREMO LE SPESE E IL GIRO DI LOS ANGELES DI BRI E LUKE. SARÀ PIENO DI COLPI DI SCENA QUINDI PREPARATE I VOSTRI FEELS. E NIENTE BACI
Mikey xx ❤️

Between || Luke H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora