40th: road to holmes chapel

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Si percepisce la mancanza di qualcuno, si percepisce eccome.
Si fa strada tra le membra e corrode ciò che resta di un'anima viva, ricordando che a ogni passo compiuto tu non sei accanto a me. E si cerca di calmarla, quell'insaziabile forza che a braccetto con l'attesa, manda il cervello in panne, anche se contemporaneamente libera nell'aria la speranza, mentre l'orologio ticchetta, diminuendo la distanza tra di noi.

Mi aspettavo un incontro da film.
Mi aspettavo di correre nel senso opposto al suo, finché entrambi non ci saremmo riuniti a metà del corridoio.
Mi aspettavo di essere sollevata e fatta volteggiare in aria, che mi baciasse i punti che aveva marchiato, rendendomi sua, ma di cui i segni violacei erano scomparsi.

Mi sarei immaginata una scena da film, in cui i dieci giorni di distanza sarebbero conclusi con un bacio, non di certo ciò che vidi appena aprii la porta del mio appartamento.

Il sorriso già presente sulle mie labbra si allargò automaticamente non appena la sua immagine mi si presentò davanti.

La cascata di ricci, i lineamenti spigolosi e la barba incolta che gli cresceva appena sul viso pulito, tutto mi ritornò improvvisamente familiare.

Prima che potesse mettere piede in casa, le mie braccia lo avvolsero meccanicamente, e mi dovetti alzare sulle punte per raggiungerlo. Tuttavia, la freddezza con cui accolse il mio abbraccio fu anche troppo tangibile.

Si mosse appena solo quando aumentai la stretta, e a scatti fece passare semplicemente una mano sulla mia schiena.

Mi allontanai esitante, giusto quando il dolore si fece spazio in me fino a prendere possesso della ragione.

«Va tutto bene?» La mia voce uscì in un sussurrò.

Harry mi ripagò con il silenzio, almeno finché non si chiuse la porta alle spalle.

«Sì, perché non dovrebbe? Sono solo stanco.» Si accomodò sul divano e chiuse gli occhi espirando.

Il mio cuore si strinse al suo rifiuto e tutto ciò mi divenne improvvisamente più chiaro.
Percepivo il gelo da metri di distanza.

«Non mi vuoi più, vero?» Sibilai, parlando più a me stessa, trovando una conclusione a tutto quello, ma evidentemente lui mi sentì, e girò di scatto la testa facendo incontrando il mio sguardo per la prima volta dopo giorni.

«Cosa?!» Chiese scioccato.

«Sapevo sarebbe successo prima o poi, infondo perché qualcuno come te dovrebbe volere una come me

La mia testa cadde verso il basso, per nascondere le lacrime che si stavano formando ai lati dei miei occhi e che presto sarebbero scivolate giù senza ritegno.

«Beth, stai dicendo solo cazzate. Sono solo fottutamente stanco dopo dieci giorni di viaggi in giro per il mondo!»
Alzò la voce ma lo ignorai. Era meglio finire quella messa in scena subito, perché continuare ad illudermi? Sicuramente stava solo temporeggiando, per poi lasciarmi la bomba in mano e scappare.

«Non potevi semplicemente continuare ad odiarmi? Avresti potuto scoparti chi volevi, non avrei detto niente. Hai deciso però di farmi cadere ai tuoi piedi per poi calpestarmi, e io ci sono cascata per l'ennesima volta.» La mia voce uscì più debole e incrinata di quanto avessi previsto.
Harry rimase immobile nella sua posizione, e la sua mancanza di movimenti mi fece intendere che avevo appena centrato il punto.

«Non è così, Annabeth.» Tubò.

«E allora com'è, Harry?» Alzai la voce e in contemporanea la testa, permettendo alla prima lacrima traditrice di prendere la sua strada.

month » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora