I giorno seguente non era stato assolutamente uno dei migliori ma Ella mi aveva praticamente costretta a darmi una ripulita, indossare abiti decenti e ad andare a Westfield per l'ennesima sessione di shopping intenso nell'ennesimo centro commerciale perché il brutto tempo non permetteva di fare altro.
Questa mattina avevo accompagnato Esther per un colloquio affinché ottenesse un posto come insegnante precaria in un asilo nido. Essere circondata da marmocchi doveva, secondo lei, rallegrarmi la giornata, ma quando tutta la routine sembrava essere basata su pannolini, pappe e sonnellini, decisi che quello non era decisamente il mio ambiente.
La pioggia scendeva ancora, il cielo plumbeo nascondeva la bellezza di Londra e il freddo mi aveva costretta ad indossare un cardigan e delle calze fino al ginocchio.
Riposi sul tavolino il libro che stavo leggendo quando il tintinnio del campanello echeggiò fin troppo forte e camminai verso la porta senza lasciare la tazza di tè che in qualche modo mi riscaldava le mani.
Era Ella che doveva essere tornata dal supermercato.
Ma non era Ella. E io avevo fatto il terribile sbaglio di non controllare dallo spioncino.
«Harry.» Sussurrai incoscientemente.
«Ciao.» Era fradicio dalla testa ai piedi, i capelli sembravano più lunghi e scuri.
«Credevo saresti arrivato stanotte.»
Affondai i miei occhi nei suoi contornate dalle ciglia anch'esse bagnate per via della pioggia. Lo osservai minuziosamente in tutti i suoi dettagli. Fu confortante riuscire a trovare il piccolo neo vicino alla bocca sempre al suo posto, gli anelli di ottone tra l'indice e il medio appoggiati sul borsone di pelle nero, e gli stivaletti consumati ai piedi.«Hanno anticipato il volo. Posso entrare?»
Mi accorsi solo a quel punto di non aver aperto completamente la porta e che lui fosse ancora fuori, al freddo e con la pioggia che scendeva con violenza a pochi metri di distanza.
«Oh, certo.» Mi spostai di lato con un balzo e gli permisi di entrare in casa e pulirsi le scarpe sullo zerbino.
«Posa pure il giubbotto, vado a prenderti un asciugamano.»
Corsi verso il bagno e tirai fuori uno dei pochi asciugamani non rosa che trovai.
Prima di uscire mi appoggiai al legno della porta e alzai gli occhi al cielo in cerca dell'aiuto di Dio.Che cazzo faccio?
Non ero minimamente pronta a ciò che Harry avrebbe avuto da dirmi. Da quel momento fino all'ora successiva sarebbero potute cambiare tante cose, troppe, tra cui il mio stato sentimentale.
Scesi dopo aver preso un bel respiro e lo trovai seduto sul divano, nello stesso salotto che ci aveva ospitati in un ballo improvvisato, qualche mese prima, lo stesso salotto dove litigammo furiosamente e da cui lui uscì dopo avermi chiamato puttana e avermi fatto credere che non fossi niente per lui.
Mi ringraziò quando gli porsi l'asciugamano bianco e lo guardai tamponare i ricci e rimuovere il velo di acqua dal viso, io intanto mi ero seduta sul divanetto opposto al suo, oltre il tavolino di vetro dove giaceva ancora il mio libro.
«Non voglio che ci sia quest'imbarazzo fra noi, non inutilmente.»
Rimasi interdetta alle sue parole e allontanai la tazza dalla bocca.
«Lo credo anche io. Siamo qui per un motivo.»
«Il motivo è che mi stai accusando ingiustamente di averti tradita, o sbaglio?» Sembrava parlarmi con sfida. Lo stava facendo veramente? Con quale coraggio?
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month » h.s
Fanfiction❝E forse mi accorsi troppo tardi che le bastò solo un mese per farmi cadere nella sua ragnatela d'amore.❞ lostsof © all right reserved cover by @woahmarvel highest rank in fanfiction #1