39th: purple lace

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Solamente un filo sottile separa il sonno dal risveglio, che spezzato bruscamente mi avrebbe fatto battere il cuore all'impazzata e risucchiare un respiro dallo spavento. Ma non fu così quella mattina.

Mi svegliai con il braccio tremolante, naturalmente qualcuno lo stava scuotendo con l'intento di farmi aprire gli occhi.
Ma la spossatezza prese il sopravvento e non riuscii a spalancare le palpebre che sembravano incollate. La bocca era pastosa, caratteristica di un risveglio forzato, ma solo dopo mi resi conto che a svegliarmi non era una persona qualunque, ma Harry. Il mio Harry.

La sera prima lo avevo trovato addormentato appena uscita dal bagno per cambiarmi. Era rannicchiato sul letto, con le spalle incurvate e un leggero cipiglio sulla fronte.
Ero appena riuscita a coprirci con il piumone che caddi in un sonno profondo anche io, proprio come lui.

Onestamente però, rimasi un po' delusa. È alla fine della giornata che i discorsi importanti vengono fuori, si fa il resoconto di tutto e si ride per i ricordi, prima di addormentarsi. Chissà, forse si sarebbe aperto ancora di più con me e forse sarebbe scappato anche un bacio della buonanotte. Purtroppo tutto questo sarebbe rimasto incastrato nella mia mente con l'etichetta "forse", mentre mi sarei torturata a vita immaginando cosa ci saremmo detti.

«Beth, svegliati.» I suoi sussurri si fecero più chiari mentre perdevo gradualmente la magia del sonno.

Le sue mani presero le mie, rimaste fuori dal groviglio di coperte mentre il suo naso sfregava su e giù nell'incavo del mio collo.

Mugolai leggermente infastidita e mi ritrassi dal suo tocco particolarmente dolce.

Quando sentii la parte del letto adiacente alla mia sprofondare, capii che si era disteso accanto a me e non si sarebbe arreso.

«Che ore sono?» Riuscii a dire socchiudendo gli occhi. La luce non filtrava dalla finestra e il troppo silenzio rendeva tutto molto strano.

«Le quattro. Dobbiamo prendere un aereo tra due ore. Mi dispiace svegliarti ma me l'hanno fottutamente ordinato.»

Roteai gli occhi al cielo per la sua scelta di parole.

«Sei sempre così romantico.» Ironizzai.

«Dimentichi che ti ho portato a cena ieri e ho espresso il desiderio di baciarti a fine serata.» Replicò e mi sentii improvvisamente più lieta ricordando la sera prima, ma ancora di più sapendo che per lui aveva contato davvero qualcosa.

Mi voltai di fianco verso di lui per guardarlo negli occhi e osservai la sua espressione divertita che mi metteva di buon umore.

«Dimentichi che ti sei addormentato mentre mi cambiavo, e questo non è per niente romantico.» Scherzai ancora utilizzando le sue stesse parole e facendo scorrere l'indice sul ponte del suo naso. Mi piaceva il suo naso: era grosso ma non sproporzionato e perfettamente in sintonia con le sue labbra piene e rosee.

«Per caso volevi mostrarmi qualcosa di sexy? Perché possiamo rimediare anche subito e stai certa che non mi addormento.» Un sorriso furbo e carico di malizia si disegnò sulle sue labbra e dopo quello trovai la forza di liberarmi dalle coperte e alzarmi definitivamente, borbottando uno "stupido" indirizzato a lui.
Prima che potesse dire altro, raccattai i primi vestiti che trovai e mi chiusi in bagno per cambiarmi.

«Sbrigati, la colazione si raffredda.» La sua voce era decisamente troppo vicina alla porta e mi coprii automaticamente le gambe nude allungando la maglietta che non avevo ancora sfilato. Merda, mancava la chiave.

«Un attimo!» Squittii.

Sentii una risata provenire da dietro la porta e successivamente i ticchettii delle sue dita che battevano contro il legno che ci separava. Mi stava provocando, e io stavo cedendo.

month » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora