16th: concert

85.2K 3.8K 860
                                    

"Sono sotto casa tua, scendi. H xx"

Non me lo feci ripetere due volte e corsi giù per le scale verso il mittente del messaggio.

Il mio primo concerto. Ero così elettrizzata.

Il mio primo concerto. Non avevo mai avuto la possibilità di andarci.

Mi sentivo sollevata, capita e finalmente per una volta avevo l'opportunità di fare qualcosa per me stessa, qualcosa che mi facesse stare bene. Naturalmente tralasciando la compagnia che non era proprio delle migliori.

Con che ragazzo stavo avendo a che fare? Così... Introverso? Se il primo giorno in cui lo incontrai in quell'ufficio avessi pensato che Harry fosse introverso mi sarei presa a schiaffi da sola per la stupidaggine che avevo appena pensato. Ma c'era qualcosa che Harry non dava a vedere. Si nascondeva dietro a muri invisibili facendo scivolare fuori solo il suo atteggiamento strafottente e menefreghista. Ma lui non era così. Io lo sapevo. Io sapevo che qualcosa di buono in lui c'era ancora. Sapevo che fosse capace di mostrare il lato buono di sé a qualcuno. Qualcuno a cui teneva molto.

Solo alcune persone potevano godere di questo privilegio: le sue fans. Lui era consapevole di essere accettato così com'era, con pregi e difetti, dai fans che l'avevano seguito fin dall'inizio, pronti a tendergli una mano in caso di bisogno e supportarlo in ogni momento. Io non avrei mai occupato una posizione così importante nella sua vita, non potevo pretendere niente di buono nei miei confronti da lui, eppure qualche segnale l'avevo captato.

Quei pochi momenti in cui il suo sorriso si accendeva, quei piccoli attimi di altruismo in cui cercava di essere premuroso.

Avrei potuto odiare Harry Styles a vita ma non potevo negare di non sperare in un cambiamento dei suoi confronti verso di me. Intanto però, mi accontentavo dei piccoli gesti che mi rendevano felice, come questo: il mio primo concerto.

E chi l'avrebbe mai detto che mi ci avrebbe portato la persona che più detestavo e che allo stesso tempo mi attraeva?

Raggiunsi lo sportello e lo spalancai per entrare nell'abitacolo della grande auto nera, dove un Harry Styles che profumava di colonia mi stava aspettando.

«Che diavolo hai fatto ai capelli? Sono ciocche arancioni quelle?» Domandò incredulo.

«In onore di Heyley Williams.» Ammisi soddisfatta.

«E questi vestiti? Ti ho comprato tante di quelle cose l'altro giorno che mi sono costate una fortuna e tu ti presenti con delle calze strappate, pantaloncini e maglietta della band?»

Sapevo bene com'era fatto Harry, nonostante mi ripetessi sempre di stare in guardia e di aspettarmi di tutto da lui, mi sentii colpita, ferita. Non sapevo come difendermi così rimasi in silenzio, un classico.

Lo osservai portare le dita alla cerniera della sua giacca nera che fece scivolare verso il basso.

Alla vista della maglietta che indossava rimasi perplessa e un cipiglio si formò sul mio viso. La scritta "Paramore" era evidente e perfettamente uguale a quella stampata sopra la mia maglietta.

Portò la testa all'indietro e scoppiò a ridere. Aveva finto. Non mi aveva attaccata senza motivo.

La sua espressione divertita e spensierata portò un piccolo sorriso a formarsi sulle mie labbra. Per un momento la sua anima maligna ed egocentrica si era volatilizzata.

Continuava a ridere, a ridere e a ridere e nonostante tutta la mia forza di volontà non riuscii a non fare lo stesso.

Due pazzi. Due pazzi che ridevano come tali nello stretto abitacolo di un auto. Non smettevamo di ridere, la cosa però stava diventando opprimente, non mi seppi spiegare il motivo.

month » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora