22nd: unexpected

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La casa di Harry non era eccessivamente grande, ma bellissima. Da Primrose Hill si aveva una fantastica vista di tutta la caotica Londra. Comprendeva una villetta a tre piani, un garage, un giardino e una piscina. Una cosa lontanissima dal pensabile per una come me.
Appena ne vidi l'interno mi vergognai immediatamente dell'appartamento in cui vivevo. Chissà cosa aveva pensato appena ci aveva messo piede.

La cucina e il salotto occupavano lo stesso enorme spazio. La mia attenzione venne catturata dalle pareti di mattoncini bianchi che ne ricoprivano gran parte, e gli conferivano un aria rustica ma sempre con quel tocco di eleganza.
Un divano grigio polvere si trovava al centro dell'immenso salotto, affiancato da alcune poltrone di pelle, che si affacciavano direttamente sull'enorme televisore a pollici incontabili, attaccato alla parete. Un tavolino stava al centro dello spazio tra le poltrone e il divano, su cui era poggiato uno svariato numero di piante.
Mi permisi di sfiorare le morbide tende bianche che ricoprivano le grandi finestre e sbirciai fuori. Era tutto buio e riuscivo a scorgere la piscina illuminata dalla luce dei lampioni.

«Siediti sul divano. Ti porto qualcosa di caldo.»

Annuii e feci come mi aveva detto. Analizzai il cuscino verde bosco completamente ricamato, e lo strinsi a me.
Harry ritornò subito dopo con una coperta di pile.

Presi con cautela la coperta blu e me l'avvolsi intorno al corpo. Non avevo ancora aperto bocca da quel momento.
Profumava di Harry.

«Ti va un tè?» Provò a chiedere di nuovo in attesa di una mia parola.

Annuii ancora, titubante e lui sparì nell'angolo della cucina.

La stanchezza si stava facendo sentire. Percepivo la bocca asciutta e le palpebre pesanti che minacciavano di chiudersi. Incoscientemente presi un cuscino e me lo portai dietro la testa, ma a poco servì perché non potevo sdraiarmi, non mi ero tolta le scarpe e non ne avevo la forza.

Vidi Harry arrivare verso di me barcollando, con una tazza fumante tra le mani, cercando di non versare il tè.

Ci soffiai sopra prima di portarmi la tazza alle labbra.
Il liquido scottava quindi mi ritrovai a sventolare la mano davanti alla bocca aperta, mentre le mie papille gustative bruciavano come non mai.

Harry sghignazzò e si sedette nella poltrona davanti a me.

Piano piano riuscii a finire il mio tè, tutto nell'assoluto silenzio. Solo il ticchettio dell'orologio scandiva il tempo.

Che cazzo di ore erano?

Mi girai di scatto verso l'orologio sulla parete della cucina.

Le due.

Balzai in piedi. Era decisamente troppo tardi e qualunque cosa fosse successa prima, non potevo trattenermi ancora.

«Io... Uhm... È tardi, dovrei andare. Se non ti scoccia... Potresti darmi un passag--

«Non se ne parla. Resti qui stanotte, e poi non ho voglia di accompagnarti.» Ordinò con voce tagliente, tendendo le spalle.

Dischiusi le labbra, sopresa, ma allo stesso tempo timorosa.

«Q-qui?» balbettai.

«Dormirai nella stanza degli ospiti. Però se proprio vuoi, puoi dormire con me, il mio letto è sempre aperto.» Sogghignò.

La mia bocca prese la forma di una 'o', mentre lui se la rideva e saliva le scale.

Quanto era lunatico? Un secondo prima mi aveva risposto male e ora mi invitava a dormire con lui, in tutti i sensi possibili.

month » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora