37th: perfume of happiness

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L'istinto di qualsiasi altra ragazza con mente sana l'avrebbe portata ad andarsene, e lasciarlo in piedi con l'amaro in bocca. Qualcosa, però, si smosse nel mio cervello e non seppi spiegare come, mi ritrovai con le gambe così pesanti da non riuscire a muovere un passo.

Harry aveva allentato la presa sul mio polso, gli occhi ancora leggermente spalancati e il fiatone che sembrava l'unico suono ad echeggiare nel corridoio di quell'albergo.

Non volevo saltare a conclusioni affrettate, ma era inevitabile pensarlo.

Provai ad immaginare che fosse sua sorella, ma tra i due, una somiglianza era l'ultima cosa che potevi vedere.

Provai a pensare che fosse solo un'amica, ma le amiche non si presentano la mattina presto, soprattutto da uno come Harry che amava dormire.

«Non devi spiegarmi niente, tranquillo.» Non volevo apparire più ferita di quanto già lo fossi e forzai le labbra ad aprirsi in un piccolo sorriso.

Harry fece passare la mano tra i capelli tirandoli indietro, in un gesto che amavo particolarmente, e che spesso si ritrovava a fare nei momenti di frustrazione.

«Devo invece. Seguimi.»

Mi feci trascinare da lui, impotente, nella grande suite dell'albergo. Quasi non mi accorsi che aveva preso il mio bagaglio e lo stava portando dentro con lui.

Oltrepassammo un ampio salone e sentii la tensione crescere rapidamente in me quando misi a fuoco la figura della ragazza di prima, in piedi davanti ad un pilastro, che fumava una sigaretta in tutta tranquillità.

Sembrava così volgare con le labbra eccessivamente rosse, i tacchi vertiginosi e le gambe scoperte, eppure era impossibile negare che fosse bellissima.

Harry mi condusse in un'altra stanza e si chiuse la porta alle spalle. Rimasi in piedi, con le gambe contro il letto, mentre lui non si smosse dalla sua posizione.

Era stato uno sbaglio andare fino a lì. Un enorme sbaglio.

Harry si passò una mano sul viso e batté un pugno sulla porta facendomi sussultare.

«Sai, vorrei parlare di tutto tranne che di questo ora che sei qui, però ho bisogno di spiegarti. Prometti che mi lascerai farlo.» Guardò altrove mentre parlò a bassa voce.

Io non risposi, mi limitai ad abbassare lo sguardo verso la punta delle mie scarpe, cercando di fare mente locale su tutto quello che stava accadendo.

«Ti prego. Promettimelo.» La sua voce uscì in un sussurro e non mi restò che annuire insicura.

«Tutto quello che ti sto per dire ti sembrerà un'assurdità, ma devi credermi.»

«Niente mi garantisce che tu dica la verità. Come posso fidarmi di te?»

Le mie labbra tremarono quando Harry si avvicinò a me e portò le mani sulle mie guance, incastrando i nostri sguardi.

«Lo so fottutamente tanto, non so cosa cazzo fare. Non ho niente da darti, è vero, ma almeno oggi, solo oggi, fidati di me. Voglio che le cose cambino, Beth.»

Arretrai di qualche passo, prima che la situazione potesse degenerare, fino a che non sarei stata più in grado di tenergli testa. Seppellii le mani nelle tasche del cappotto e lo lasciai parlare.

«Beh, la ragazza che hai visto prima si chiama Geneva. - si schiarì la voce con un colpo di tosse. - Immagino tu abbia sentito parlare delle groupies

Mi mancò il fiato per un secondo e di scatto mi spostai indignata da lì.

Quella ragazza era... Una prostituta che li seguiva in tour?

month » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora