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Dedicato a Irene che ha scassato settimane intere per avere il titolo della mia storia. Non so nemmeno se stai leggendo, ma ti voglio bene lo stesso.

-

C'era Ella a consolarmi. C'era Ella ad assorbire le mie lacrime. C'era solo Ella.

«Annie, è l'ora che tu ti sfoghi un po'. Fa male tenersi tutto dentro.»

Accartocciai l'ennesimo fazzoletto sporco. Ormai ero un'inutile foglio di carta pesta, sopraffatto dalle delusioni.

Le parole della ragazza di fronte a me mi resero ancora più debole.

"Soffri in silenzio."

«Ho voglia di liberarmi, Ella. Ho voglia di urlare.»

Fu più sorpresa di me stessa. Ero sempre stata intrappolata nella mia bolla di solitudine per quanto riguardava le emozioni, ma era ora che quella bolla venisse scoppiata.

«Fallo Annabeth, ne hai bisogno. Ci sono io qui.» Mi incitava con soltanto l'uso dello sguardo e io inspirai profondamente.

Non avevo bisogno di nessuna sigaretta, avevo bisogno di un'amica.

«Mi ha solo riempito di false speranze, non c'è molto da dire. Gran parte della colpa è mia, sono stata abbastanza stupida da lasciarmi abbindolare da uno come lui, pur sapendo fin dall'inizio che razza di persona era.»

Ella mi prese le mani e le strinse nelle sue. Era la migliore nel dar conforto.

«Non hai nessuna colpa, te lo garantisco. Solo... A volte si fanno le scelte sbagliate, ci si fa prendere dal momento così da dimenticarsi tutto il resto. Non credo comunque che Harry sia la persona illesa fra voi due, dopo questa discussione. Qui manca un tassello del puzzle.»

Aggrottai la fronte e inclinai la testa per farle notare la mia confusione.

«Voglio dire che... Quando Harry se n'è andato sbattendo la porta io ero proprio davanti a lui, e non sembrava poi così soddisfatto della vostra lite.»

«Mi ha chiamata puttana.» Abbassai la testa.

Perché l'hai fatto Harry?

«Ma non ti fossilizzare sulle parole. Certo, è stato un verme per averti chiamato in quel modo e niente lo può giustificare, ma tieni conto che potrebbe essere stato un attacco di rabbia.»

Sbuffai. Parlare di Harry riapriva la voragine nel mio stomaco, a cui lui aveva dato origine esattamente tre giorni prima.

Un attimo... I paparazzi, che a quanto pare erano fuori dal mio appartamento, avrebbero dovuto fotografare Harry mentre usciva da casa mia, eppure io non avevo visto nessuna foto su nessuna rivista o sito internet.

«Quando sei entrata... Ti sei per caso accorta se c'erano dei paparazzi davanti a casa?» Il mio tono di voce era titubante, come se avessi paura della sua risposta.

«No, mi pare di no.» Arricciò le labbra in una leggera smorfia.

La mia testa venne risucchiata da un vortice, girava senza sosta.

Cosa stava accadendo? Qualcosa mi stava buttando nel baratro dell'inganno.
I conti non tornavano e io avrei fatto di tutto per scoprire cosa mi circondava, con o senza Harry.

«Annabeth, te lo dico da amica, cerca di non dare peso alle parole di Harry, infondo è stato dolce negli ultimi giorni.»

Scossi la testa con un sorriso amaro dipinto sul viso.

Harry non sarebbe cambiato. Harry era così, e chiunque mi aveva messo in guardia. Harry non era dolce. Harry non era l'Harry che volevo io.

month » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora