52nd: apple

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Harry era ancora stretto fra le mie braccia e il solletico familiare dei suoi capelli contro il mio collo era sempre presente.
Era teso come una corda di violino, e io non avevo ancora ricevuto una risposta; avevo solo sentito la stretta sui miei fianchi farsi sempre più lenta fino a che le sue braccia non tornassero a molleggiare senza vita ai lati del suo busto, lontane da me.

«Harry.» Alzò lo sguardo e il verde dei suoi occhi tornò ad illuminarmi «Sei un ragazzo fantastico, non mi meraviglio che tu abbia avuto relazioni serie prima della nostra, nonostante i media ti dipingano come il donnaiolo del gruppo. Ho imparato a conoscerti in questi mesi e sono felice di essermi ricreduta sul tuo conto, e sono altrettanto felice che altre ragazze si siano godute le tue attenzioni, escludendo quelle che ti portavi a letto per una sera o le groupies.»

Strinse le labbra in una linea retta e si ravvivò i capelli scuotendoli con la mano, segno di notevole nervosismo.

«E se te lo stai chiedendo, no, non sono gelosa.» Cercai di incoraggiarlo con un sorriso.

A sua volta abbassò di nuovo lo sguardo verso il pavimento, poi scoprii che la sua attenzione era rivolta verso le nostre mani che in pochi secondi intrecciò insieme.

Mi guidò verso il panchetto del pianoforte dove prese posto e mi fece sedere sulle sue gambe.

«Si chiamava Apple. Sì, come la figlia di Chris Martin.» Ridacchiò.

«Non sei obbligato a parlarne, se non vuoi.» Gli sorrisi pigramente, per poi lasciargli un leggero bacio a labbra aperte sulla clavicola lasciata scoperta dallo scollo della maglietta.

«È stata parte della mia vita come lo sei tu ora, quindi credo che parlartene sia giusto.» Mormorò e sentii il suo petto vibrare contro il mio orecchio. «La conobbi quando avevo quindici anni, era la ragazza di Will.»

«Will?» Aggrottai le sopracciglia.

«Non te ne ho mai parlato?!» Sgranò gli occhi, io scossi la testa. «Uhm, ero in una band prima di XFactor, si chiamava White Eskimo e Will era il batterista, io la voce.
Non ero molto popolare al liceo, forse perché non ero molto sportivo e indossavo quello che mi capitava la mattina; non curavo molto il mio look. Will era il mio opposto, non che fosse il classico figo capitano della squadra di football, però teneva molto al suo aspetto e questo piaceva alle ragazze; non a caso aveva una fidanzata bella come Apple Holmes.»

Cercai in tutti i modi di reprimere una risata, ma ogni volta che pronunciava il suo nome, le mie membra si contraevano supplicandomi di esplodere e liberarmi da quell'opprimente peso.

«È così divertente?» Chiese improvvisamente infastidito, guardandomi di sottecchi mentre rimuoveva il braccio che mi circondava le spalle. Avvampai all'istante per il suo repentino cambiamento e per il fatto di averlo spazientito.

«S-scusami... Ma diciamoci la verità: come possono dei genitori chiamare la loro figlia Apple

«Suo padre era un fruttivendolo.»

Dopo la sua confessione, manifestata nel più scialbo dei modi, mi lasciai guidare dalla più sonora delle risate, sotto lo sguardo contrario di Harry.

«Non ha dannatamente senso! Allora visto che tu sei un musicista dovresti chiamare tua figlia Guitar, e magari tuo figlio Violin

A quanto pare anche Harry venne contagiato dall'ilarità della situazione, e ridacchiò sommessamente senza spingersi oltre, tenendo conto del fatto che stesse ancora arrancando per mettere insieme i pezzi del suo passato ed esporli a qualcuno nella sua più piena nudità.

Mi riappropriai del suo braccio e lo avvolsi intorno alle mie spalle, non tolleravo più quella sua improvvisa freddezza che aveva messo le distanze fra di noi dal momento in cui avevo scherzato sul nome della ragazza. «Continua.» Lo esortai.

month » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora