17th: locked

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Harry's point of view

Battevo il piede imperterrito sul pavimento. Il costoso divano su cui ero seduto mi risultava addirittura scomodo così decisi di alzarmi.

Adrian Adrian, dove cazzo sei quando ce n'è bisogno?

Erano già sette minuti che lo aspettavo, sette lunghissimi minuti. Non mi piace aspettare.
Camminavo avanti e indietro tanto da sembrare deficiente, la pazienza stava per lasciarmi, quando vidi una figura vestita di nero avvicinarsi verso di me.

Sia lodato il Signore!

«Walden, ce ne hai messo di tempo!» sbottai irritato.

«Ho cose più importanti da fare che ascoltare le tue lamentele.» Lo seguii verso il suo ufficio.

«Cosa? Come facevi a sapere che mi sarei lamentato?»

«Sei prevedibile Styles, e poi hai bisogno di me solo per quello.»
Mi aveva letteralmente zittito. Era l'unica persona in grado di bruciare tutte le mie possibili risposte.

«Vai dritto al sodo. Non ho tempo.» Mi sollecitò a parlare.

«A chi devo rivolgermi per togliermi dalle palle lo psicologo?»
Arrivai al nocciolo della situazione senza troppi indugi.

«Nessuno.»

«Come nessuno? Non ho bisogno di un ladro che finge di capirmi.»

Lo pensavo davvero. Ci mancava solo lo psicologo impiccione ad accrescere tutti i problemi della mia vita di merda.

«È stato un ordine bello e chiaro. Hai bisogno di uno psicologo, lo sai e non potrai sbarazzartene.»

Grugnii e colpii il piano del tavolo con un pugno chiuso. Mi morsi il labbro frustrato e sospirai.

«Da chi è partito tutto questo?»

«Non è mio dovere dirtelo ma ci sono stati vari fattori. Per esempio la costumista si è lamentata perché l'hai riempita di schiuma dell'estintore qualche concerto fa perché non ti lasciava decidere cosa mettere. Ricordi?»

Oh certo che ricordo. Quella stronza non voleva farmi mettere i jeans.

«Paul crede che in questo periodo tu sia più agitato e frustrato del solito, così come tanti altri.»

Annuii, forse potevano avere ragione. In quel periodo la tensione era alle stelle.

«È tutto? Hai altro da chiedermi?»

No, nient'altro. Aspetta...

«Annabeth?»

«Oh, lei non lavora più qui.» Rispose tranquillamente, troppo tranquillamente.

«Cosa?» Urlai. Non avevo avuto nemmeno il tempo di formulare un pensiero.

«Il suo lavoro ora è con te. Ritornerà qui quando scadrà il contratto.»

Fui così fottutamente sollevato da quella notizia che non prestai attenzione alle ultime cose borbottate che l'uomo disse.

Non so cosa le avrei fatto se avesse cambiato lavoro lasciandomi solo come un salame senza dirmi nulla. L'avrei uccisa nel peggiore dei modi. Prima però l'avrei stuprata.

«Harry ho delle cose da fare, alza il culo e esci da qui.»

Walden mi svegliò con una gentilezza del cazzo, dai miei pensieri sui possibili metodi di tortura da usare contro quella povera ragazza.

Non mi degnai nemmeno di salutare, sbattei la porta e cercai il corridoio che mi avrebbe portato verso l'uscita.
Non l'avessi mai detto. Mi sentii picchiettare sul braccio, qualcuno cercava la mia attenzione. Cercai di ignorare chiunque fosse dirigendomi verso l'uscita quando la voce della persona che mi stava facendo perdere la pazienza si fece sentire.

month » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora