51st: war is love

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Non so spiegare come, ma il rapporto tra me e Harry, dopo il meraviglioso momento intimo che avevamo condiviso, sembrava essersi rafforzato.
Avevamo creato una sorta di intesa vincente durante i due giorni seguenti a quell'episodio, sebbene non si fosse più ripetuto, ed ero piacevolmente sorpresa da ciò.

Mi sentivo addirittura in pace con me stessa, la spensieratezza era diventata parte di me, e nonostante Ella mi facesse notare con disappunto che spesso parevo assente, a me andava più che bene.

Seppellii il naso nella sciarpa di lana e raggiunsi il cancello imponente che ormai mi era familiare. La mano destra teneva stretta una busta contenente cibo cinese appena comprato e tremava a contatto con l'aria invernale. Mi rimproverai mentalmente di non essermi ricordata dei guanti.

Mi aprì un Harry munito di cappello con visiera al contrario.

Quella visione fu come fare una doccia fredda, ma al contrario di come potrebbe sembrare, piacevole, rivitalizzante. Harry aveva rinnovato la mia vita, Harry mi accendeva con solo l'uso di uno sguardo. Il suo sguardo.

Tentennai prima di alzarmi sulle punte e scaldargli le labbra con un bacio, la busta piena di cibo era scomoda mentre tentavo di avvolgere il suo collo per un saluto migliore.

La casa profumava di pulito, il pavimento risplendeva e il salone dominato dal bianco sembrava più lucente del solito. Gloria era sicuramente passata da qui.

«Buongiorno raggio di sole.» Canticchiò.

Ero felice di vederlo così allegro, ormai era raro scontrarsi con il broncio o la faccia da stronzo che mostrava qualche mese prima.

«Fuori c'è tutto tranne che il sole. Si congela.» Slegai la sciarpa e cercai di liberarmi del cappotto, con solo l'impedimento delle braccia di Harry ancora avvolte introno a me.

«Sei tu il mio sole.» Improvvisò una canzoncina dalle note fin troppo acute inchinandosi contemporaneamente.
Era decisamente strano. Raramente l'avevo visto in quello stato.

«Okay, spiegami cosa ti prende.» Ridacchiai.

Il suo viso si rabbuiò improvvisamente, scosso da una dura consapevolezza che non riuscii a decifrare. So solo che i suoi occhi mutarono di colore, i lineamenti del viso si trasformarono e un sospiro gli sfuggì dalle labbra.

«Cerco solo di non pensare che fra due settimane ricomincerà il tour, l'agitazione, i media, lo stress.»

Si abbandonò sul divano costoso e io lo seguii decidendo di mantenermi ad una certa distanza, con le cosce serrate e le mani congiunte sul grembo. Il suo sguardo perso mi metteva agitazione, sembrava consumarmi secondo dopo secondo.

«Hai resistito finora, ce la farai senz'altro. Ricordati delle cose belle, Harry, ricordati delle soddisfazioni. Bisogna sacrificarsi per avere il meglio.»

Accarezzai la sua nuca sfiorando con le dita i capelli districati dai nodi e mi avvicinai lentamente, assicurandomi di non testare i suoi limiti.
Quando il suo braccio quasi completamente macchiato di inchiostro mi circondò le spalle spingendomi con impeto verso il suo corpo, sorrisi consapevole che fosse rimasto il mio Harry, il ragazzo insicuro e incapace di addossare i problemi a coloro che vivevano attorno a lui.

Mi rannicchiai contro il suo petto, le mie labbra cercarono immediatamente la linea sul suo collo per lasciarvi un piccolo bacio.
Si preoccupò di scostare alcune ciocche che si erano depositate senza vita ai lati della mia fronte. Rimase nella stessa posizione per svariati secondi, con le dita a fermare i miei capelli dietro l'orecchio e gli occhi fissi su di me. Mi studiò con attenzione: sembrava volesse assimilare ogni dettaglio di me, rapire la mia essenza e tenersela per sempre.
Corrugai le sopracciglia quando si avvicinò con lentezza estenuante, un'agonia infinita in cui il suo viso si inclinava e i suoi occhi spezzavano il contatto con i miei per alternarsi ad osservare le mie labbra, bramose delle sue, per poi ritornare agli occhi.

month » h.sDove le storie prendono vita. Scoprilo ora